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Tsunami ecomafia

5 maggio 2009 0 commenti

“Constato con soddisfazione che il quadro dei risultati delle attività di prevenzione e repressione evidenzia un crescente coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali impegnati nella tutela delle risorse ambientali, nonchè la valenza di nuove e più incisive strategie di indagine e di intervento che consentono di rilevare la presenza nel sottosuolo delle immissioni dei diversi elementi inquinanti.Il Rapporto rappresenta un prezioso strumento di approfondimento dei fenomeni della criminalità ambientale, evidenziando la capacità di penetrazione delle organizzazioni delinquenziali nei settori cruciali dell’economia collegati all’ambiente, con modalità sempre più articolate e subdole, nonché fornendo un’ampia e dettagliata conoscenza dei costi di tale illegalità.” Sono le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al presidente Presidente Nazionale di Legambiente, in occasione della presentazione del “Rapporto Ecomafia” per il 2009. Un rapporto che conferma la Campania come capitale dell’ecomafia. Una mattanza silenziosa ed invisibile che con veleni e cemento commette omicidi differiti nel tempo. Per il 15 anno consecutivo, la Campania è maglia nera nell’illegalità ambientale, nel ciclo dei rifiuti e del cemento.  Un vero e proprio terremoto ambientale e criminale che, anno dopo anno, prosegue sotto gli occhi di tutti e fotografato da Legambiente con numeri inequivocabili. Un ‘economia quella dell’ecomafia che non conosce crisi. Cresce nel 2008 il business dell’ecomafia che tocca quota 20,5 miliardi di euro gestito da un sistema criminale di 258 clan che fanno affari sul ciclo illegale dei rifiuti, del cemento, racket degli animali o nell’agromafia. Dalle 400 pagine del Rapporto si fotografa un ‘Italia avvelenata da rifiuti, deturpata dal cemento, messa a rischio da cibi contaminati. L’ecomafia continua ad uccidere lentamente senza sparare, in un paese dove tra cemento e rifiuti si è saldata l’alleanza strategica tra la criminalità ed i colletti bianchi. Ma se la magistratura continua a fare il suo dovere, le forze dell’ordine quotidianamente sono impegnati nella lotta ai criminali, la politica continua ad essere latitante. Da 15 anni Legambiente analizza e studia le trasformazioni ed i meccanismi di questa guerra che sta avvelenando il territorio dal punto di vista ambientale, sociale ed economico ma di fatto dal governo centrate arrivano solo proclami. Da anni si discute di introdurre i delitti ambientali nel codice penale ed estendere le comptenze delle varie Dda per questo genere di delitti. Ma nulla è stato fatto. Ed ecco che rischi per chi si occupa di rifiuti e cemento sono praticamente nulli. Fruttano quanto la droga e danno migliori garanzie di impunità. Allora ai politici consigliamo vivamente di leggere attentamente le storie descritte nel rapporto di Legambiente. Con la speranza che rimangano disgustati e che si ricordino che quello descritto da Legambiente è il nostro ed il loro paese, dei nostri, e dei loro figli,  dei nostri e dei loro  nipoti. Servirà a qualcosa?