BOLOGNA E I TAGLI AL TRASPORTO PUBBLICO. COSTANO CARI 40 ANNI DI SUB-URBANIZZAZIONE
La notizia è arrivata puntuale.
L’assessore Colombo ha annunciato che la cancellazione della navetta B nella zona universitaria non è che “la punta di un iceberg”.
Hanno già cominciato a circolare voci allarmistiche su autobus lasciati fermi nei depositi o tagli alle linee.
Non solo Bologna non avrà un Tram nè una Metropolitana, ma, adesso, dovrà anche rinunciare all’autobus.
Ovviamente, questa è la conseguenza dei tagli della recente manovra approvata dal Governo italiano: da 1700 a 400 milioni di euro.
Ma, purtroppo, questa è anche la conseguenza, scientifica, di 40 anni di politica urbanistica orientata verso la dispersione della popolazione sul territorio e la sub-urbanizzazione.
Siamo alle solite.
Mettiamoci nei panni dell’assessore o del direttore dell’ATC, l’azienda del trasporto pubblico bolognese.
Nel 1971 l’ATC doveva servire una popolazione di 500.000 abitanti insediata su 5.000 ettari di territorio urbanizzato.
Oggi, nel 2011, la stessa ATC deve servire una popolazione che è scesa a 383.000 unità ma si trova dispersa su circa 9.000 ettari di territorio urbanizzato.
Come può fare?
Ovviamente deve aumentare le linee, aumentare il parco dei mezzi, perchè deve raggiungere persone disperse, sempre più lontane.
E tutto questo costa terribilmente.
Il Trasporto Pubblico non è un’attività che genera profitti se i prezzi dei biglietti sono ragionevoli.
Tutte le aziende di Trasporto Pubblico nel mondo sono in perdita. La RATP a Parigi, la MVV a Monaco di Baviera. Tutte.
E Parigi, su una superficie urbanizzata pari a quella di Bologna -9.000 ettari- ha 2.150.000 abitanti, cioè clienti della rete di trasporti comunale.
Il problema è, da un lato ottimizzare il servizio, dall’altro ridurre il deficit che copre un servizio, appunto, pubblico.
Ma come si fa a ridurre il deficit se l’azienda pubblica deve rincorrere una popolazione che non solo diminuisce del 20%, ma, addirittura, si disperde e occupa quasi il doppio del territorio di 40 anni fa.
Quando la gente si lamenta alla fermata dell’autobus dicendo che: “l’autobus non passa più come una volta” dice la verità.
Ma gli andrebbe spiegato che non può che essere così.
In fondo è matematico.
Nessuna azienda può stare “sul mercato”, può funzionare se, in 40 anni, perde il 20% dei propri clienti e aumenta del 100% le proprie spese.
Perchè di questo si tratta.
383.000 abitanti dispersi su una superficie urbanizzata di 9.000 ettari significano linee sempre più lunghe, usura dei mezzi, inquinamento, costi.
Alla fine un deficit insopportabile.
Se Bologna avesse seguito l’esempio di altre città delle stesse dimensioni demografiche come Bilbao, Nizza, Palma di Maiorca che hanno scelto la strada dell’urbanistica compatta, oggi si troverebbe senz’altro in una migliore posizione a fronteggiare i tagli del governo.
Bilbao ha una popolazione come quella di Bologna insediata su 2.000 ettari, Nizza su 5.000 ettari, Palma di Maiorca su 7.500.
Grazie alla scelta dello sviluppo attraverso la creazione di quartieri compatti, queste città hanno oggi un efficiente sistema di autobus, ma anche tram e metropolitane.
Lo sviluppo urbano compatto porta all’ottimizzazione del rapporto tra ambiente costruito e ambiente naturale, permette di costruire efficienti reti di trasporto pubblico grazie alla compattezza, alla possibilità di raggiungere masse di utenti concentrate su uno spazio ridotto.
Molti cittadini si trovano vicino alle fermate dell’autobus, del tram, della metropolitana e, così, ci si può permettere di avere un efficiente servizio di trasporto pubblico.
Cosa può fare Bologna?
Cambiare politica urbanistica.
Abbandonare la scelta della dispersione e della sub-urbanizzazione cara sia alle giunte di sinsitra sia a quelle di destra e avviare una seria Riforma Urbana.
Ri-Urbanizzazione della città. Compattazione dell’ambiente urbano. Incentivi a imprese e cittadini se costruiscono o abitano quartieri urbani.
Ci saranno più abitanti su un territorio che, per la prima vola in 40 anni, non aumenterà.
Sarà più facile per la gente portare i bambini a scuola a piedi, fare la spesa a piedi, vivere una città fatta di quartieri eco-compatti che favoriscono la pedonalità.
E, infine, sarà possibile ridurre i tagli al sistema di Trasporto Pubblico e, domani, realizzare un’efficiente rete di Trasporto Pubblico in sede propria.