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Ecoblogger per l’estate: la lenticchia di Altamura rinasce grazie al web 2.0

3 settembre 2009 0 commenti

la lenticchia di altamura Per ecoblogger per l’estate ci scrive Paolo Direnzo Presidente dell’ Associazione Culturale Agrogreen Service, a capo di un progetto per la rinascita e rilancio della lenticchia di Altamura attraverso il web. Questa varietà rischiava l’estinzione ma con il progetto di Derienzo è stato recuperato il biotipo e è ripartita la coltivazione di questa importante rappresentante della biodiversità del nostro territorio. Dirienzo, opera grazie un finanziamento della Regione Puglia: “Bollenti Spiriti- Principi attivi” che ha come obiettivo l’uso del web 2.0 per promuovere l’agricoltura. Tra i primi passi anche questo articolo su ecoblog.

Una passione nata nel lontano 2004 o forse sarebbe meglio definirla una vera e propria ossessione, la Lenticchia di Altamura un’antica varietà coltivata nell’area della Murgia barese ormai quasi scomparsa. Prima di effettuare una cronistoria di questa avventura, perché così vorrei definirla, mi piacerebbe fare un piccolo preambolo:

La lenticchia (Lens culinaris subsp. culinaris), una delle piante più anticamente coltivate dall’uomo. Una panacea per i popoli e per parecchio tempo, anche una possibilità di sviluppo per le nostre zone, in cui si coltivava la rinomata Lenticchia di Altamura. Infatti in passato, per alcuni decenni a partire dagli anni ‘30 la lenticchia, è stato un valore aggiunto dell’agroalimentare locale. Il legume veniva commercializzato non solo sui mercati nazionali ma veniva esportato in tutto il mondo tra cui USA, Canada, Australia, Sud Africa, Germania, Francia, Svizzera etc.. Il declino di questa produzione arrivò intorno agli anni settanta per una serie di problemi tra cui: la mancata meccanizzazione, l’uso e abuso di diserbanti, le politiche agricole comunitarie con l’incentivazione della produzione di grano, l’abbandono delle campagne.

Dal punto di vista agronomico, trattandosi di una leguminosa e quindi di una specie miglioratrice, essa avrebbe un compito importante nella rotazione colturale ai fini della gestione ottimale della fertilità dei terreni. Le conseguenze positive si avvertirebbero in colture di successione quali il frumento duro, il quale potrebbe conseguire ottimi standard qualitativi con l’utilizzo di input chimici ridotti (fertilizzanti e diserbanti). Essa, pertanto, ricoprirebbe un ruolo strategico nella gestione sostenibile delle attività agricole in “area parco” e limitrofe. Grazie alla costituzione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, si è riusciti a formalizzare l’importanza ecologica ed ambientale di tale territorio ma anche grazie all’inclusione di questa zona nella perimetrazione delle aree SIC (Sito di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE ) e Z.P.S. (Zone di protezione Speciale designate ai sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE).

Da molti il Parco viene visto solo come un vincolo che si va ad aggiungere alle già troppe procedure burocratiche alle quali, soprattutto gli imprenditori agricoli, sono soggetti. Una visione più lungimirante, potrebbe invece soffermarsi sul concetto di rete, il quale consente finalmente all’Alta Murgia di candidarsi nello scenario nazionale e internazionale come un’area nella quale il patrimonio di biodiversità e integrità ambientale è ancora sostanzialmente integro. La “Lenticchia di Altamura” era di fatto scomparsa e non si produceva più. Il biotipo era stato però salvato dall’estinzione dai competenti istituti di ricerca. Il Ministero per le politiche agricole e forestali ha incluso infatti la “Lenticchia di Altamura” nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali.

A tal proposito attraverso una serie di collaborazioni con l’Università di Bari e il Centro studio “Lino, Lana, Lenticchia” e con Aziende Agricole interessate, si è potuta valutare nel corso di due anni di studi e ricerche la fattibilità di questa proposta, e le attività effettuate si possono sintetizzare nei seguenti punti:

  1. Valutazione della semina meccanica;
  2. Raccolta maccanica;
  3. Disinfestazione post-raccolta con metodologie innovative;
  4. Ricerche di mercato.

Da questa passione, portata avanti nei primi anni, quasi come un hobby, si è sviluppato un discorso e una prospettiva più ampia e con risvolti scientifici meritevoli di attenzione.
Nel 2007 attraverso la partecipazione al progetto “Innova . Azioni integrate per il trasferimento dei settori strategici comuni . I.C Interreg III/A Greece-Italy 2000- 2006″ in cui si selezionavano giovani laureati che avrebbero dovuto sviluppare progetti di innovazione di processo o di prodotto nel settore Agroalimentare, arrivò la prima vera occasione per far diventare una semplice passione un momento di sviluppo personale e perché no anche locale. Da questa esperienza nacque il lavoro dal titolo “ Messa a punto di tecniche agronomiche innovative per la reintroduzione della coltivazione delle leguminose in area murgiana”. Questo fu il primo punto fermo che riuscii a dare alla mia passione.

Quando si suole dire che le “fortune” non vengono mai da sole… Di li a poco la Regione Puglia e precisamente l’Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva Settore Politiche Giovanili e Sport, Sportello Bollenti Spiriti, emise un bando di concorso dal titolo ” Principi Attivi – Giovani idee per una Puglia migliore” quasi a voler riconfermare le mie aspettative. Forse la fortuna, forse la perseveranza o perché no la fattibilità dell’idea proposta insieme alle altre due ragazze che fanno parte del gruppo è stata valutata positivamente dalla Regione che ha accettato il progetto. Questo è più o meno tutto, anzi spero che questo non sia tutto ma sia un inizio che permetta a questa passione di strutturarsi e svilupparsi in un’attività importante e che i cosiddetti sogni non siano solo desideri, ma realtà.