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Percolato in mare? Vedi alla voce: Biutiful Cauntri

4 febbraio 2011 0 commenti

C’è un immagine nel documentario Biutiful Cauntri realizzato con Esmeralda Calabria e Andrea D’Ambrosio dove si vede uno dei protagonisti lanciare un sasso all’interno della discarica di Villaricca, utilizzata per affrontare l’emergenza rifiuti. Quel sasso affonda in un mare di percolato. Intenso, velenoso, galleggiante. E si denunciava che mancavano gli strumenti per raccoglierlo e smaltirlo legalmente. Era marzo del 2007, oggi a distanza di quattro anni la verità esce fuori. Quel veleno micidiale veniva smaltito nel mare campano.

Quel fotogramma è diventato un atto giudiziario come si legge nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 14 persone per aver smaltito in mare tonnellate di percolato, la peste del nuovo millennio. Il percolato è la parte liquida che i rifiuti rilasciano nel tempo con la decomposizione. Una sostanza fluida, inquinante e pericolosa, che si infiltra nel terreno e raggiunge la falda acquifera. E ora dopo la frutta al percolato ci ritroviamo anche la possibilità del pesce contaminato. Ora tutti si dichiareranno fiduciosi dell’operato della magistratura, di non avere responsabilità.

Ed in attesa che l’inchiesta faccia il suo corso una cosa è certa leggendo le intercettazioni ci troviamo ad un totale disprezzo del bene pubblico. Siamo in presenza di un mix di arroganza, illegalità di fronte al quale purtroppo prevalgono il cinismo, il potere ed senso di impunità. Dietro quel mare di percolato che ha invaso interi tratti di costa della Campania si nasconde un vero e proprio “ecocidio” silenzioso . L’inchiesta della Procura di Napoli è solo l’ultima puntata di una penosa telenovela sui rifiuti lunga 17 anni, fatta di Commissariamenti, omissioni, inadempienze, deroghe e illegalità costata alla collettività italiana oltre 3,5 miliardi di euro. E di enormi incalcolabili, invisibili danni alla salute. E che meritano verità e giustizia. Dietro le frasi delle intercettazioni e da quello che emerge dall’inchiesta c’è il paradigma del nostro paese incapace di risolvere i problemi fino a farsi travolgere.

Il mare di percolato, come la frutta alla diossina, la spazzatura per strada sono giorno per giorno lo specchio del paese. E dove manca la politica. Assente, capace solo di litigare e pronta a tremare solo davanti al pensiero di perdere la poltrona, il prestigio ed il potere. Le citta’, i nostri territori non sono fatte di cemento. Sono fatte prima di tutto di anima. Ed il nostro paese, la Campania la sua anima la persa da tempo. “Il mare non bagna Napoli” diceva e scriveva cinquantanni fa Anna Maria Ortese. Parole che valgono ancora oggi. E che dovrebbe fare riflettere ma soprattutto scuotere. Chi si rifiuterà di farlo si assumerà la responsabilità di questo disastro. E delle sue numerose vittime.