Ha da passà la nuttata
Ha da passà la nuttata
Domani è un compleanno di quelli che non si festeggiano ma che si ricordano solo perché c’è qualcuno che ce li vuol far ricordare a tutti i costi. Ebbene si è già passato un anno dall’incidente della BP nel golfo del Messico ma la nottata ha ancora da passare. Mi hanno chiamato diversi giornalisti con qualche giorno di anticipo. Tutti vogliono avere un’idea dei numeri.
Quanto è costato il disastro. Difficile dirlo, soprattutto è difficile capire di chi stiamo parlando. Delle comunità del posto? degli organismi marini? dei pesci? dei cetacei? deli uccelli marini? Oppure del Pianeta in generale? Lo studio coordinato dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) parla di 5 miliardi di dollari di perdite economiche (1/10 del PIL del Lussemburgo), ma certo queste non includono i danni di un inquinamento cronico e persistente che generazioni di molluschi, pesci pelagici, rettili, mammiferi, uccelli marini si trasmetteranno di generazione in generazione. Le conseguenze possiamo immaginarle: alterazioni genetiche, alterazioni al sistema immunitario, riproduttivo, neurologico etc etc. Che prezzo ha tutto questo? Per sfortuna o per fortuna (vuol dire che ancora qualcosa in questo mondo non può essere tradotto in moneta correte) non lo sappiamo. Quello che sappiamo per certo è che eventualmente alla BP, azienda che nel 2008 ha fatturato 361 miliardi di dollari, 5 milioni valgono bene come mancia per un sì lauto pasto (ma state pur tranquilli, non li pagheranno mai)
Quanto è esteso l’impatto dello sversamento. L’unico limite geografico certo di questa tragedia è stata la profondità dei fondali : 1500 metri, più sotto (fatta eccezione di una lenta percolazione nel primo strato dei sedimenti) non è fisicamente potuto andare. Ma che dire della diffusione della componente volatile degli idrocarburi nell’atmosfera (ricordatevi anche che tra i tanti sistemi con cui si è cercato di arginare la marea nera c’è stata la combustione) e del petrolio trasportato dalle correnti marine? Aggiungiamoci anche la fondamentale informazione che in natura praticamente tutto è connesso e che con molto meno di sei passaggi noi siamo indissolubilmente collegati non solo all’ecosistema del Golfo del Messico ma al tonno inquinato, ai gamberi intossicati, all’aria cancerogena e chi più ne ha più ne metta. Adesso i confini dell’impatto disegnateli da solo
Quanti anni ci vorranno perché scompaiano i danni della marea nera? Sappiamo in quanto tempo digerisce lo stomaco di un elefante e anche quello di un neonato. Ci azzardiamo a calcolare persino il tempo di digestione di un fiume travolto da un’ondata di carburanti, ma con che dati possiamo calcolare il tempo in cui un ecosistema così complesso attraversato da migliaia di catene alimentari, governato da centinaia di processi ecologici, dove un’infinità di parametri condizionano i risultati finali, riesce a digerire 780 milioni di litri di petrolio? Abbiamo bisogno di dare un numero? Allora diciamo 50 anni, sapendo bene che molti di noi tra 50 anni non ci saranno più ma che soprattutto non ci saranno più a render conto i manager della BP che hanno giocato i loro profitti sulla pelle del pianeta.
Quante cose abbiamo imparato da questo disastro? Nessuna. Nessuna perché è andato e sta andando tutto secondo manuale. Le bugie della compagnia sulla quantità di petrolio sversato, i tentativi falliti di arginare la marea nera, l’uso massiccio di solventi (tossici quanto, se non addirittura più, del petrolio). La difficoltà (se non l’impossibilità) di quantificare gli impatti, i costi e le conseguenze. Sappiamo anche già benissimo che il prezzo dell’estrazione di combustibili fossili in condizioni sempre più estreme è la perdita di sicurezza per l’uomo e per l’ambiente. Ma mentre la sicurezza garantisce il nostro benessere il petrolio raccolto con qualsiasi sforzo garantisce i profitti degli azionisti BP. Chi vince secondo voi?
Una cosa però portiamocela a casa. Quando ci dicono “è una tecnologia assolutamente sicura”, “ le probabilità di incidenti sono assolutamente irrisorie”, “non si corre nessun rischio” rendiamoci conto che sono bugie … E sapete a che cosa mi sto riferendo . Ricordati l’11 e 12 giugno di votare contro il nucleare e contro la privatizzazione dell’acqua!