La protesta degli animali da circo. Ma non dovevano proibirli?
Tempo fa parlammo su Ecoblog della possibilità di uno stop degli animali negli spettacoli da circo. Mentre però si continua con gli intenti e le proposte in questo senso, nella realtà c’è un quadro totalmente opposto, al punto che (notizia di questi giorni) gli stessi animali si potrebbero trasformare in veri e propri elementi di protesta.
Il riferimento non è casuale, infatti è trapelato come i responsabili del circo Togni stiano seriamente prendendo in considerazione la possibilità di marciare per le vie di Roma in segno di protesta con venti elefanti, cinquanta cavalli, oltre tutte le tigri e i cammelli. Motivo della marcia?
Il tutto è da ricondurre al fatto che oltre duecento dipendenti dell’American Circus, il più grande complesso a tre piste diretto dalla famiglia Togni, aspetta dallo scorso mese di gennaio l’assegnazione di un’area dove poter installare la propria città viaggiante. Il circo nell’ottobre scorso avrebbe persino ricevuto l’ok per usufruire di Piazzale Clodio, ma lunedì è arrivata la sentenza contraria.
Vorremmo conoscere, tuona Luigi Amendola responsabile logistico del circo, il reale motivo per il quale un presidente della circoscrizione, in questo caso Antonella De Giusti, dall’oggi al domani decida di non concedere più un’area che fino allo scorso mese di luglio era considerata luogo agibile e sicuro. Si tratta, conclude lo stesso, di un comportamento assurdo e scorretto nei nostri confronti.
Come definire questa protesta? Fermo restando che la questione dei lavoratori del circo sia un aspetto da valutare con estrema attenzione da parte dei soggetti responsabili, mi fa un certo stupore sapere che in un periodo come questo, in cui già molti Paesi nel mondo hanno legiferato in favore di un divieto della presenza degli animali negli spettacoli da circo, ci si permetta il lusso di utilizzarli addirittura per manifestazioni di protesta.
Inoltre come giudicare una tale invasione di animali nelle strade della capitale? E voi cosa ne pensate?
Via | Corriere.it
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