Quando la Natura dà i numeri
E’ passato anche il secondo giorno della conferenza : i lavori in plenaria, i working group, i side event, le presentazioni, gli
incontri, si accavallano in un turbinio incalzante. Difficile capire se è più importante seguire i lavori dei negoziati o le importanti discussioni dei working groups o le presentazioni degli studi più avanzati sullo stato di conservazione della biodiversità nel Pianeta.
Centrale nella discussione della plenaria è stata la discussione sugli ABS, il Protocollo sulle risorse genetiche (vedi Diario del 19 ottobre) come elemento dirimente per procedere sul tavolo dei negoziati.
Un importante intervento dell’India, paese che ospita alcuni dei simboli della ricchezza di biodiversità del nostro pianeta, come rinoceronti e tigri, ha rimesso sul tavolo l’importanza di rafforzare il lavoro dell’IPBES (Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) offrendosi di accoglierne il segretariato.
Ancora una volta molta attenzione è stata dedicata alla conservazione della biodiversità marina ponendo particolare attenzione agli
effetti dei cambiamenti climatici negli oceani e al fondamentale obiettivo di integrare di più e meglio le politiche di conservazione della biodiversità con le politiche sui cambiamenti climatici. Ma il vero avvenimento tanto atteso della giornata è stata la presentazione del rapporto TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity – www.teebweb.org) che
rappresenta lo sforzo più imponente sinora avviato per fare il punto delle attuali conoscenze e degli sviluppi futuri dell’analisi
economica dei sistemi naturali presenti sul nostro pianeta. In questo documento si svela il valore della biodiversità mettendo a sistema tutti dati e le conoscenze che abbiamo acquisito sino ad ora sul valore della natura e degli ecosistemi per leconomia umana.
Giusto un esempio per far capire di cosa parliamo: le autorità locali di Canberra, in Australia, hanno piantato 400.000 alberi per
regolare il microclima, ridurre linquinamento e migliorare la qualità dell’aria a livello urbano, riducendo i costi energetici derivanti dal condizionamento dell’aria e dei meccanismi economici di sequestro del carbonio. I benefici prodotti sono stati calcolati tra i 20
ed i 67 milioni di dollari per il periodo 2008-2012. Toccherà ai Governi, ma soprattutto ai Ministri che dalla prossima settimana verranno a Nagoya, tenere conto di questi dati e contribuire ad un reale cambiamento di rotta nella difesa della biodiversità a cominciare dalla contabilità ecologica che deve affiancare quella economica.
E’ fondamentale che gli incredibili risultati del rapporto vengano integrati nel nuovo piano strategico 2011-2020 della Convenzione della Biodiversità nonché nella nuova generazione di Piani e strategie nazionali. Il lavoro del TEEB non vuole essere unanalisi
costi-benefici del Pianeta in quanto la biodiversità ha diversi tipi di valore molti dei quali non sono quantificabili economicamente.
Tuttavia ancora oggi il grande problema della conservazione della biodiversità, e una delle cause del fallimento delle strategie di conservazione, è proprio la mancanza di fondi e lindividuazione di meccanismi innovativi e complementari per finanziare la conservazione della biodiversità.
I paesi in via di sviluppo, che sono i principali custodi habitat e specie in via destinzione, si appellano quindi ai paesi sviluppati
affinchè contribuiscano anche economicamente a conservare la biodiversità del Pianeta.
Domani per il team del WWF sarà un grande giorno: verranno presentati i risultati del progetto Aree protette per un Pianeta vivente: 5 grandi ecoregioni del Pianeta, dimostreranno che ancora oggi è possibile proteggere di più, proteggere meglio estendendo la rete delle aree protette al di là dei confini nazionali e coinvolgendo le comunità nella loro gestione diretta (Potete dare un’occhiata al
video su you tube ).
La sfida è allargare il progetto a 20 nuove ecoregioni, includendo territori meravigliosi e importantissimi come il bacino
del Mediterraneo, l’Amazzonia e il cuore del Congo. Creare nuove aree protette vuol dire proteggere prima di tutto i gangli vitali della biodiversità del Pianeta. Molti i paesi che hanno accolto e rilanciato la sfida del WWF di raggiungere il 20% di Pianeta protetto,
mettendo una forte enfasi sulla necessità di proteggere gli oceani e i mari di tutto il pianeta.