IMPARARE DA SAN PIETROBURGO. LA RUSSIA DICE NO AI GRATTACIELI INVASIVI
Una buona notizia arriva da San Pietroburgo.
Il Presidente della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, ha firmato il decreto che impedisce la costruzione del grattacielo Okhta Tower. Un grattacielo alto 400 metri che la potente Gazprom voleva costruire nel centro di San Pietroburgo e che doveva essere visibile da ogni punto della città.
La battaglia è stata aspra. La Gazprom è un colosso economico con un’influenza indiscussa nella vita russa, eppure l’intelligenza, alla fine, ha prevalso.
La magnifica città voluta da Pietro il Grande sulle rive della Neva, la finestra della Grande Russia sul Baltico, la sua porta d’ingresso all’Occidente, rappresenta oggi uno degli esempi più importanti di metropoli orizzontale. Un esempio di rara bellezza in cui i bisogni di una grande città che ospita milioni di abitanti riescono a coniugarsi con l’armonia della sua architettura.
Il suo profilo inconfondibile, con i grandi palazzi barocchi e neoclassici che lasciano svettare la grande cupola della Cattedrale di S. Isacco, permette una delle viste più impressionanti. Un panorama memorabile che il turista conserva impresso nella memoria e che non può cancellare.
Grandezza e bellezza.
L’ideale della Grecia Classica, il Kalos kai Agazos, applicato, oggi, alla scala di una metropoli.
Un caso di studio che le Scuole di Architettura dovrebbero studiare religiosamente per imparare come si può costruire “in grande” mantenendo un’armonia d’insieme che conferisce alla città il sigillo di una crescita organica. Quasi naturale.
Ebbene, questo capolavoro di architettura e di urbanistica, disegnato e costruito nel corso di tre secoli da grandi architetti italiani in esilio come Quarenghi, Rastrelli, Rossi, rischiava di essere pesantemente alterato dalla costruzione dell’ennesimo grattacielo. Ma la mobilitazione dei cittadini è stata una fantastica dimostrazione di senso civico e di partecipazione. Quesllo stesso senso civico che ho ancora impresso nella mente la mattina del 18 agosto 1991 quando ho visto centinaia di migliaia di persone scendere in strada e incolonnarsi verso la Piazza del Palazzo d’Inverno per chiedere Libertà e Sviluppo.
In quei giorni d’estate, i cittadini hanno liquidato l’Unione Sovietica nel giro di poche ore. Oggi, hanno salvato un patrimonio dell’Umanità, una delle città più belle del mondo, e hanno posto le basi per uno sviluppo autenticamente sostenibile e rispettoso della propria tradizione architettonica.
Una cosa non facile e non banale. E la lezione di San Pietroburgo è, proprio per questo, ancora più importante.
L’appello a “salvare San Pietroburgo” era stato subito raccolto da molte organizzazioni internazionali. A Vision of Europe e il Gruppo Salingaros si sono subito mobilitati per offrire un sostegno culturale alla battaglia dei cittadini di San Pietroburgo. L’ennesima battaglia in cui gli interessi di pochi sono contrapposti agli interessi dei più. Come nel caso della battaglia per salvare la Stazione ferroviaria di Bologna dove il voto di 130.000 cittadini ha impedito nel 1997 la demolizione della storica stazione amata da Carducci e la realizzazione di 2 banali grattacieli.
Capita sempre così. Un piccolo gruppo di potere cerca d’imporre la propria volontà e di alterare un patrimonio di tutti come il profilo architetonico di una bella città organica. I cittadini si ribellano, ma non sempre riescono a ottenere l’ascolto della politica.
Per questo il messaggio che arriva da San Pietroburgo è di straordinaria rilevanza. E’ un messaggio di civiltà. Già Vladimir Putin si era espresso contro la costruzione del grattacielo, ora è il Presidente Mevdevev che pone il suo sigillo ufficiale e lancia una grande lezione di cultura urbana e di democrazia all’Occidente.
Mentre città orizzontali famose nel mondo proprio per la loro consistenza architettonica compatta e priva di “escrescenze” come Roma e Parigi si lasciano tentare dal provincialismo della speculazione brutale nel segno del grattacielo, San Pietroburgo ci dimostra come la strada dello sviluppo e quella della bellezza possono andare nella stessa direzione.
Bellezza e diritto.
Come possono, infatti, i sindaci di Parigi e di Roma giustificare il fatto che Tizio possa costruire il suo grattacielo e non Caio?
Perchè mai? O tutti o nessuno.
O tutti, come a New York, o nessuno, come a Washington D.C.
E, a New York i grattacieli sono permessi in 2 soli quartieri: Up-Town e Mid-Town. Lo sa bene Sir Norman Foster che si è visto bocciare nel 2008 il progetto di un grattacielo dagli abitanti del Village guidati dal famoso scrittore Tom Wolfe.
Scegliere se una città può o non può avere grattacieli, prima che una grande battaglia architettonica, è una grande battaglia di democrazia. Una città con qualche grattacielo qua e là è sempre un esempio fisico di corruzione e d’ingiustizia.
E i cittadini lo sanno. Hanno votato contro i grattacieli a Monaco di Baviera, a Bologna, a Parigi. Tutti i sondaggi e i referendum mostrano percentuali “bulgare” in favore di una città compatta orizzontale.
Speriamo che il sindaco di Parigi e quello di Roma siano capaci di ascoltare la volontà dei propri cittadini e imparino la lezione che viene dalla “Venezia del Nord”. Il secolo eroico dei grattacieli è stato il XIX secolo. Ora, inquinare la città di Haussmann e quella di Michelangelo con banali scatoloni di cemento e vetro sarebbe solo decadente stupidità.