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IL PAESE CHE DIMENTICA LA SUA GRANDE BELLEZZA

5 maggio 2014 0 commenti
DONATO BRAMANTE: PIANTA DELLA NUOVA BASILICA DI SAN PIETRO, ROMA

DONATO BRAMANTE: PIANTA DELLA NUOVA BASILICA DI SAN PIETRO, ROMA

L’11 aprile si è celebrato a Roma l’anniversario dei 500 anni dalla morte di Bramante (1444-1514), uno dei più importanti architetti del Rinascimento. In realtà, non si è celebrato proprio per niente. Nessun giornale ne ha parlato, non ci sono stati articoli, servizi radiofonici o televisivi. Non ci sono state mostre ufficiali, non ci sono stati convegni. Niente.

L’unica forma di celebrazione per questo architetto, fondamentale per la Storia dell’Architettura e, soprattutto, per la Storia italiana, si deve a un coraggioso gruppo di giovani architetti guidati da David Napolitano che si è riunito a Roma per celebrare una data che dovrebbe essere ricordata con affetto e orgoglio da parte delle istituzioni.

Piuttosto strano. Infatti, Bramante è famoso in tutto il mondo. E’ stato l’architetto che ha concepito il progetto, voluto da Giulio II, per la nuova Basilica di San Pietro a Roma. Uomo pienamente rappresentativo del Rinascimento, Bramante sviluppa un progetto che è il compimento del lungo percorso di riappropriazione della grande tradizione classica da parte della cultura italiana. Un processo che era iniziato a Firenze con la realizzazione della cupola di Santa Maria del Fiore da parte di Filippo Brunelleschi ed era continuato con i vari “tempietti” costruiti nelle città dell’Italia centrale, a Todi, Montepulciano, Cortona. tempietti che erano i primi edifici “a pianta centrale” introdotti in Italia secondo il modello classico della basilica di Hagia Sophia a Costantinopoli.

Tutto era cominciato con il lungo inverno dell’Impero Romano d’Oriente, la sua lenta agonia e la drammatica conquista finale da parte dei Turchi il 29 maggio 1453. Negli ultimi decenni della millenaria vita dell’Impero era, infatti, iniziata una lenta ma inesorabile fuga da Costantinopoli di letterati, artisti, filosofi, mercanti che avevano portato in Occidente la cultura romana e risvegliato, nei ricchi banchieri fiorentini così come in tutte le corti dell’Italia quattrocentesca, il senso di orgoglio e di appartenenza a una grande Storia: la Storia romana.

D’altra parte, era stato un papa, Pio II Piccolomini a volere realizzata nella sua Corsignano quella “città ideale” rinascimentale o, meglio “alla maniera degli Antichi” che è diventata la Pienza famosa in tutto il mondo. La grande tradizione romana non finiva con la conquista di Costantinopoli. Continuava in Europa. Continuava nella sua culla: in Italia. Ferrara realizza nel 1492 il più importante piano urbanistico del Rinascimento con il disegno dell’ampliamento della città medievale sotto forma di “città ideale”, città romana con il suo foro e la sua struttura basata sull’incrocio del cardo e del Decumano.

E’ così che tutte le corti rinascimentali sviluppano la nuova stagione della cultura classica. A Urbino, Milano, Bologna, Ferrara, Mantova, Firenze, Genova e, ovviamente, Roma.

La pianta centrale, ancora ammirata a Roma nel Pantheon, arriva da Costantinopoli dove aveva dato vita al modello della chiesa con la grande cupola centrale e le quattro cupole laterali. Il modello che sarà ripreso, poi, in tutte le chiese dell’Ortodossia.

La pianta centrale arriva a Roma e, grazie al genio di Bramante, diventa il manifesto della nuova, grande basilica che deve costituire il cuore della Cristianità.

Bramante aveva già edificato, proprio a Roma, sul colle del Gianicolo, il “tempietto” di San Pietro in Montorio, prima significativa realizzazione della nuova centralità nella capitale dello Stato della Chiesa, ma il progetto per San Pietro oltrepassa per dimensioni e ambizioni, tutte le chiese fino ad allora realizzate.

Bramante non sarà in grado di vedere completata la sua opera. Ci vorranno ancora tanti anni, ci vorrà l’intervento decisivo di Michelangelo dopo quello di Raffaello e di Sangallo, ma, alla fine, la grande cupola di 42 metri di diametro, lo stesso diametro del Pantheon, ma retto, questa volta da soli 4 pilastri a 40 metri di altezza.

Strano che il Ministero dei Beni Culturali non abbia sentito l’importanza della ricorrenza.

Strano nel momento in cui il film di Paolo Sorrentino su “La grande bellezza” torna a celebrare Roma e la sua architettura come patrimonio unico al mondo. Il film vince l’Oscar e Roma torna al centro dell’attenzione di tutto il mondo. Eppure, in Italia non è così. In Italia la cultura classica e rinascimentale non sono “di moda”. La “grande bellezza” dell’architettura rinascimentale italiana, delle sue meravigliose piazze, dei suoi palazzi e delle sue chiese non interessa alle istituzioni. Non interessa al Governo, non interessa al Ministero dei Beni Culturali e non interessa alle centinaia di comuni che si trovano ad avere ereditato un patrimonio architettonico unico al mondo e, invece di celebrarlo e di porlo al centro dell’attività quotidiana di progettazione della nuova città, spendono miliardi di denaro pubblico per costruire le orrende periferie che hanno vandalizzato il paesaggio urbano italiano.

Strano o, forse, l’ennesima evidenza del declino dell’Italia. Un paese che nel Rinascimento non esisteva come entità politica, ma esisteva chiaramente come identità culturale ed economica. Un paese che, nelle sue decine di città-stato era, non dimentichiamolo, la principale area dominante a livello economico nel mondo occidentale.

Allora l’Italia sviluppava la cultura classica e costruiva le sue città “ideali” secondo i principi dell’architettura classica, innovando la grande tradizione greco-romana. Allora l’Italia era un’area economicamente leader nel mondo. I banchieri fiorentini prestavano denaro al re di Francia e ai vari re dei paesi del Nord Europa, le navi di Genova e di Venezia assicuravano i principali commerci del Mediterraneo.

Oggi l’Italia dimentica la sua “grande bellezza” classica, oggi l’Italia costruisce orrende periferie e, forse non è un caso, è un paese in profonda crisi economica. Il paese con il più grande debito pubblico dell’Unione Europea.

PALAZZO DELLA CANCELLERIA VATICANA, Roma, con il cortile attribuito a Bramante. Ricostruzione a cura del Laboratorio Civicarch dell'Università di Ferrara: Anna Paviato, Francesco Milan, tutors Alessandro Bucci, Ciro Patricelli

PALAZZO DELLA CANCELLERIA VATICANA, Roma, con il cortile attribuito a Bramante. Ricostruzione a cura del Laboratorio Civicarch dell’Università di Ferrara: Anna Paviato, Francesco Milan, tutors Alessandro Bucci, Ciro Patricelli