L’EXPO CHE ESALTA LA GRANDE BELLEZZA DELL’ARCHITETTURA ITALIANA
Non è quella di Milano.
Ovviamente no
. A Milano hanno scelto, in maniera davvero bizzarra, di rappresentare la crisi, l’incertezza, il declino con un padiglione italiano de-costruito.
Se proprio vogliamo, una perfetta immagine dell’Italia di questi tempi, con la sua crisi strutturale, la disoccupazione record, il calo demografico, la fuga dei giovani e dei “cervelli”.
No, l’EXPO che esalta la grande bellezza dell’architettura italiana è quella di Chicago e bisogna fare circa 10.000 km e un viaggio nel tempo perché la World Columbian Exhibition si tenne a Chicago nel 1893 per celebrare i 400 anni dellaq scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo.
E, così, cominciamo con un primo, grande omaggio alla cultura italiana.
Ma l’omaggio più importante, quello destinato a cambiare l’ambiente urbano americano e a consegnarcelo nella forma odierna, è quello della scelta dell’architettura classica italiana come riferimento per la costruzione della grande White City sulle rive del Lago Michigan.
L’idea fu di uno dei progettisti dell’Expo di Chicago, Daniel Burnham (1846-1912).
“Make no little plans; they have no magic to stir men’s blood…Make big plans, aim high in hope and work.”
Nacque così il movimento per la City Beautiful.
Gli Stati Uniti erano usciti da poco dalla sanguinosa Guerra Civile (1861-65) e si stavano avviando a diventare una potenza economica e militare a scala globale.
Tuttavia, gli Stati Uniti non avevano città all’altezza della loro potenza, del loro peso politico ed economico. Le loro città, sul finire del XIX secolo erano brutte, insignificanti e, nel migliore dei casi, come accadeva nella capitale – Washington D.C.- erano dei bozzetti non finiti.
Il sentimento che iniziò a diffondersi nella cultura americana era la necessità di migliorare le proprie città e di costruirle all’altezza dei grandi esempi che ammiravano in Europa.
E tra i grandi esempi ce n’erano due soprattutto: l’architettura Romana e quella Rinascimentale.
Entrambe, un “prodotto” italiano.
L’EXPO del 1893 divenne allora l’occasione per mostrare al mondo -e all’America- quale sarebbe stata la città americana: una città moderna, figlia delle più innovative tecnologie del tempo, ma anche figlia della cultura classica occidentale, figlia dell’architettura romana e di quella rinascimentale.
Una città moderna all’altezza di Roma, di Parigi, di Londra, di San Pietroburgo.
Ecco allora sorgere, sulle rive del Lago Michigan, una spettacolare città sull’acqua su una superficie di 69 ettari, con un grande bacino su cui svettava la cupola, alta 75 metri, del Palazzo dell’Amministrazione progettato da Richard Morris Hunt (1827-1885). Un chiaro omaggio alle grandi cupole dell’architettura classica italiana: da quella del Pantheon, a quella di San Pietro, passando per Santa Maria del Fiore e la scuola di Filippo Brunelleschi.
Era un’esposizione dedicata alla nascente industria e ai suoi prodotti che iniziavano a invadere il mercato, per la prima volta, in procinto di diventare globale. Ma l’esposizione voleva lanciare un messaggio molto chiaro: la tecnica e l’industria dovevano essere accompagnate da una grande bellezza.
Il successo dell’EXPO di Chicago fu immenso. Non solo in termini di visitatori, ma, soprattutto, in termini d’influenza sulla città americana.
Troppo bella era apparsa l’architettura dell’EXPO, grandiosa ed efficiente al tempo stesso. Tutte le città americane vollero imitare una tale bellezza.
Arrivarono così i piani urbanistici per Chicago, San Francisco e Washington D.C. e arrivarono i nuovi “Campidogli”, cioé i nuovi edifici sede dei governi dei vari Stati americani: quello del Rhode Island a Providence, quello della Pennsylvania ad Harrisburg, quello del Wisconsin a Madison, quello del Texas ad Austin, quello della California a Sacramento, quello del Colorado a Denver, quello dell’Indiana a Indianapolis, quello del Minnesota a Saint Paul, quello dell’Ohio a Columbus, quello del Missouri a Jefferson City, quello dello Stato di Washington a Olympia, oltre allo spettacolare Civic Center di San Francisc oltre, ovviamente, agli storici Campidogli della capitale federale, del Maryland ad Annapolis e del Massachusetts a Boston.
L’EXPO di Chicago propose un nuovo modello di città e quel modello fu adottato e deivenne il paradigma della cultura urbanistica e architettonica americana per più di un secolo.
Quel paradigma è, ancora oggi, uno straordinario omaggio alla grande bellezza dell’architettura classica italiana.