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Il Rinascimento parte da Firenze. La nuova moschea propone un dialogo tra culture nel segno del rispetto del genius loci

16 settembre 2010 0 commenti
IL PROGETTO PER LA NUOVA MOSCHEA DI FIRENZE, arch. FAVID NAPOLITANO

IL PROGETTO PER LA NUOVA MOSCHEA DI FIRENZE, arch. FAVID NAPOLITANO

La sera del 29 maggio 1453, conquistata Costantinopoli, Maometto II entra nella Basilica della Divina Sapienza, Agia Sophia, e, impressionato dalla sua architettura, decide che l’opera voluta da Giustiniano per celebrare la grandezza dell’Impero Romano di Oriente non solo sia salvata dalla distruzione ma, anzi, debba diventare un luogo di culto dell’Islam.

Un gesto che ha preservato fino ai giorni nostri uno dei capolavori architettonici del mondo romano.

Infatti, l’ammirazione per la grandezza dello Spazio Sacro e la bellezza dell’Architettura è un sentimento che non conosce confini geografici, barriere linguistiche, differenze di culto.

L’Alhambra di Granada è stata anch’essa conquistata, pochi anni più tardi di Costantinopoli, ma la bellezza dei suoi giardini e delle sue corti a patio incanta ancora oggi i visitatori, come incantò i conquistatori cristiani che, nel 1492, decisero di conservarla.

Il rispetto per la grandezza dell’architettura, l’ammirazione per sacralità di uno spazio, il piacere che solo la contemplazione di una bella città possono dare, sono sentimenti che sembravano scomparsi nell’ultima parte del tragico XX secolo.

Le città sono state devastate, i centri stravolti e le periferie sviluppate come un esperimento di orrore progressivo.

Qual è il livello di bruttezza che un essere umano può sopportare? Sembrava essere la domanda ispiratrice di un raro sforzo di brutalismo architettonico che, attraverso la perversione delle forme e degli spazi, arrivava a pervertire il senso di bellezza, di gioia, di armonia innato nell’essere umano. E a rendere più triste e difficile la vita degli abitanti di quei processi tumorali che vengono oggi definiti come “periferie”.

Nessun rispetto per un luogo, per una Storia, per una cultura.

Astrazione totale.

Come recitava uno degli slogan più nefasti degli anni 30: “un solo popolo, un solo impero, una sola architettura”.

La via europea alla democrazia.

Non la bellezza per tutti, ma il bunker di cemento per tutti. La modernità ha il suo prezzo.

Uguale, sempre ripetuto nella sua banalità, da Oslo a Palermo, da Lisbona a San Pietroburgo.

Un magnifico manifesto fisico del Nihilismo.

Non c’è più speranza?

No. La speranza esiste. E la buona novella, ancora una volta, arriva da Firenze.

La città culla del Rinascimento riesce, ancora una volta, a stupire. Un Iman coraggioso incarica un ottimo architetto classico, David Napolitano, di redigere il progetto per la nuova Moschea. E il progetto da scandalo!

Come? Non è il solito scatolone di cemento? Il solito pallido simulacro dei bunker del Vallo Atlantico che imperversa nelle periferie delle città italiane? Non è un edificio “alieno”?

No, si tratta di un progetto colto, rispettoso del luogo e della grande tradizione classica di Firenze.

Le fonti d’ispirazione sono Leon Battista Alberti e Giotto. E la nuova architettura sembra inserirsi naturalmente nel contesto della città. In armonia. Utilizzando i materiali locali, i colori, le forme.  La nuova architettura sacra arricchisce la città.

Offrendo a tutti gli architetti una bella lezione di rispetto per il contesto e ai cittadini un motivo di speranza. Che il dialogo tra persone che hanno fedi e opinioni differenti si può sviluppare in pace e che l’architettura può tornare a svolgere la sua grande missione civilizzatrice. Aiutare l’uomo a vivere in un ambiente migliore.

E, chissà, offrendo anche alla Chiesa Cattolica un esempio di come Tradizione e Modernità possano convivere. E di come le nuove chiese possano, di nuovo, contribuire ad arricchire lo spazio della città contemporanea nel rispetto della sua cultura, della sua Storia, della sua architettura.

Perchè i valori di bellezza e di armonia sono innati nell’uomo.