Home » Isabella Pratesi » Apertura »

Ultima chance per salvare l’Arca

27 ottobre 2010 0 commenti

A Nagoya è iniziato il countdown finale: mancano da domani due giorni alla fine della conferenza…sarà forse un caso ma tra gli ospiti noti e meno noti è apparso il volto di un vero e proprio VIP. Harrison Ford, che da anni è il testimonial di una delle più grandi associazioni di conservazione della natura americane, è appena atterrato a Nagoya per sollecitare risultati concreti e ambiziosi di questo epocale Summit. Il suo messaggio è arrivato nel momento giusto: quello in cui i Ministri cominciano a mostrare i muscoli (e per chi non li possiede, a nascondere bene la propria impotenza) sulle ‘decisioni’ finali rispetto al Piano d’azione globale per la biodiversità. Che sia alla ricerca dell’arca perduta?

Noi speriamo invece che i governi presenti a Nagoya siano capaci di concludere il progetto di una nuova Arca, il Piano Strategico per la Biodiversità 2020. Un piano che veramente si assuma la responsabilità di conservare i sistemi naturali per il bene nostro e di quello delle generazioni che verranno dopo di noi. Anche perché approfittando della vetrina di Nagoya continuano a bersagliarci i dati drammatici del declino degli ecosistemi, delle specie, dei servizi prodotti dai sistemi naturali…ultimo ma non meno importante l’ultimo report dell’IUCN presentato al Summit “A rischio la spina dorsale della natura” dove in modo chiaro e lasciando pochi margini ai dubbi ci viene segnalato che 1 vertebrato (mammiferi, uccelli, pesci, anfibi, rettili) su 5, delle 25.000 specie osservate, è ogni anno più vicino all’estinzione. Le cause sono quelle immaginabili: espansione agricola, deforestazione, sfruttamento eccessivo e invasione delle specie aliene.

Ma per fortuna possiamo fare ancora molto e speriamo che il summit di Nagoya lo dimostri.

Per adesso non è possibile fare un effettivo bilancio dei risultati positivi ma proviamo ad elencare alcuni aspetti che ci lasciano sperare bene:

* la presidente belga della UE si sta effettivamente rimboccando le maniche affinchè gli Stati membri contribuiscano a definire e si impegnino a finanziare un nuovo piano strategico per conservare la biodiversità entro il 2020. E questa una condizione fondamentale per ottenere l’adesione dei paesi in via di sviluppo (purtroppo tra i paesi che hanno posto delle obiezioni capeggia proprio l’Italia)
* stanno avanzando con qualche piccolo risultato i lavori sul protocollo ABS che vincoli i paesi sviluppati a rispettare severe regole per l’accesso e la condivisione delle risorse genetiche
* Una buona adesione sta riscuotendo l’obiettivo strategico di aumentare la superficie terrestre protette portandola ad un complessivo 20% in tutto il pianeta
* E’ stato ben accolta la richiesta (forse perché sostanzialmente a Nagoya non sono stati invitati i rigidi e conservativi ministri dell’economia :-)) di includere il patrimonio naturale nella contabilità nazionale
* Il grandioso impegno economico equivalente a 2 miliardi di € del Governo Giapponese…e possiamo essere certi che se lo dicono i giapponesi l’impegno è reale (ma come fanno??? Non avevano perso la guerra??? Sono fantastici!!!).
* Sembra anche che si stia raggiungendo un accordo sul fronte della riduzione dell’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche.

Sul fronte degli aspetti negativi dobbiamo invece purtroppo elencare:

* è’ sempre grande la distanza tra le aspettative dei paesi in via di sviluppo e i paesi sviluppati in gran parte delle trattative: se non sarà trovata un intesa per il protocollo ABS rischiano di rimanere appesi tutti gli altri obiettivi
* l’obiettivo mancato di tutela il 20% della superficie marina, obiettivo fortemente ostacolato dalla Cina
* la lentezza generale dei lavori: si riusciranno a chiudere le principali decisioni in tempo?

Due parole sul ruolo dell’Italia: sembra che il Ministro dell’Ambiente italiano sia stato inviato a Nagoya dal nostro Governo a ‘mani vuote’. Non risulta, infatti, ancora nessun impegno dell’Italia sul contributo da parte dei paesi sviluppati al Piano d’Azione per la riduzione della perdita di biodiversità entro il 2020. Ci aspettiamo che nelle prossime ore il Governo italiano dia un ‘colpo di coda’ dimostrando il proprio impegno sia su scala globale sia su scala nazionale. Basterebbe, infatti, prevedere nella Manovra 2011 (collocando un accantonamento in Tabella A della Legge di Stabilità 2011, tabella in cui vengono previsti impegni di spesa corrente finalizzati ad iniziative speciali o nel decreto legge previsto per fine anno) un adeguato impegno economico che consenta di avviare la realizzazione della Strategia nazionale della biodiversità, approvata lo scorso 7 ottobre, dopo 16 anni dalla ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione internazionale della biodiversità (1994).

Avviso ai naviganti: ormai ogni Ministro o Capo di Stato (ce ne saranno pochissimi in realtà) presente a Nagoya ha a disposizione due pilastri fondamentali di conoscenza emersi dai side event di questo Summit. Il primo pilastro: il contributo ‘silenzioso’ che la natura in buono stato garantisce ogni giorno attraverso i suoi servizi fondamentali (aria pulita, suolo fertile, acqua, etc..) oggi è possibile ‘tradurlo’ in valore economico e contabilizzarlo nei bilanci nazionali, come dichiarato dal TEEB. Secondo pilastro: l’ultimo rapporto dell’IUCN, presentato proprio ieri ai delegati, dimostra anche l’efficacia di molte azioni di tutela; nonostante il declino di molte specie esistono la conservazione ha ottenuto successi importanti. 64 specie tra cui mammiferi, uccelli e anfibi hanno recuperato il proprio ‘status’, 3 di essi erano addirittura estinti, ovvero, il condor della California (Gymnogyps californianus), il furetto dai piedi neri (Mustela nigripes), negli Stati Uniti, e il cavallo di Przewalski (Equus ferus), in Mongolia. Più in generale, circa il 9 per cento delle specie a rischio mostrano popolazioni in aumento. Salvare la biodiversità ? Parafrasando Gene Wilder nel celebre film Frankestein junior : “SI PUO’ FARE!”