Nuovi sviluppi sul fronte subprime
Sappiamo - o almeno crediamo ormai da molto tempo di sapere - quasi tutto sui mutui subprime, sui loro meccanismi di funzionamento, sul loro collegamento con i processi di cartolarizzazione finanziaria e con i prodotti derivati, sul come inoltre essi sono riusciti a scatenare in poco tempo una crisi economica di così vaste proporzioni a livello mondiale, crisi che a nostro parere farà sentire le sue conseguenze negative ancora molto a lungo in Italia e almeno in una importante parte del mondo.
Ma in queste ultime settimane il dibattito sul tema sembra riprendere nuovo vigore con la recente pubblicazione di una serie di nuove e stimolanti informazioni in proposito, informazioni raccolte in due rapporti pubblicati da due centri di ricerca indipendenti statunitensi - il Center for Public Integrity (la ricerca è qui) che fa giornalismo non profit e il Centre for Responsive Politics (l’inchiesta è qui) organismo di analisi e controllo indipendente sui temi politici.
Su tali rapporti fornisce abbondanti informazioni almeno una parte della stampa anglosassone di inizio Maggio; una prima notizia riportata dai quotidiani fa riferimento al fatto che i 25 principali istituti che sono stati all’origine dei mutui subprime hanno speso all’incirca 370 milioni di dollari negli ultimi dieci anni in attività di lobbying e nella distribuzione di fondi ai politici statunitensi per sostenerli in varie campagne elettorali, nel tentativo, peraltro alla fine riuscito, di evitare la minaccia di una regolamentazione più stretta delle loro attività nel settore, come veniva paventato in certi momenti in relazione a delle proposte di legge che qualche incauto senatore e qualche deputato dei due partiti provava di tanto in tanto a portare alla discussione parlamentare.
La gran parte delle 25 organizzazioni finanziarie, ormai travolte dalle difficoltà, sono tutte possedute o almeno fortemente finanziate dalle principali banche del paese, che hanno poi - mostrandosi all’opinione pubblica come vittime della crisi - ricevuto per soprammercato dal governo miliardi di dollari di contributi pubblici come puntello per aiutarle ad uscire dalla crisi. Il loro sforzo ha avuto a suo tempo successo e così si è portata avanti quella mancanza di regolamentazione e di supervisione pubblica che ha poi fatto deragliare inesorabilmente tutta la baracca. Così l’azione delle lobbies bancarie ha portato alla fine alla loro stessa rovina. Nemesi della storia.
Raramente comunque, nel corso della storia contemporanea, tanti soldi sono stati tanto male spesi ed hanno provocato un rendimento tanto negativo per gli investitori. Più in generale, il settore finanziario è stato uno dei più grandi donatori delle campagne elettorali statunitensi, con un totale di contributi versati per circa 2,2 miliardi di dollari di nuovo negli ultimi dieci anni. Tra i maggiori recipienti di tali offerte c’è il presidente neoeletto Barack Obama, che ha ricevuto dal settore circa 41 milioni di dollari. Peraltro, nessuno è riuscito a dimostrare che ci sia un qualche legame tra i contributi ricevuti e la gestione della crisi da parte della sua amministrazione. Anche McCain e Hillary Clinton hanno ricevuto consistenti finanziamenti dal comparto finanziario.