L’importanza del non profit in Israele e le conseguenze dell’affare Madoff
Il caso Madoff riempie le cronache finanziarie e quelle giudiziarie ormai da molto tempo e pensiamo che purtroppo lo farà ancora a lungo; tanto che altri affari più o meno analoghi che vanno continuamente emergendo agli onori delle cronache internazionali sembrano soltanto delle pallide copie dell’originale.
Mentre le perdite associate a tale caso sono ora stimate intorno alla astronomica somma di 65 miliardi di dollari, i contorni delle varie vicende che si vanno dipanando intorno allo scandalo centrale mostrano tutta la complessità dell’affare, le cui articolazioni “organizzative” si diramano verso le direzioni più inaspettate.
I giornali ci hanno così da tempo informati che Madoff era molto ben inserito nella comunità ebraica di New York, i cui membri più importanti la famiglia frequentava assiduamente e da molti esponenti della quale riceveva dei soldi - a volte si trattava di importi molto cospicui - da far fruttare. Ora si va penetrando meglio in questa rete di relazioni in gran parte personali e sulle conseguenze anche molto negative dello scandalo, anche se si è ancora lontani dal riuscire a valutare con precisione tutti i danni.
Tra le vittime dell’affare risultano essere non solo molte persone ricche della importante comunità ebraica locale, ma - racconta il New York Times - anche molte organizzazioni nonprofit; lo scandalo ha così cancellato dalla carta per mancanza di risorse almeno tre fondazioni che sostenevano delle cause umanitarie in Israele e danneggiato anche gravemente delle dozzine di altre istituzioni che lavoravano su obiettivi analoghi.
Contemporaneamente, le difficoltà del settore sono ovviamente accresciute dalla crisi in atto, che in certi casi vede anche prosciugarsi del tutto molte fonti di finanziamento. Ad esempio S. Handerson, un importante operatore di casinò con rilevanti attività a Las Vegas, un tempo donava decine di milioni di dollari al settore, ma ora è in grosse difficoltà dal momento che il valore in borsa delle sue società è affondato negli ultimi mesi.
Così lo scandalo, mentre sta spingendo le organizzazioni nonprofit che lavorano in direzione di Israele a ristrutturare e a ridimensionare le loro attività (molte riducono gli stipendi, licenziano dei dipendenti e chiudono dei programmi) obbliga contemporaneamente lo stato di Israele a cercare di ripensare alla sua rilevante dipendenza dalla generosità dei donatori statunitensi.
L’economia di Israele presenta, più in generale, una rilevante dipendenza dal settore del nonprofit; vi si contano almeno 12.000 associazioni attive nel comparto, che impiegano ben il 10% della forza lavoro del paese.
Mentre la parte più rilevante delle risorse del settore viene dal governo e dalla fornitura di servizi al mercato, il 20% ha comunque origine dalle donazioni e circa la metà di tale importo presenta una provenienza estera, per un valore di ben 1,5 miliardi di dollari all’anno all’incirca. Alcune organizzazioni dipendono poi totalmente da una sola associazione statunitense.
C’è chi valuta che purtroppo il caso Madoff dispiegherà i suoi effetti negativi sul settore per un periodo di tempo molto lungo. Mentre magari molti donatori, ora in difficoltà, vedranno in un futuro più o meno prossimo una ripresa delle loro attività, il trauma dello scandalo renderà comunque probabilmente molti di essi più cauti e diffidenti di prima nelle loro attività filantropiche.