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Una marea Libera

23 marzo 2009 0 commenti


Eravamo in 150mila sabato 21 marzo a Napoli, nella giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie organizzata da Libera. Un camminare insieme per la giustizia, i diritti,la legalità. In piazza a Napoli c’era il paese reale che vuole essere protagonista del cambiamento. Durante il corteo sono stati lette i 900 nomi delle vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perche’, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere. Da questo terribile elenco mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare. Perche’ i traffici delle mafie fanno anche altre vittime: quelle dei morti sul lavoro, della tratta degli esseri umani, i tanti morti provocati dal traffico degli stupefacenti, le vittime del caporalato, dello sfruttamento della prostituzione, del traffico delle armi e quelle avvelenate e uccise dalla camorra dei rifiuti. Una giornata indimenticabile il cui valore e significato le lascio alle un estratto dell’intervento finale dal palco di Luigi Ciotti.

“Voi l’avete capito che questo non è un evento, non è una manifestazione, non è un corteo qualsiasi. Questo è stato ed è un camminare insieme, per impegnarci di più tutti; tutti per costruire legalità diritti pace, verità e giustizia nel nostro paese. E avete sentito che ad aprire questo camminare insieme centinaia, centinaia di familiari delle vittime della violenza criminale delle mafie. Ma vogliamo anche ricordare qui tutte le vittime del dovere e le vittime del terrorismo non ci sono morti di seria “A”, di serie “B”, di serie “C”.  Sono tutti morti per la democrazia per la giustizia, per il bene del nostro paese e noi vogliamo ricordarli tutti, sempre e sempre di più. E allora non è un evento perché  le persone che sono venute qui, sentono prepotente dentro di loro che ci si deve impegnare 365 giorni all’anno.

Questi amici, questi familiari chiedono coerenze, credibilità e soprattutto la continuità delle nostre scelte e dei nostri impegni, è questo il senso di esserci qui. Esserci, camminare insieme per cambiare: la normalità del bene ed il coraggio dovrebbe essere la vera ossatura di tutta la nostra società. E allora aveva ragione Pippo Fava quando diceva: «A che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare». Già, a che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare, ognuno per la propria parte, per il proprio ruolo, per le proprie competenze. Noi chiediamo allo Stato e alle istituzioni che facciano il loro dovere fino in fondo. Noi vogliamo essere una spina propositiva al fianco delle istituzioni per chiedere quello che è giusto: la verità, i diritti, la giustizia sociale che guarda caso incomincia con quell’articolo 1 della Costituzione che dice che questa è una repubblica fondata sul lavoro: lotta alla mafia incomincia dal lavoro, dalla dignità delle persone, dal creare quelle condizioni affinché le persone non devono essere private della loro libertà e della loro dignità. Abbiamo bisogno che i diritti non siano scritti solo sulla carta, non siano solo enunciati ma che i diritti siano carne, siano vita. Abbiamo bisogno di creare queste condizioni come ci ricordava Carlo Alberto dalla Chiesa: che lo Stato dia come diritto ciò che le mafia danno come favore. “