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LA BATTAGLIA PER SALVARE PARIGI DAI TRISTI GRATTACIELI DELLA CRISI

26 novembre 2012 0 commenti
IL PANORAMA DI PARIGI ALTERATO DAI GRATTACIELI PROPOSTI

IL PANORAMA DI PARIGI ALTERATO DAI GRATTACIELI PROPOSTI

Succede sempre nei periodi di crisi. La prima volta era capitato con il Plan Voisin che il teorico svizzero Le Corbusier aveva disegnato negli anni 20 del secolo passato proponendo di distruggere il centro di Parigi e costruire una selva di grattacieli circondati da prati e autostrade.

Un piano che illustra perfettamente il periodo e le ideologie totalitarie che dominavano la società europea del tempo. Gli enormi scatoloni di cemento che avrebbero dovuto cancellare le avenues, le piazze e gli hotels particuliers del centro di Parigi erano, infatti, funzionali al mecenate del piano, l’industriale dell’automobile Gabriel Voisin, ma, soprattutto, la trasposizione fisica dell’ideologia massificatrice dell’epoca. Un’immagine architettonica perfetta dell’annientamento dell’uomo come individuo portatore di una libertà innata che il Comunismo, il Fascismo e il Nazional-Socialismo realizzavano efficacemente a scala industriale in quegli anni.

Fortunatamente, la città reagì a questa minaccia e  il Plan Voisin non fu mai costruito, ma il suo modello è stato ampiamente realizzato nelle periferie sub-urbane delle città europee e applicato estensivamente nelle “popolarissime” dell’IACP fascista e nelle unità d’abitazione dove milioni di cittadini vennero inscatolati nelle tristi periferie sovietiche.

La seconda volta accadde all’inizio degli anni 70, sempre del secolo passato. Questa volta il piano prevedeva di costruire decine di grattacieli all’interno di Parigi. Era un piano sostenuto dall’ideologia modernista abbracciata sia dell’allora presidente Pompidou, sia dalle municipalità di Sinistra di alcuni arrondissements della capitale francese. Sembrava tutto perduto per Parigi, ma intervenne il nuovo presidente della Repubblica, Valery Giscard d’Estaing, il quale bloccò la costruzione dei grattacieli, revocò addirittura i permessi di costruire dei grattacieli già progettati e impose un piano di salvaguardia che estendeva il concetto del Secteur Sauvegardé voluto nel secondo dopoguerra dal ministro gaullista della cultura André Malraux.

Ecco, allora, che rimane solo la Tour Montparnasse di quel piano devastante per Parigi, già realizzata all’epoca dell’intervento di Giscard d’Estaing. E, addirittura, il principale quotidiano francese, Le Figaro, ha organizzato recentemente un sondaggio tra i suoi lettori che ha dato un risultato inequivocabile: il 70% dei lettori vorrebbe la demolizione della Tour che opprime il quartiere di Montparnasse.

Se fossimo negli Stati Uniti il dibattito sui grattacieli a Parigi sarebbe terminato qui.

Il problema dei grattacieli, infatti, è soprattutto un problema di democrazia e di uguaglianza di diritti.

Il grattacielo è stato introdotto nelle città americane nella seconda metà del XIX secolo e subito gli americani si sono preoccupati di stabilire leggi chiare.

O tutti i cittadini possono costruire grattacieli sui lotti di loro proprietà, oppure nessuno.

Così, nella capitale degli Stati Uniti, Washington DC, non esiste nessun grattacielo e nessun edificio può superare in altezza la prima trabeazione del Campidoglio, la sede del Parlamento degli Stati Uniti. Quando Warren Buffett, Bill Gates o Goldman Sachs decidono di costruire una loro sede a Washington DC, devono seguire la legge urbanistica. Niente grattacieli, altezza massima degli edifici normata dal livello della cornice del Campidoglio.

Così, ci sono città dove tutti possono costruire grattacieli come Dallas, Houston, New York City -dove, in realtà la possibilità è limitata a 2 sole aree: Up-Town e Mid-Town- e altre dove nessuno può costruire grattacieli. Sono “città senza grattacieli” Annapolis, la capitale del Maryland, Harrisburg, la capitale della Pennsylvania, Madison, la capitale del Wisconsin, Santa Fe, la capitale del New Mexico, Olympia, la capitale dello Stato di Washington, Jefferson City, la capitale del Missouri, etc.

E’ un chiaro problema di uguaglianza dei diritti e di democrazia prima che un tema architettonico.

E la Tour Eiffel conferma questo assunto. Si tratta di un monumento, di un “Faro”, costruito per celebrare l’avvento dell’elettricità, ed è un edificio di soli 3 piani, così come i campanili, i minareti, i beffroi, sono edifici a 1 solo piano. Quindi, si può costruire in altezza, ma solo edifici pubblici non speculativi. Se gli edifici sono privati e funzionali al profitto economico la regola americana è sempre stata applicata anche nella costruzione delle città europee fino a…fino all’arrivo delle crisi del XX-XXI secolo.

La crisi arriva e siamo in Europa, continente dove la tradizione totalitaria novecentesca e la moderna sudditanza al potere-qualunque-esso-sia fa sì che venga considerato normale che un sindaco, appena eletto, faccia costruire grattacieli a una banca e a un altra no come a Torino, a una compagnia di assicurazioni e a un altra no, come a Bologna, a un costruttore sì e a un altro no, come accade a Roma (http://www.avoe.org/urban-resistance.html).

E, allora, ecco che, anche a Parigi vengono ora proposti una decina di tristi grattacieli tra i quali la gara per la tristezza sembra vincerla la Tour Triangle nel XV arrondissement. Scatoloni di cemento o acciaio, assolutamente incongrui per forma, materiali e dimensioni al tessuto della Parigi urbana che ha fatto della capitale francese la città più visitata al mondo. Scatoloni proposti nel completo arbitrio. Perché 10 e non 20, 30, 50, 67, 89, 433? Perché lì e non là? Perché solo alcuni possono costruire grattacieli e la grande maggioranza dei cittadini no?

Anche questa volta, per fortuna, si assiste a una mobilitazione generale contro questi grattacieli che andrebbero a violare il principio di uguaglianza dei diritti e a inquinare irreparabilmente il bel panorama urbano della Ville Lumière. Seguendo l’appello lanciato dalle associazioni SOS Paris, Monts14, Collectif contre la Tour Triangle, una campagna internazionale è stata lanciata per sommergere l’Hotel de Ville de Paris con una valanga di lettere di protesta.

Chi volesse partecipare a questa campagna, può inviare una lettera al sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe chiedendo di non concedere i permessi di costruire per i grattacieli. Il modello di lettera è reperibile su http://sosparis.free.fr/p3skylin.htm e l’intera città che ha ispirato artisti e innamorati per il suo ambiente urbano unico sarà eternamente grata a tutti i sostenitori della bellezza e del diritto che la aiuteranno a salvarsi da questo ennesimo, triste, tentativo di devastazione e banalizzazione.