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La rete ‘blu’ che piace tanto alla lontra

27 gennaio 2011 0 commenti

Esiste in Italia una rete ecologica, che a dispetto di architetti e naturalisti, non ha bisogno nè di essere né pianificata né di essere progettata, né di essere concordata tantomeno approvata, non ha bisogno di finanziamenti né di concertazioni…una rete che porta la natura da una parte all’altra dell’Italia, che offre rifugio e che, meravigliosamente, custodisce e mantiene in vita un pullulare di biodiversità, ecosistemi, animali, piante e soprattutto un enorme serbatoio di acqua.

E’ quella rete di bacini idrografici quindi fiumi, torrenti, laghi, fiumiciattoli, stagni che in modo tanto generoso ancora riesce a svolgere compiti fondamentali come darci ristoro, fornire acqua potabile, aiutarci in molte  attività, ma soprattutto mantenere un fondamentale sistema naturale che accoglie animali, piante uccelli microbi anfibi insetti destinati, senza quell’acqua, a scomparire  dai nostri ambienti e a rendere la nostra vita assai più grama. E’ proprio di questi giorni la notizia che  alcuni appassionati volontari del WWF Basilicata hanno riavvistato in un lago delle dolomiti lucane ben 3 lontre, considerate estinte nella zona. Le splendide immagini si possono vedere sul sito del WWF. 

Ebbene l’anno scorso, in un anno di grande magrezza economica ma, dobbiamo ammetterlo, di grande entusiasmo naturalistico (ricordatevi che oltre a parlare di estinzioni nel 2010 abbiamo celebrato la scoperta di specie di ogni tipo nel Borneo, in Amazzonia e tante altre hot spot di biodiversità nel Pianeta) il WWF Italia non si è dimenticato dei suoi meravigliosi fiumi.

Ha realizzato insieme a 600 fantastici volontari (hai mai pensato di darci anche tu una mano?) la campagna “liberate i fiumi” raccogliendo e toccando con mano e macchine fotografiche  i grandi mali di  fiumi alcuni famosi come il Volturno il Tevere il Tagliamento, il Lambro ma anche di meno conosciuti come il torrente Arzino, il Biferno, il Sangro, l’Oreto e il Savio.

Tristi i risultati: solo 4 fiumi su 30 “intervistati” dai nostri volontari sono stati trovati in discreta salute. Per tutti gli altri la situazione è molto più drammatica e, udite udite, ancora volta la mala gestione, porta il nome di  canalizzazioni, infrastrutture,  progetti di navigazione (il titolo è allettante peccato che i progetti di navigazione prevedano lo stravolgimento delle caratteristiche ecologiche dei fiumi e lo sfondamento dell’alveo), cementificazione, captazioni illegali o comunque insostenibili, distruzione delle rive  e dei loro delicati sistemi, discariche abusive di rifiuti, inquinanti di ogni tipo.

Chi ne fa le spese oltre, ça vas sans dire, la natura? Ma tutte le persone drammaticamente colpite delle cattiva gestione dei nostri bacini idrografici: le vittime di alluvioni, di smottamenti, di frane, esondazioni, etc. D’altronde il sistema idrografico è come palloncino pieno d’acqua: se strizzi da una parte si allarga dall’altra:  se argini qui, esonda lì, se cementifichi li frana qui: abbastanza facile no? Andatelo a dire alle decine di migliaia di vittime che ogni anno la distruzione del territorio si lascia alle spalle!

Se vi piace l’acqua, se pensate che distruggendo i nostri fiumi saremo tutti molto più poveri, andate a dare un’occhiata al dossier che il WWF ha messo oggi su internet. Vedrete che si può fare tanto, con progetti grandi e piccoli e soprattutto che con l’intelligenza e un po’ di lungimiranza.