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IL RINASCIMENTO DELLA CITTA’ ITALIANA PARTE DALLA DEMOLIZIONE DEL CORVIALE?

4 maggio 2010 0 commenti
UNA SUGGESTIONE DI COME POTREBBE ESSERE LA NUOVA ECO-CITTA' GIARDINO DOPO AVER DEMOLITO IL CORVIALE

UNA VISTA DELLA NUOVA ECO-CITTA' GIARDINO SUL SITO DEL CORVIALE DEMOLITO

IL VECCHIO CORVIALE SIMBOLO DEL BRUTALISMO ARCHITETTONICO DEL SECOLO SCORSO

IL VECCHIO CORVIALE SIMBOLO DEL BRUTALISMO ARCHITETTONICO DEL SECOLO SCORSO

La lista è lunga. Ci sono le Lavatrici di Genova, il Gallaratese di Milano, il Pilastro di Bologna, il Laurentino Q38 di Roma, le Vele di Napoli, lo ZEN di Palermo. Ogni città italiana ha visto sorgere negli anni 70 del secolo scorso la sua periferia Hard. Le sue stecche e le sue torri simbolo del Brutalismo architettonico allora tanto in voga.

Ogni città ha la sua periferia e sono centinaia di migliaIA, se non milioni, i cittadini italiani costretti a vivere all’interno di scatoloni di conglomerato cementizio armato in ossequio a una sperimentazione finita male.

Il dramma della periferia italiana è tutto in questi “mostri” cementizi, simbolo più che mai di un fallimento architettonico, ambientale, e, prima di tutto, economico, sociale, culturale. Un fallimento che genera ogni anno enormi costi di gestione di edifici non concepiti per durare nel tempo ed enormi costi sociali derivanti dal sentimento di alienazione dei poveri abitanti inscatolati, loro malgrado, in esperimenti urbanistici completamete tramontati.

Altrove, negli Stati Uniti, in Europa, si è iniziato da molti anni a demolirli. Uno dei primi interventi fu la demolizione del famigerato Prutt Igoe di St Louis, poi venne il grattacielozzo della Tour Bleue a Bruxelles, poi le torri di Paternoster Square a Londra, poi le stecche di Marsham Street sempre a Londra, poi le centinaia di stecche e di grattacielozzi che l’ANRU, l’Agence Nationale pour la Renovation Urbaine, demolisce ogni anno in Francia e sostituisce con quartieri urbani a misura d’uomo.

Sono anni che la newsletter UrbanLovershttp://www.avoe.org/urbanlovers25.html– pubblica la “Demolition of the Month” con le periferie demolite nei vari Paesi europei. Ma, fino ad oggi, nulla è stato fatto in Italia. Si era iniziato a demolire le Vele di Scampia a metà degli anni 90, poi più nulla.

Oggi, finalmente, arriva una buona notizia da Roma. L’Assessore alla Casa della Regione Lazio, l’onorevole Teodoro Buontempo, ha affermato che è tempo di iniziare a demolire anche l’orrenda periferia italiana. E che si può cominciare dal Corviale.

Simbolo internazionale di quella che in termine tecnico si chiama Slab-Urbia -la periferia “hard”, quella costruita con pesanti lastre -slab- di cemento- il Corviale è una stecca lunga 1 km dove vivono dalla metà degli anni 70 del secolo scorso circa 6000 abitanti. Concepito come un esperimento di Unità d’Abitazione in ritardo di circa 50 anni dalle teorie lecorbuseriane, era già nato “vecchio” e l’obsolescenza dei suoi pannelli cementizi è, più che mai, la metafora dell’obsolescenza di un brutalismo architettonico oggi abbandonato in tutto il mondo.

La demolizione del Corviale e la sua sostituzione con una Eco-Città Giardino, concepita come un quartiere urbano compatto,  integrato, accessibile pedonalmente e ricco di spazi pubblici a misura d’uomo, può davvero segnare una nuova fase nella Storia della città italiana.

Dopo il lento declino degli ultimi 60 anni una nuova stagione di Rinascimento Urbano può aprirsi anche in Italia proprio con un’operazione di alto valore sociale e ambientale. Dimostrare che si può riparare un errore, che si può invertire una tendenza negativa e offrire ai cittadini la possibilità di scegliere di vivere in un ambiente urbano armonioso, dotato di piazze e piazzette ispirate alla tradizione della città italiana, ricco di spazi pubblici e di corti verdi dove i bambini possono giocare tranquilli.

La demolizione del Corviale può inaugurare una grande stagione di Rinascimento Urbano, migliorando le condizioni di vita degli abitanti della periferia e contribuendo ad elevare il livello della città italiana. Sviluppando un notevole circolo virtuoso, offrendo lavoro a giovani architetti, ingegneri, piccoli e medi imprenditori, artigiani, artisti, commercianti.

Avranno i nostri amministratori il coraggio che è mancato fino ad ora?