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Campania, condono, cemento e soldi

27 aprile 2010 0 commenti

Che strano paese è l’Italia. Ancora di più la Campania. Nei giorni scorsi il giudice Carlo Spagna, relatore della sentenza con cui, il 3 febbraio scorso, furono condannate 26 persone per il sacco edilizio di Giugliano e con la quale si  riconosceva  la sussistenza di un’associazione per delinquere composta da funzionari comunali, vigili urbani e tecnici, finalizzata a devastare il territorio agevolando i palazzinari, scriveva « il procedimento ha rappresentato uno squarcio su di un mondo senza regole, se si eccettua la strumentalizzazione della funzione pubblica a proprio vantaggio personale e, più in generale, quella del profitto ad ogni costo». Un vero j’accuse all’abusivismo edilizio che ha devastato intere fette del territorio campano, alimentando gli affari della criminalità organizzata. Neanche il tempo di riflettere sul significato sociale, economico e ambientale di quelle parole, che giunge la notizia che il Governo approva  un decreto legge che di fatto sospende le demolizioni in Campania. Si vocifera che sia stato lo stesso neo governatore Stefano Caldoro a sollecitare un percorso rapido per riaprire i termini  del condono per le costruzioni antecedenti al marzo 2003. E tutto questo avviene quando,  grazie all’attività della Procura di Napoli,  è iniziata una crociata contro il mattone selvaggio con un piano di 600 abbattimenti di opere abusive, dopo anni di inerzia, di favoreggiamento e di amministrazioni latitanti.

E allora forse è bene ricordare cosa significa cemento in Campania. In dieci anni quasi 60 mila case. Tutte abusive. Gli allacci sono abusivi. Così come le tubature dell’acqua e le condotte fognarie. Nascono come funghi. Non aspettano la pioggia. Non conoscono stagioni. Solo e sempre cemento. Sangue, cemento e soldi. Un affare gestito dalla  camorra imprenditrice dai nomi altisonanti come Puca, Mallardo, Moccia, Belforte,  Zagaria, Iovine. E che parte da imprenditori corrotti, coinvolge professionisti commercialisti, notai, dirigenti uffici tecnici e, come nel giulianese, anche il corpo della polizia municipale. Una camorra. dal capitale solido e da riciclare. Una camorra di professionisti “perbene” che nasce da conoscenze con geometri, da amicizie con i tecnici comunali, da rapporti con i notai e alimentata da disattenzioni e connivenze. I clan del cemento hanno ideato la speculazione, la governano. In questo panorama riaprire i termini del condono edilizio non sarebbe altro che una benedizione agli affaristi  che in questi anni  si sono arricchiti a danno di chi ha rispettato la legge e il territorio. Una lucida follia che rischia di aprire ulteriori varchi al cemento selvaggio, un nuovo tana libera tutti da fermare con decisione. La frana di Sarno, le alluvioni di Ischia hanno drammaticamente  riproposto la necessità di uno sviluppo edilizio equilibrato e rispettoso delle regole, tutto il contrario di quello che farebbe la riapertura dei termini del condono edilizio e del blocco delle demolizioni. In poche parole sarebbe un atto di  irresponsabilità.