RICOSTRUIRE TUTTO COM’ERA DOV’ERA. LA RINASCITA DELLE CITTA’ EMILIANE COLPITE DAL TERREMOTO
Il sindaco del comune di Finale Emilia lo ha detto chiaramente: “bisogna ricostruire i nostri monumenti”.
E ha perfettamente ragione.
Passato lo schock dei terribili terremoti di maggio, arriva il momento di approntare i progetti di ricostruzione. Ricostruzione delle unità locali dove si svolge l’attività produttiva, ovviamente, ma anche ricostruzione dei monumenti. I Municipi, le chiese, le torri, i campanili, i teatri, le scuole, le ciminiere.
E’ importantissimo per ritrovare l’unità, il senso del luogo, la propria identità.
Perchè un luogo non è più lo stesso se gli vengono sottratti i suoi monumenti, i suoi riferimenti fisici fondamentali.
E perchè, giustamente, si è sempre fatto così.
Quando, nel luglio 1902, crollo il campanile di San Marco, il dibattito, anche allora, si aprì, tra chi voleva ricostruire il campanile nella sua forma ante crollo e chi lo voleva costruire diverso, come segno della “modernità”. Ma Gabriele D’Annunzio tranciò subito la discussione con il famoso slogan: “com’era dov’era” subito adottato dall’allora sindaco della città.
Niente discussioni, niente masturbazioni mentali dei soliti architetti desiderosi di “lasciare un segno”. Niente segno. Il valore del monumento per la cittadinanza trascende ogni aspirazione soggettiva. Si ricostruisce, subito, tutto “com’era dov’era”.
D’altra parte, i terremoti, le inondazioni, gli tsunami, le guerre, le distruzioni hanno, ahinoi, sempre fatto parte della storia delle città.
Le città sono state costruite e ricostruite.
Sempre.
Non esiste la visione naive del modernismo novecentesco per cui c’è solo il presente.
La Storia è continuità. E le città si costruiscono nei secoli, si costruiscono e si ricostruiscono.
Quando nel 1683 la Sicilia Orientale fu devastata da un terribile terremoto, l’impero spagnolo delegò un ottimo sovrintendente alla ricostruzione, il Duca di Camastra, il quale non solo ricostruì in pochi anni tutte le città distrutte, ma, addirittura, le rese ancora più belle e ci consegnò i tesori di Noto, Catania, Siracusa, oltre ne nuove città di Grammichele e Avola.
La stessa cosa successe quando Lisbona venne devastata dal terremoto e dallo tsunami del 1755.
Il Marchese di Pombal, delegato dal Re, organizzò in poco tempo il processo di ricostruzione della città partendo dalla Praça do Commercio, la grande piazza aperta sul Tago che ha sempre rappresentato la porta di accesso alla città e il suo simbolo più importante nel corso dei secoli. Pombal razionalizzò l’impianto urbanistico, creò la Baixa, il quartiere centrale tra la Praça do Commercio e il Rossio, fece adottare il telaio ligneo antisismico oggi denominato “pombalina” in suo onore, ma ricostrì i monumenti e gli spazi pubblici.
La stessa cosa successe quando, nell’agosto 1693, quella che è oggi la capitale europea, Bruxelles, venne rasa al suolo dal primo bombardamento a tappeto organizzato scientificamente nel corso di 3 giorni dalle armate del Re Sole. La città venne distrutta e il suo cuore, la Grand Place, cancellato. Le corporazioni si batterono, allora, per ricostruire subito le loro sedi e la piazza “com’era dov’era” vincendo la moda neo-classica che si affermò, invece, nella Place des Martyrs e nella Place Royale.
La Grand Place venne ricostruita nello stile rinascimentale originale e, oggi, quando i turisti e i cittadini di tutto il mondo vanno in vista alla capitale dell’Unione Europea sono felici di vedere la magnifica piazza rinascimentale, e se ne fregano altamente di sapere se le pietre sono quelle originali del 1500 o quelle della ricostruzione del 1695.
