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I GRATTACIELI SIMBOLO DELL’ARBITRIO: IL CASO DI MILANO

7 febbraio 2011 0 commenti
LA CAPITALE DEGLI STATI UNITI WASHINGTON D.C.: UNA CITTA' LIBERA DAI GRATTACIELI

LA CAPITALE DEGLI STATI UNITI WASHINGTON D.C.: UNA CITTA' LIBERA DAI GRATTACIELI

Il Comune di Milano ha deciso di prevedere una crescita della città di 500.000 abitanti da qui al 2030.

Si cerca di tornare ai livelli del 1971 quando la metropoli lombarda aveva 1.700.000 abitanti. Oggi sono poco più di 1.300.000.

La notizia è senz’altro incoraggiante se accompagnata dalla dichiarazione d’intenti sulla volontà di non costruire su territorio agricolo, di non mangiare ancora terreno a quello che resta della campagna, ma di recuperare vecchie aree industriali dismesse, vecchi scali ferroviari.

La città, quindi, cerca di crescere esaltando il modello della città compatta.

Meno convincente, ovviamente, è la solita, vecchia scelta di adottare il grattacielo come strumento della crescita.

Si prevedono 50 grattacieli nell’area di via Stephenson. Già, 50 nuovi grattacieli.

Perchè 50 e non 70, 100, 150?

Totale arbitrio.

E perchè i proprietari di un’area dovrebbero beneficiare della possibilità di costruire un grattacielo e quelli di un’altra no?

Siamo, ahinoi, alle solite.

L’architettura svela, come sempre, l’immagine di una società, e la società italiana si svela completamente dominata dall’arbitrio. Senza solide basi democratiche. Senza regole condivise.

Sembra, infatti, che l’idea di base della politica sia quella di conquistare il potere e, poi, premiare gli “amici”.

E non è questione di vecchi schemi come “Destra” e “Sinistra”.

Il metodo è lo stesso ovunque.

Perchè a Milano i proprietari di un’area dovrebbero poter costruire grattacieli  e quelli di un’altra no? Sarebbe come immaginare che a Bologna, per esempio, Unipol o una Coop potessero costruire un grattacielo e gli altri proprietari no.

Assurdo, completamente arbitrario.

I grattacieli non sono un tipo proprio del DNA della città italiana. Vengono introdotti negli Stati Uniti ben due secoli fa. A Chicago e New York nella seconda metà dell’Ottocento.

Ci sono in moltissime città americane. Ma non in tutte.

E’ un problema di Democrazia. Di regole. Di uguaglianza di Diritti.

Di civiltà, infine.

O tutti possono costruire grattacieli, e arricchirsi con essi, o nessuno.

Così funziona.

Ogni città fa la sua scelta. Ma, una volta fatta la scelta, le regole sono uguali per tutti.

Il signor Rossi, ma anche il signor Neri. E, pure, il signor Bianchi. E, pensate, anche il signor Gialli, Verdi, Blu, Grigi, etc.

Tutti. O nessuno.

Tutti a Dallas. Nessuno a Washington D.C.

Nessuno nella città capitale degli Stati Uniti.

Nè il signor Apple, nè il signor Microsoft, nè il signor McDonalds, nè il signor Google, neppure il signor Amazon, neanche il signor Walmart.

Non importa il livello di ricchezza personale. Tutti devono rispettare il livello di altezza fissato dal regolamento urbanistico.

Nessuno può superarlo.

Tutti i cittadini della capitale degli Stati Uniti possono costruire, sul loro terreno di proprietà, edifici che non possono mai superare l’altezza della prima trabeazione del Campidoglio. Nessuno, cioè, può costruire più in altro della sede della Democrazia. Il Parlamento.

Un’immagine chiara, un profilo della città chiaro, un sistema di regole chiare e comprensibili.

E lo stesso succede nella città capitale dello stato del Maryland, Annapolis, lo stesso nella città capitale dello Stato che ha visto, ieri notte, trionfare i Green Bay Packers al 45° Superbowl, Madison, Wisconsin.

O tutti o nessuno.

Come succedeva in tutte le città europee.

A Parigi esisteva un regolamento edilizio che fissava a 21 metri il limite di altezza. A Berlino a 22 metri.

Solo gli edifici pubblici: il Parlamento, la Chiesa, il Campanile, il Beffroi, etc. potevano superare in altezza il limite imposto a tutti.

La Tour Eiffel è una Torre. Un monumento. Non un grattacielo!

Ha solo 3 piani…

Così funzionava anche la città capitale del Regno Sabaudo: la bella Torino modello di urbanistica. Tutte le famiglie della nobiltà dovevano costruire palazzi che rispettavano il limite di altezza fissato dal Regolamento Urbanistico.

Così funzionava anche nella Venezia capitale di un impero commerciale: tutte le famiglie della nobiltà dovevano rispettare gli stessi limiti di altezza. Solo il Campanile di San Marco poteva, e doveva, svettare sulla silhouette della città.

E’ tempo che gli amministratori della cosa pubblica si ricordino dei principi che regolano la vita della società democratica. L’arbitrio del grattacielo è il retaggio di un’epoca di capitalismo selvaggio.

Una società liberale e democratica si dota di regole chiare. A partire dall’architettura.

E’ tempo che i cittadini si riapproprino del loro fondamentale diritto di poter costruire secondo regole condivise e compresibili.

Tutti devono pagare le tasse. Tutti devono rispettare gli stessi limiti di altezza.