Cattura e sequestro di CO2: prevista costruzione di impianti anche in Italia
La cattura della CO2 e successivo sequestro è una soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici che, seppur fra mille polemiche e in modo abbastanza lento, prende sempre più quota. A tal proposito è interessante sapere che anche da parte del governo italiano c’è l’intenzione di creare nel nostro territorio impianti di questo tipo. Il progetto italiano verrà portato avanti con la collaborazione di altri Stati che metteranno a disposizione tecnici esperti in materia.
Ad affermarlo è il Ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, da Londra, dove si è recato per la terza conferenza ministeriale del Forum sul sequestro dell’anidride carbonica (Cslf). Il Ministro ha illustrato il piano d’azione mondiale per individuare venti progetti per la cattura e lo stoccaggio della CO2 entro il 2010. In Italia dovrebbero sorgere due impianti, il primo, dice il ministro, vorremmo che questo fosse nel Sulcis in Sardegna, mentre l’altro, già finanziato dall’Europa, nascerà a Porto Tolle in Veneto.
Quella della cattura e del sequestro di CO2, ha concluso Scajola in modo abbastanza deciso, è una tecnologia innovativa di importanza enorme perché nel mondo c’è molto carbone; di questo modo se anche col tempo useremo sempre meno questa risorsa fossile potremo però continuare ad utilizzarla nel futuro breve con meno preoccupazione per l’ambiente. Che dire di quest’iniziativa? Gli esperti in materia sono molto divisi e i pareri non sono unanimi sulla questione.
I trionfalismi del Ministro non sono infatti sulla stessa lunghezza d’onda di altri illustri esperti in materia. Rimangono infatti, fra le preoccupazioni maggiori, forti dubbi sugli effetti che si genererebbero fra la CO2 e l’ambiente circostante di raccolta del gas. Fra i dubbi, quello più preoccupante è l’allarme lanciato da alcuni esperti secondo cui le acque di falda a contatto con la CO2 sequestrata potrebbero subire un forte processo di acidificazione con effetti devastanti per l’ambiente.
Altro dubbio sulla cattura e sequestro della CO2 è il fatto che nel mondo gli impianti di questo tipo non sono numerosi. A tal proposito basti pensare che questi, oltre che potersi contare appena sulle dita di una mano, sono allo stesso tempo tutti di tipo sperimentale, cosa quest’ultima che avvalla (qualora ce ne fosse bisogno) l’ipotesi che si tratti di una soluzione forse ancora troppo immatura per essere proposta su grande scala. Non ultimo dei problemi è infine il fatto che i costi di gestione di un impianto del genere potrebbero essere particolarmente alti.
Siamo inoltre certi che le miniere abbandonate del Sulcis, sulle quali fra l’altro vi è da tempo un progetto per la loro valorizzazione, siano dei luoghi adatti oltre che sicuri? Le domande potrebbero essere ancora tante in quanto al momento le poche certezze che si hanno a proposito aleggiano purtroppo in un mare di dubbi.
Il sequestro della CO2 sembra quindi “una soluzione ambientale” per la quale alla lunga il gioco potrebbe non valere la candela. E voi che cosa ne pensate? Ritenete l’iniziativa davvero matura per essere avviata o pensate sia una vera e propria bufala per accontentare i soliti pochi?
Via | Claudioscajola.it
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