Quello che conta è vedere la piazza ricostruita nella sua integrità, omogenea, organica come ogni organismo vivente.
Come ben sanno i tanti fantastici medici dei vari E.R. sparsi in tutto il mondo che operano, ogni giorno, per ricostruire “com’era dov’era” l’organismo che gli viene portato dopo un trauma, un incidente, una devastazione.
E se ne fregano altamente se le cellule che vanno a saturare le ferite e le lesioni sono quelle originali spazzate via, rimosse dall’incidente, o, invece, nuove cellule che l’organismo ricostruisce miracolosamente come quelle che c’erano.
Ecco la grande lezione della Natura.
La Natura conta molto di più delle paranoie e dei feticismi degli storici dell’arte.
I monumenti vanno ricostruiti, con le stesse pietre, con gli stessi mattoni, ma anche con pietre nuove e mattoni nuovi. Quello che importa è che le pietre e i mattoni siano identici a quelli originali. Quello che importa è che l’organismo architettonico sia ricostruito nella sua forma matura, sana.
Quello che conta è che la città recuperi la sua forma, la sua immagine, la sua identità.
Chi visita, oggi, nell’estate 2012 Piazza San Marco a Venezia è contento di vedere la piazza nella sua forma matura con il suo campanile ricostruito “com’era dov’era”.
Chi visita, oggi, nell’estate del 2012 Piazza San Marco a Venezia se ne frega altamente di sapere se le pietre e i mattoni sono quelli originali.
Il feticismo non è che una perversione come tante altre.
La civiltà è costruire e ricostruire le nostre città sempre più belle, sempre più efficienti sempre più rispondenti alla nostra cultura, alla cultura del luogo.
Quando, nella Bologna colpita dai terribili bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, venne distrutta la Loggia del Palazzo della Mercanzia, l’allora soprintendente decise subito di ricostruirla immediatamente “com’era dov’era”. E il palazzo della Mercanzia appare, oggi, dopo più di 60 anni dai tragici eventi bellici del Novecento, come un esempio fondamentale dello stile medievale bolognese indipendentemente dal fatto che l’edificio sia, in realtà, un edificio “moderno” del 1945.
Così come chi visita San Pietroburgo e le residenze imperiali di Petrovdorec resta ammirato dalla armonia dei grandi complessi barocchi, dalla magnifiche piazze e dai superbi monumenti degli architetti italiani Rastrelli, Quarenghi, Rossi. E chi visita san Pietroburgo e Petrovdorec se ne frega altamente di sapere che, in realtà, tutto quello che vede, le piazze, i monumenti, i palazzi, sono stati ricostruiti fedelmente nel 1945 dopo i 1000 giorni del terribile assedio nazista che rase al suolo le residenze imperiali e gran parte della bella città sulla Neva.
E, allo stesso modo, chi, fra qualche giorno o qualche settimana, se ne andrà in vacanza in Provenza e visiterà la famosa cittadina di Saint Tropez sarà ammirato dalla bellezza della semplicità e del calore dello stile provenzale fregandose altamente del fatto che tutte le case che vede, che tutto il bel paesino che chiude la baia sia, in realtà una città moderna ricostruita “com’era dov’era” dopo essere stato raso al suolo durante lo sbarco alleato nell’estate 1944.
Civiltà è costruire organicamente e mantenere l’organismo nella sua forma sana.
La ricostruzione delle chiese, dei campanili, dei municipio, dei teatri, delle scuole, delle ciminiere aiuterà anche lo sviluppo dell’attività turistica e contribuirà significativamente alla generale rinascita economica e sociale della regione
Questo è il compito che i tecnici, gli architetti, gli ingegneri, devono svolgere con passione e perizia.
Ricostruire le città colpite dal sisma. Ricostruire tutto “com’era dov’era”.