Ma che bella notizia…
Se sei disoccupata/o, oppure la crisi ha stretto te e la tua famiglia in qualche altra morsa a causa dell’aumento del mutuo o perché sei più banalmente “in precarietà lavorativa”, la notizia che finalmente sia in arrivo una forma di sostegno al reddito impostata sui criteri del microcredito sicuramente ti farà piacere. La notizia è di ieri: la Conferenza Episcopale Italiana (con una mossa inedita su questi temi) ha stretto un accordo con l’associazione dei banchieri stanziando un fondo di garanzia di 30 milioni di euro (da raccogliere con una colletta nelle parrocchie) perchè le banche possano erogare (a te come ad altre “famiglie in difficoltà”) prestiti da 500 euro al mese.
Progetto decisamente interessante (necessario, vista la situazione) e con una dotazione complessiva da non sottovalutare (probabilmente 300 milioni di euro, considerato il ruolo moltiplicatore del fondo di garanzia), pensato per aderire al meccanismo “prescritto” dal sig. Yunus, cioè come credito responsabilizzante e non come regalo svilente…
Ma dimenticavamo un piccolo particolare: sei per caso omosessuale? Oppure hai deciso con il/la tuo/a partner che “il vostro anniversario non è sul calendario” e che non vi interessa formalizzare la vostra convivenza davanti ad un prete o ad un sindaco? Si?
Accidenti! Ci spiace, ma sei fuori (o, se preferisci, sei “extra ordinem” che forse è l’espressione più adatta). Già, perché in Italia le iniziative di sostegno a chi è in difficoltà non le fa lo Stato, o un sindacato o - fantascienza - un partito o un movimento politico che voglia recuperare credibilità (tutto considerato che ci sarebbero pure le elezioni in vista), ma le fa uno dei nostri veri “poteri forti”, cioè la Chiesa, beninteso non nell’accezione evangelica originaria di “assemblea dei credenti” ma in quella decisamente più “visibile” del Governo dei Vescovi, la Conferenza Episcopale Italiana.
Quindi - “logicamente” si potrebbe dire, anche se noi non ne capiamo la sottintesa logica - le fa secondo i propri (solo i propri) criteri morali, e tanti saluti ai ferrovecchi come la parità dei diritti. Per non dir nulla sulla moralità dell’atteggiamento insito nel concetto “Io ti aiuto perché sei in difficoltà economica, ma solo se i tuoi comportamenti sotto le lenzuola hanno il bollino blu”. Non solo sfugge alle nostre possibilità di comprensione la giustificazione teologica di questa impostazione (e in effetti potrebbe non essere affar nostro), ma anche quella “tecnico-finanziaria” ci è abbastanza ostica.
Il primo punto su cui un malpensante potrebbe soffermarsi sta nella modalità con cui i soldi saranno reperiti, una “colletta” tra i fedeli - una volta si sarebbero chiamate elemosine, nuove per di più - che non mette in discussione nemmeno un cent del “capitale” della Chiesa. Forse “[...] a pensar male si fa peccato, anche se spesso ci si azzecca”, come diceva un famoso amico di preti… ma il concetto di mutualità adottato dalla Cei andrebbe rivisto.
E poi il già anticipato nodo della questione, e cioè che possono accedervi solo le famiglie “bisognose” che siano “regolarmente sposate”! Accidenti, come sono “avanti” questi ecclesiastici! E’ sufficiente il sindaco e non ti chiedono neanche il parroco: se continua così, signori miei, accetteranno anche i mussulmani, i buddisti… gli atei! E’ proprio vero che non c’è più religione… e siccome non c’è più neanche storia ed educazione civica forse conviene uscire (dal paese, intendo).
Che la CEI non arrivi al concetto di credito come diritto umano lo si può anche accettare, anche se a malincuore, ma veramente all’ABI, che ha firmato l’accordo a nome delle banche italiane, il tema della parità dei diritti non interessa proprio per nulla?
L’ultimo commento lo prendiamo direttamente dal sito di Repubblica (mal comune, mezzo gaudio):
iosys il 31 - 3 - 2009 alle 15:23 scrive: “Certo che la similitudine con quanto avviene in Afganistan è impressionante. Lì il parlamento approva una legge che certifica il ruolo subalterno delle donne e l’Iran (per caso) decide di contribuire alla ricostruzione. Da noi il Senato approva l’obbrobrio sul fine vita e la CEI, casualmente, decide di aiutare le famiglie in difficoltà. Naturalmente l’Iran non è uno stato etico e il testo sul fine vita interpreta il sentimento della maggioranza degli italiani!”