Cavalli 10, uomini 40.
Tradotte ferroviarie, si chiamavano, e recavano un cartello con su scritto "Cavalli 10, uomini 40". Almeno così mi raccontava mia nonna. Trasporto di massa, ovvero un parallelepipedo di ferro dove stipare indifferentemente uomini o cavalli alla bisogna. Chissà che profumo.
Sentendo le ultime notizie dal fronte ferroviario italiano mi sono venute in mente le tradotte. Quando l'Amministratore Delegato delle nostre fighissime ferrovie, che vantano frecce rosse, alte velocità e ci fanno pagare "il servizio", chiede a reti unificate ai cittadini di portarsi in viaggio panini, acqua e coperte neanche stessero partendo per la campagna di Russia, ebbene viene spontaneo ricordare i cavalli 10, uomini 40.
La TV spaccia per trionfo sulla perfida Albione e il vile cugino d'oltralpe (il linguaggio è consono all'occasione) il fatto che gli autarchici treni non siano stati sospesi, contrariamente a quanto accade allo straniero le cui stazioni giacciono sepolte. Sarà pur vero che i treni partono, ma ahinoi certo non arrivano in orario come da copione: non sbandiererei insomma come vittoria sul Don il fatto che portino ritardi di sei ore.
Tutto ciò accade appena pochi giorni dopo la più vergognosa rapina al treno degli ultimi anni: il cambio di orario del 14 dicembre, con decine di partenze soppresse e un ignobile 20% di aumento del biglietto a fronte di un caos mai visto. Prima della neve, precisiamo.
Con chi me la prendo oggi? Con Mario Moretti? Pover'uomo, fa il suo dovere di prenditore, cosa potrei mai aspettarmi da un uomo con un nome che parla da sé? No. E' con gli italiani che me la prendo. In Grecia sarebbero già alla presa delle stazioni, in Francia una roba simile durerebbe una settimana e poi tutti farebbero precipitosamente marcia indietro, di fronte ai cittadini inferociti. Invece l'italico, che si crede tanto furbo, cosa fa? La lagna. Si lamenta, leva alti lai, brontola, borbotta, e poi come al solito subisce in silenzio.
Quello che è accaduto alle ferrovie negli ultimi dieci giorni passerà alla storia, ve lo dico io. Una roba come Parmalat, come il Ponte sullo Stretto, come la svendita di Alitalia, una roba da scendere in strada finché non rimettono tutto come prima.
Invece, l'astuto italiano che non si fa fregare si avvia sommessamente alla stazione, con la gavetta e lo scaldino. Sul suo vagone, troverà scritto "cavalli 10, pecore 40".