Le proposte ambigue degli Stati Uniti in vista del vertice di Copenaghen
Si parla sempre con più insistenza del fatto che gli Stati Uniti (unitamente alla Cina) abbiano deciso di aprire agli accordi sulla riduzione delle emissioni di CO2. Trionfalismi a parte ritengo sia il caso di analizzare con una certa attenzione quanto proposto dal governo americano in vista dell’ormai imminente vertice di Copenaghen. La proposta statunitense consiste in un radicale taglio delle emissioni serra del 17% entro il 2020, del 30% entro il 2025 e del 42% entro il 2030.
Numeri sensazionali? Non proprio, o almeno così sembra, i numeri infatti parrebbero riallineare perfettamente gli Stati Uniti alla posizione europea, ma, analizzando più in dettaglio i propositi emerge una realtà ben ridimensionata. Ebbene, mentre l’Europa fissa i propri obiettivi facendo riferimento, come anno base, al 1990 (che è l’anno base della negoziazione internazionale basata sul Protocollo di Kyoto) gli americani portano fuori questi numeri riferendosi ad un anno base più giovane di quindici anni, appunto il 2005.
Il particolare non è di poco conto, dato che, nei 15 anni in questione, le emissioni sono cresciute sensibilmente, anche in virtù del fatto che altri Stati di grosse dimensioni (Su tutti Cina, India e Brasile) hanno incrementato di parecchio le proprie emissioni. Pertanto da un’analisi più approfondita i numeri sarebbero perciò chiaramene ridimensionati. Si legge perciò che il 17 % come obiettivo per il 2020, calcolato però sull’anno base 1990, equivarrebbe ad appena il 4% ; il 30% del 2025 al 18%, mentre il 42% per il 2030 al 31%.
L’Unione Europea come ben si sa propone invece un taglio del 20% al 2020 (rispetto al 1990) ed è disposta a portarlo al 30% se si troverà un consenso internazionale ampio.
Che gli Stati Uniti stiano finalmente muovendo i primi passi nella direzione dello sviluppo sostenibile è risaputo, tuttavia è importante sottolineare come non potrebbe essere altrimenti data la risonanza che, nel corso della campagna elettorale di Obama, hanno avuto le tematiche ambientali e i propositi di sottoscrizione degli accordi planetari in materia ambientale.
Forse ciò che tutti vorrebbero è che il ruolo di leader nella lotta ai cambiamenti climatici, in virtù del fatto che si tratta del Paese maggiormente responsabile al mondo in termine di emissioni, venisse preso proprio dagli Stati Uniti. Le premesse al momento ci dicono che però (purtroppo) non sarà così. Ancora nessuna sentenza definitiva però; infatti questione di giorni e valuteremo se il vertice di Copenaghen si rivelerà un vero nulla di fatto o un tavolo di trattative costruttivo per il futuro.
Via | Guardian.uk
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