12 giorni per salvare la biodiversità
Sulle note dolcissime dello shakuhachi, il tipico flauto di bambù caro ai monaci zen, danzano in un gioco di ombre cinesi le sagome di tutti gli animali della terra. Dalle mani dell’uomo, sempre nel gioco d’ombre, prendono vita le tante ‘forme di vita’ che accompagnano la nostra esistenza su questo pianeta. Il segreto del logo scelto per il Summit sulla biodiversità è stato così svelato nella Cerimonia di apertura della Conferenza delle Parti sulla Convenzione per la Biodiversità (COP10) a cui hanno assistito i delegati dei 193 paesi accolti dal Presidente di questo Summit, il Ministro dell’Ambiente del Giappone.
Ma le ombre cinesi, si sa, sono un gioco da ragazzi. Non lo è stato e non lo sarà ancora una volta, invece, l’impegno per la salvaguardia della biodiversità visto che all’appuntamento di Nagoya i Governi si sono presentati con numeri impressionanti di estinzione e di impoverimento degli habitat. Il recente rapporto Living Planet del WWF ha mostrato che stiamo consumando oltre una volta e mezzo le risorse del pianeta mentre è crollato del 30% a livello globale dal 1970 – e del 60% nei tropici l’indice delle specie viventi. Il percorso si presenta difficile e tortuoso ma sappiamo quanto sia necessario e urgente perché la biodiversità è la nostra assicurazione sulla vita. Una natura in buona ‘salute’ può garantire aria pulita e acqua per le nostre città, suoli fertili e risorse marine per la nostra alimentazione e risorse genetiche e sostanze naturali per la nostra salute. Ecco perché questo vertice è il più importante dell’ultimo decennio per la difesa della ricchezza di vita sulla terra. Qui si dovranno concordare nuovi obiettivi ma soprattutto impostare i meccanismi che consentano di finanziare le azioni per raggiungere tali obiettivi. Dobbiamo mettere cioè il “cartellino del prezzo” sul ruolo che la natura svolge per noi.
Come? Ad esempio incorporando i valori della biodiversità nella contabilità nazionale, nelle strategie di riduzione della povertà e di sviluppo e in tutti i processi di pianificazione. Sono tanti i punti su cui è possibile fare leva per risollevare le sorti degli ecosistemi : ad esempio, aumentare la percentuale di aree protette sul pianeta portandole al 20% entro il 2020. Questo potrebbe assicurare la sopravvivenza e la ricchezza di tutti gli ecosistemi terrestri e costieri includendo accordi multi-nazionali che garantiscano un’analoga percentuale di protezione per le aree marine al di fuori della giurisdizione nazionale ma ricche di biodiversità.
Infatti, prima di questo Summit il Segretariato della Convenzione aveva svelato a maggio che 21 degli obiettivi globali di tutela della biodiversità non sono stati raggiunti. Questo comprende la mancanza di protezione degli habitat che contengono un quinto di tutte le specie minacciate e meno dell’1% di protezione degli oceani.
E il biglietto da visita del nostro paese? A Nagoya è atteso anche l’arrivo del nostro Ministro dell’Ambiente, on. Stefania Prestigiacomo. L’Italia, ricordo, è il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche) 12.000 specie floristiche (13.5%) endemiche, ma molto di questo patrimonio si sta perdendo. Sono a rischio attuamente il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce. In fotofinish è arrivata finalmente, il 7 ottobre scorso, la Strategia Nazionale per la Biodiversità elaborata dal Ministero dell’Ambiente e approvata dalla Conferenza Stato-Regioni e fortemente voluta dal WWF. Un documento tanto atteso che non ci farà certo sfigurare. Ma con quali gambe riusciremo a far procedere la Strategia? Quali risorse e quali piani di azione che al livello regionale dovranno dare forza e attuazione ai principi dettati dalla Strategia?
Intanto escono dal Summit proposte anche sul fronte clima, come quella dell’UNEP che mira a individuare le aree del pianeta ‘serbatoi di carbonio’ e insieme di specie su cui concentrare gli sforzi di conservazione e gli investimenti, per ricordare che anche i cambiamenti climatici sono sempre lì, nelle agende dei Governi, in attesa di ricevere risposte adeguate. Sì, il problema dei finanziamenti sarà probabilmente un leit motiv che accompagnerà molte delle discussioni tra gli 8 mila delegati a Nagoya, e decidere quanto, come e entro quando finanziare azioni di salvaguardia della biodiversità non sarà certo un gioco da ragazzi.