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Giro di boa con vento debole

22 ottobre 2010 0 commenti

Sulle cime del suggestivo castello di Nagoya sono poggiati a mo’ di
guardiani 2 statue dorate raffiguranti un delfino dalla testa di tigre. Il
kinshachi è uno dei simboli di questa città affacciata sul mare, anche
adatto ad esprimere un concetto quantomeno ‘estetico’ di biodiversità. Le
differenze, che nell’ambiente naturale costituiscono una ricchezza e
garanzia per il futuro, qui rischiano di diventare un ostacolo al progresso
dei negoziati. Siamo, infatti, arrivati al fatidico giro di boa: la prima
settimana è trascorsa e il bilancio è ‘sospeso’ a metà. Pochi i progressi
fatti in questi primi giorni di colloqui mentre sono emerse le distanze fra
il mondo in via di sviluppo, che custodisce la maggior parte delle specie
sulla terra, e i paesi sviluppati. I Governi del nostro ‘mondo civilizzato’
in passato si erano impegnati a destinare fondi sufficienti per garantire la
tutela della natura. Peccato che poi non abbiano messo nulla sul tavolo,
neanche lo stretto necessario per definire un piano d’azione comune.

Ma un risultato positivo è ancora possibile. Tutto, o quasi, da lunedì
prossimo sarà nelle mani dei Ministri che arriveranno a Nagoya. La domanda
che le tante ong presenti al Summit si stanno facendo è la seguente: la loro
valigia sarà piena di chiari indirizzi politici, della volontà di assumersi
impegni concreti? Arriveranno con un mandato preciso o assisteremo ad una
semplice passerella internazionale ?

L’Italia si presenterà con le carte a posto….ma non sono lontani gli echi in
patria di tagli ai finanziamenti dei Ministeri, compreso l’Ambiente, la
minaccia del dimezzamento dei fondi ai parchi.

Intanto oggi il WWF ha lanciato un vero e proprio appello ai Ministri: ciò
che serve è un’alleanza globale per proteggere la vita sulla terra perché
quello che si è visto finora sono state divisioni allarmanti tra i vari
Paesi e un pericoloso irrigidimento delle posizioni. Nulla sarà perduto se i
Governi sapranno riconoscere il valore della natura anche da un punto di
vista economico. Purtroppo i colloqui sono fermi proprio sulle questioni
finanziarie. I paesi sviluppati non hanno stanziato finanziamenti nuovi e
significativi che consentono ai paesi in via di sviluppo di attuare il piano
di emergenza per il prossimo decennio. Il WWF chiederà la prossima settimana
di adottare alla COP10 un vero e proprio piano d’azione per la mobilitazione
delle risorse : sappiamo bene come il costo dell’inattività sarebbe poi
molto maggiore.

Anche la questione sull’accesso e la condivisione delle risorse genetiche
(Protocollo ABS) è un tema che sta creando divisioni con la minaccia da
parte dei paesi in via di sviluppo di bloccare l’accordo sul piano
strategico per il 2020 in assenza dell’accordo sull’ABS.

E’ giunta l’ora di mettere da parte le rispettive differenze e assumersi le
responsabilità per il futuro e la salute del pianeta. Il Piano mondiale
strategico per un obiettivo al 2010 è inderogabile così come lo sono
l’impegno ai finanziamenti e la condivisione equa delle ricchezze genetiche.