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La prescrizione della rifiuti S.P.A

24 aprile 2009 0 commenti

E’considerata la madre di tutte le inchieste sulla Rifuti Spa. Nello specifico è da paragonare al maxi processo contro Cosa nostra o al processo “Spartacus” contro i Casalesi. È “Cassiopea” l’inchiesta, denominata così perché i carabinieri ipotizzarono che presto si sarebbe sversato anche nello spazio. Le indagini si chiusero nel 2003 con la richiesta da parte del pubblico ministero Donato Ceglie del rinvio a giudizio di 98 persone, imputate dello smaltimento illecito di circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi per lo più abbandonati illegalmente su terreni, cave e corsi d’acqua nei comuni di Grazzanise, Cancello e Arnone, Carinaro, Santa Maria la Fossa, CastelVolturno e Villa Literno, tutti in Campania – e della falsicazione dei dati e degli elementi identificativi dei rifiuti illegalmente smaltiti a mezzo del sistema del cd giro-bolla. Diversi i capi di imputazione, dai meno gravi quali traffico illecito di rifiuti, truffa e abuso di ufficio ai più gravi, in primis l’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. A distanza di sei anni, tra il silenzio totale di mass media, quel processo rischia

di svanire nel nulla. A rischio prescrizione la maggior parte dei reati. Siamo ancora nella fase dell’udienza preliminare. Venerdì scorso il gup Antonio Pepe doveva pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio. Udienza ancora rinviata. A ottobre 2009. Una ventina di notifiche agli imputati non sono state effettuate correttamente. Siamo al terzo rinvio. Nel frattempo, già prescritti i reati quale truffa e abuso d’ufficio e getto di cose pericolose. Per i reati più gravi, i termini di prescrizione sono più lunghi: associazione per delinquere di stampo mafioso, il termine di prescrizione è di 12 anni e mezzo; per il disastro doloso, il termine di prescrizione è di 15 anni; per l’avvelenamento di acque e sostanze alimentari il termine di prescrizione è di 18 anni. Se si calcola che dalla commissione dei reati al rinvio a giudizio, non ancora formalmente disposto, sono già trascorsi quasi 9 anni, c’è da interrogarsi se i 9 anni residui, tempo massimo di prescrizione del reato con termine più lungo, saranno sufficienti allo svolgimento completo dei tre gradi di giudizio. Conoscendo i tempi della giustizia italiana, la risposta è scontata. Con “Cassiopea”, lo Stato si gioca la credibilità e la faccia nella lotta ai trafficanti di veleni. Quella “grande famiglia”, come fu denominata nell’inchiesta l’organizzazione criminale costituita da personaggi di spicco del Nord e del Sud, trasportatori, titolari di ditte di stoccaggio e smaltimento, con la connivenza di funzionari dell’Asl, dal 1999 al 2002 ha sversato ogni anno circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi in terreni, cave, corsi d’acqua, riutilizzandoli poi illegalmente per la produzione di conglomerati bituminosi e di materiali per l’edilizia. Quella “grande famiglia” che ha lasciato il testimone, nello sfruttamento gli anni successivi alla camorra dei colletti bianchi che continua a sversare di tutto nelle campagne campane. Sotto gli occhi di tutti. La lotta all’ecomafia necessita, ora più di prima, di un messaggio forte, chiaro e concreto. Chi inquina paga. Portando a termine i processi. A partire da Casssiopea. Senza alibi e senza rinvii. Ci sarà qualcuno disposto a giocare questa partita?

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