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Un nuovo presidente per Banca Etica

18 maggio 2009 0 commenti

Giulio Tagliavini per finansol.it

foto-particolare-2L’Assemblea 2010 avrà dunque il compito di indicare un nuovo presidente per Banca Etica. Lo statuto è in effetti ambizioso e pone obiettivi sfidanti. Si chiude il primo round; ci saranno occasioni per fare il bilancio della presidenza Salviato e rimarcare i tanti obiettivi raggiunti, ma il focus diviene rapidamente e inevitabilmente il futuro.
Come “profilare” un nuovo presidente ? Nasce “dentro o fuori” ? Serve un programma ? Chi è il “king maker” ? Questa sono i punti su cui rifletto.

Sul primo. Serve una figura che abbia cultura e sensibilità coerenti con compiti di leadership: capacità di ascolto e di sintesi, pensiero lucido incisivo strategico, cautela nel perseguire obiettivi incautamente ambiziosi. Abilità come comunicatore. E anche abilità come comunicatore (doppia dose). Ma con l’abilità di creare il messaggio, non di confezionare la comunicazione su un messaggio statico. L’aspetto tecnico-bancario è secondario. Radici nel progetto e riconoscibilità, ma non in via imprescindibile. Ci sono persone così ? Ne individuo almeno 4, all’interno della “squadra”. Uno di queste è donna, che ha il vantaggio di avere il pensiero strategico di una donna.

Sul secondo. Che sia un interno non lo darei per scontato. L’ipotesi di crescita per linee esterne è straordinariamente “accelerativa” rispetto alla cultura aziendale esistente. Ma certo non escluderei neppure la strada interna, ma non sulla base del semplice vantaggio “interno”.

Sul terzo. Non credo che serva un programma per definirsi “presidente candidato”. L’assemblea decide di affidare la presidenza ad una persona con le sue caratteristiche che poi, sulla base delle circostanze che si verificano dopo, definisce i contenuti della sua azione.

Sul quarto. Ci sono, come spesso accade, tre possibili “king maker”: 1) il precedente presidente; 2) i soci forti; 3) l’assemblea. Secondo il primo percorso il nuovo presidente si produce per “talea” da quello precedente. E’ una pessima strada. Tanto per il nuovo presidente quanto per quello precedente. Con il secondo percorso il nuovo presidente viene deciso dalle mani forti, in un salotto chiuso in cui, teoricamente, si possono fare ragionamenti più articolati e meditati. Di solito nel salotto si entra con un set limitato di idee e si sta lì a discutere solo di quelle, fino alla fine. Con il terzo percorso si avviano riflessioni, si evidenziano qualità e difetti dei candidati, si creano passioni. L’attuale Cda scandisce l’agenda. Se il tema della futura presidenza viene calendarizzato in un certo modo finisce per prevalere la soluzione “salotto”. Con una diversa calendarizzazione finisce per prevalere il dibattito. Scatenare dibatti e primarie é pericoloso. Sicuro. Crea instabilità, nuove idee, approcci creativi inaspettati. Io ci metterei questi ingredienti. Quante persone parteciperanno all’assemblea 2010 sarà decisivo. Se saranno tante (come io spero, forse credo) vorrà dire che i candidati (4 ?) si saranno mossi su un piano di competizione ben livellato, senza trabocchetti. Come accade in tutte le belle partite.