Non tutte le crisi vengono per nuocere
In un altro mio articolo è possibile confrontare il grafico del 2008 con quelli del 2006 e 2007.
Analisi.
Continua la tendenza verso una sempre più marginale (5,1%) dipendenza dal petrolio della produzione termoelettrica, la conferma del ricorso al gas naturale come principale fonte per il termoelettrico, che raggiunge quasi il 50%, un contributo stabile dei combustibili solidi (carbone), ma si registra una riduzione apprezzabile del saldo tra import ed export (principalmente energia nucleare proveniente dalla Francia) e un sensibile aumento (+ 2,8%) del peso delle rinnovabili determinato da una crescita della produzione idroelettrica, da 32815 GWh a 39980 GWh (+ 21,8%), dovuta a un inverno più piovoso, e da un’ulteriore crescita dell’eolico, da 4035 GWh a 6437 GWh (+ 59,5%).
Proviamo ora ad abbozzare un’analisi politico – strategica a partire da questi freddi numeri. E’ molto probabile che il calo del Consumo Interno Lordo non sia un fattore contingente ma un dato strutturale. Potremmo cioè essere in presenza del picco italiano del consumo di energia elettrica, effetto per il 2008 del combinato disposto degli alti prezzi petroliferi e della successiva crisi finanziaria. I primi sintomi di ripresa economica e di rilancio della domanda mondiale potrebbero essere tarpati sul nascere da una nuova volata delle quotazioni del petrolio che innescherebbero un meccanismo di retroazione negativa nei confronti dei consumi elettrici, variabile fortemente dipendente dalla crescita economica.
Ipotizziamo quindi, cautelativamente, che il Consumo Interno Lordo italiano di energia elettrica oscilli nei prossimi anni intorno al valore del 2008, mantenendosi sostanzialmente costante. Potremmo quindi pensare a uno scenario di breve – medio termine che preveda una ulteriore moderata crescita del gas naturale, fino al 55%, una maggiore penetrazione delle rinnovabili, fino al 25%, una stabilizzazione del saldo tra importazioni ed esportazioni intorno al 10%, l’azzeramento della dipendenza dal petrolio e un dimezzamento della dipendenza dal carbone.
A partire da queste ipotesi, utilizzando i valori emissivi contenuti nella Decisione della Commissione 29/01/2004 attuativa della Direttiva 2003/87/EC per il monitoraggio dei GHG (Green House Gas), otteniamo una minore emissione complessiva del sistema elettrico italiano di circa 25 Mton (milioni di tonnellate) di CO2, corrispondenti alla riduzione prevista per il settore elettrico dalla delibera CIPE 19/12/2002 in applicazione del Protocollo di Kyoto.
Questo scenario richiede però alcune scelte politiche chiare. La prima riguarda la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas naturale. Questo combustibile è nettamente il meno inquinante e consente alti rendimenti energetici nelle centrali a ciclo combinato. Però occorre evitare cali improvvisi delle forniture legati a decisioni imprevedibili dei paesi produttori. Questo implica, piaccia o non piaccia, la costruzione di un numero sufficiente di rigassificatori. E’ necessario rafforzare le politiche di partnership con la Francia che consentano di consolidare i rapporti commerciali nel settore elettrico e infine attuare una nuova politica selettiva di incentivazione delle rinnovabili che punti a massimizzare la produzione a parità di potenza installata.