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SCEGLIERE L’ARCHITETTURA DOVE VIVERE E’ UN DIRITTO FONDAMENTALE

7 luglio 2010 0 commenti
DEMOLIZIONE DI UNA SERIE DI STECCHE E TORRI A CHATEAUROUX, FRANCIA, 2006

DEMOLIZIONE DI UNA SERIE DI STECCHE E TORRI A CHATEAUROUX, FRANCIA, 2006

Ce lo ha ricordato recentemente anche il Presidente degli Stati Uniti.

Uno dei diritti fondamentali dei cittadini del Terzo Millennio è quello di scegliere l’architettura dove vivere, l’ambiente dove crescere i propri figli.

E’ un problema di democrazia, di salute, di economia.

E’ evidente che i cittadini debbano poter scegliere l’ambiente in cui vivere soprattutto quando un nuovo progetto è finanziato con il denaro pubblico.

Deve sempre essere data loro la possibilità di scegliere.

Se vogliono vivere in uno scatolone brutalista, bene, è un loro diritto. Ma se preferiscono vivere all’interno di un eco-quartiere compatto tradizionale devono poter avere la possibilità di scegliere anche questa opzione.

Tutti i concorsi di architettura banditi dalle amministrazioni pubbliche italiane impediscono ai cittadini, che, per inciso, sono anche i contribuenti, di poter esercitare questo loro fondamentale diritto.

Tutti i concorsi di architettura hanno una giuria modernista e, quindi, il progetto scelto sarà sempre modernista.

I cittadini si beccheranno sempre il solito scatolone brutalista partorito dalla perversione malata del solito architetto arrogante in cerca di pubblicità.

Questo non è, evidentemente, accettabile in una vera democrazia.

Sarebbe come se i cittadini potessero scegliere SOLO un candidato di  UN SOLO partito UNO.

Sarebbe come se i cittadini potessero scegliere SOLO una bevanda gassata. SOLO un’automobile. SOLO una marca di pasta. SOLO una località dove passare le vacanze.

Succedeva nei tristi regimi del secolo passato, di là della triste Cortina di Ferro, ma oggi…

Pietà.

Stop.

Basta.

D’altra parte, il New York Times ci ricorda anche come l’eco-quartiere compatto è anche la soluzione più economica per chi acquista e per chi, amministrazione pubblica, deve gestire le reti e le infrastrutture.

http://www.nytimes.com/2010/07/03/your-money/03compare.html?th=&emc=th&pagewanted=all

D’altra parte, l’eco-quartiere compatto è quello dove sono possibili gli spostamenti a piedi, in bicicletta, con il mezzo pubblico. Quindi si tratta dell’ambiente più “sano” dove si possono meglio prevenire le patologie legate alla vita sedentaria degli ambienti SUB-URBANI fatti di scatoloni dispersi in un mare di parcheggi e di verde di risulta.

Come oggi possiamo scegliere tra una lattina di Coca Cola e un bicchiere di vino, tra una acqua minerale frizzante e una liscia, tra una spider e una monovolume, tra una giacca firmata e una polo, così dobbiamo poter scegliere l’architettura.

E, se lo vogliamo, se lo vuole la maggioranza dei cittadini, dobbiamo poter scegliere di demolire gli scatoloni brutalisti e sostituirli con un eco-quartiere compatto come sta facendo l’Amministrazione Obama e la Francia post rivolta nelle banlieues.

Al Corviale come in tutta la periferia di Roma, come in tutte le periferie italiane.