Tassa sulla CO2? La Cina dice no
Mentre in Europa si vocifera sull’introduzione di una tassa sulla CO2 per tutti i cittadini comunitari c’è chi da tutt’altra parte opta per politiche completamente differenti. Parliamo della Cina e delle dichiarazioni rilasciate dal vice Ministro degli Esteri He Hafei, in questi giorni in visita a Roma. In un discorso tenuto nella capitale il vice Ministro ha sottolineato infatti come la potenza asiatica non abbia alcuna intenzione di introdurre una tassa sulla CO2 per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
He Hafei ha inoltre indicato il bisogno di una strategia comune dei Paesi più potenti economicamente, anche se questa non deve assolutamente supporre l’introduzione di tasse sull’anidride carbonica o misure di protezionismo che creino distorsione al mercato. Le parole di He Hafei effettivamente rimangono abbastanza vaghe sulla questione clima e non lasciano aperte molte speranze affinché la Cina si allinei a breve termine con gli altri Paesi sviluppati del pianeta.
La Cina nell’ultimo decennio si è convertita fra i maggiori responsabili delle emissioni di CO2 del globo, ma continua a rivendicare il ruolo di Paese emergente con nessuna grande responsabilità sui danni ambientali del pianeta sino ad ora provocati. Una posizione sicuramente scomoda per tutti quei Paesi che finalmente, seppur a fatica, stanno iniziando a considerare la sfera ambientale come un qualcosa in più rispetto ad un semplice corollario nelle decisioni politiche.
La questione rimane ancora aperta e continua l’eterno dibattito fra chi sostiene che sia ingiusto ostacolare con “limitazioni di carattere ambientale” lo sviluppo dei Paesi emergenti e chi invece rimarca come anche questi dovrebbero obbligatoriamente seguire una strategia planetaria di sviluppo sostenibile. Sarà il caso di abituarci a questo tormentone di cui stiamone certi sentiremo tantissimo parlare negli anni a seguire.
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