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Ferro e cambiamenti climatici: primi risultati

19 novembre 2009 0 commenti

Emissione di gas a effetto serraRicordate l’esperimento, di cui Ecoblog riportò notizia, che aveva l’obiettivo di studiare le interazioni tra il ferro e i cambiamenti climatici? Per chi lo avesse dimenticato (o mai letto) si tratta di uno studio portato avanti da un centro di ricerca tedesco. L’intento è quello di “concimare” di ferro i fondali circumpolari per stimolare la fioritura di plancton e microalghe.

In sostanza se questa biomassa aumenterà in modo significativo si potrà aprire un nuovo canale nella lotta alle emissioni di gas serra. Il motivo, almeno nelle intenzioni dei ricercatori, sarebbe da ricercarsi sul fatto che la biomassa generata potrebbe trasformarsi in un vero e proprio “contenitore” della CO2 atmosferica.

Progetto destinato a creare ulteriori aggravamenti di tipo ambientale o davvero nuova finestra da cui guardare per uscire dal problema del riscaldamento globale? Mentre l’opinione pubblica sembra più propendere per la prima ipotesi, è interessante sapere che sono stati presentati i risultati della spedizione preventiva. Si tratta al momento solo di anticipazioni, le quali però, indicano i responsabili del progetto di ricerca, sarebbero addirittura incoraggianti.

Il fitoplancton, fanno sapere, ha risposto istantaneamente all’arricchimento con ferro, raddoppiando addirittura la sua concentrazione. Si sarebbe dimostrato che la fertilizzazione produce un aumento notevole di organismi come diatomee, dinoflagellati e microalghe unicellulari, per esempio le phaeocysis, ma anche di organismi più grandi, zooplancton come copepodi, anfipodi e pteropodi.

Infine sarebbe aumentata anche la fotosintesi in quanto la concentrazione di clorofilla prodotta dalla biomassa sarebbe addirittura aumentata di 2-3 volte a seconda delle condizioni, fatto che suggerisce un’influenza significativa sul ciclo del carbonio e della CO2. L’aumento di fitoplancton, sottolineano i ricercatori, significa un aumento di cibo per gli animali più grandi, come i crostacei, e quindi effetti su tutta la catena alimentare.

Quest’ultimo aspetto avrebbe però sollevato le critiche degli ambientalisti, i quali si sono detti preoccupati per la possibile l’imprevista fioritura di alghe tossiche nelle zone studiata. Si tratta al momento di dati molto frammentari, tuttavia a breve si potrà conoscere meglio il quadro della situazione dato che ai primi di dicembre si terrà in India un workshop che illustrerà meglio i risultati conseguiti.

Un’ulteriore occasione, in conclusione, per stabilire realmente se si tratta di uno studio perseguibile o di vera e propria cantonata.

Via | Lastampa.it
Foto | Flickr