Grillo e l’idrogeno
Strano paese il nostro, dove i comici si buttano in politica e i politici tentano di fare i comici raccontando barzellette. Sono ambedue espressioni di quel disprezzo per la politica che è un tratto distintivo del carattere nazionale e una conseguenza diretta dello scarso senso dello Stato di cui si sono nutrite generazioni di italiani, a ciò indotte dalla letale influenza della Chiesa Cattolica e dal secolare succedersi di dominazioni straniere nel nostro paese. Tra due anni ricorreranno i primi centocinquanta anni dall’Unità d’Italia, temo inutilmente senza una riflessione impietosa sulla nostra storia, materia di cui gli italiani hanno purtroppo scarsa conoscenza.
Ma non voglio divagare troppo e passo subito a parlare di un personaggio che da qualche anno imperversa nelle piazze italiane con un eloquio da tribuno della plebe, Beppe Grillo. Anticipo subito che mi piace e giudico davvero esilarante la satira del comico genovese, ma comincio a trovarla un po’ sgradevole da quando l’ha messa al servizio di una strategia politica fondata su una formula di sicuro successo in Italia: parlar male della politica per avere successo politico assicurato. Inoltre, non apprezzo in Grillo il discorso demagogico e il tono perentorio, la tendenza al monologo ossessivo che concede poco al dibattito democratico, come dimostrato in una recente trasmissione televisiva, l’esaltazione della democrazia che promana direttamente dal popolo, rappresentata dai gruppi locali a lui affiliati, ma che rischia, a mio parere, di trasformarsi nell’ennesima fucina di consiglieri e assessori comunali.
Eppure, anche il nostro comico convertito alla politica può prendere delle cantonate come un qualsiasi comune politico di casa nostra. Qualche anno fa, con tronfia sicurezza, sbeffeggiando i politici di turno, Grillo si esibiva sul palco con un furgone ad idrogeno, inalando i fumenti di vapor d’acqua, spalmando di balsamo all’eucalipto il tubo di scappamento. E prendendosela con i petrolieri che tramavano nell’ombra per scongiurare la soluzione finale che li avrebbe portati inevitabilmente sul lastrico.
Ma con mia grande sorpresa, ascoltando qualche giorno fa un comizio di Grillo in televisione, l’ho sentito lanciarsi con la stessa sicumera in una requisitoria feroce contro l’automobile, definendola una tecnologia “finita”, senza futuro industriale.
Non avendone mai condiviso l’ingenuo e poco scientifico ottimismo per l’auto a idrogeno, sono contento di questa conversione di Grillo, che sembra averne finalmente capito i limiti: i modi di produrre l’idrogeno non eliminano la dipendenza dai combustibili fossili e causano il preoccupante fenomeno del consumo di ossigeno atmosferico e/o sono estremamente inefficienti dal punto di vista energetico ed economico. L’utilizzo dell’idrogeno per autotrazione è quasi una chimera a causa dei problemi industriali connessi all’accumulo sui veicoli, ai costi e all’affidabilità delle tecnologie di utilizzo di tale vettore, la rete di distribuzione sarebbe estremamente costosa e non si sa ancora come superare i problemi di sicurezza.
Spero almeno che durante il suo comizio – spettacolo abbia ammesso, come l’Ispettore Rock di una famosa pubblicità degli anni ’60: "Anch'io ho commesso un errore".
Ma non voglio divagare troppo e passo subito a parlare di un personaggio che da qualche anno imperversa nelle piazze italiane con un eloquio da tribuno della plebe, Beppe Grillo. Anticipo subito che mi piace e giudico davvero esilarante la satira del comico genovese, ma comincio a trovarla un po’ sgradevole da quando l’ha messa al servizio di una strategia politica fondata su una formula di sicuro successo in Italia: parlar male della politica per avere successo politico assicurato. Inoltre, non apprezzo in Grillo il discorso demagogico e il tono perentorio, la tendenza al monologo ossessivo che concede poco al dibattito democratico, come dimostrato in una recente trasmissione televisiva, l’esaltazione della democrazia che promana direttamente dal popolo, rappresentata dai gruppi locali a lui affiliati, ma che rischia, a mio parere, di trasformarsi nell’ennesima fucina di consiglieri e assessori comunali.
Eppure, anche il nostro comico convertito alla politica può prendere delle cantonate come un qualsiasi comune politico di casa nostra. Qualche anno fa, con tronfia sicurezza, sbeffeggiando i politici di turno, Grillo si esibiva sul palco con un furgone ad idrogeno, inalando i fumenti di vapor d’acqua, spalmando di balsamo all’eucalipto il tubo di scappamento. E prendendosela con i petrolieri che tramavano nell’ombra per scongiurare la soluzione finale che li avrebbe portati inevitabilmente sul lastrico.
Ma con mia grande sorpresa, ascoltando qualche giorno fa un comizio di Grillo in televisione, l’ho sentito lanciarsi con la stessa sicumera in una requisitoria feroce contro l’automobile, definendola una tecnologia “finita”, senza futuro industriale.
Non avendone mai condiviso l’ingenuo e poco scientifico ottimismo per l’auto a idrogeno, sono contento di questa conversione di Grillo, che sembra averne finalmente capito i limiti: i modi di produrre l’idrogeno non eliminano la dipendenza dai combustibili fossili e causano il preoccupante fenomeno del consumo di ossigeno atmosferico e/o sono estremamente inefficienti dal punto di vista energetico ed economico. L’utilizzo dell’idrogeno per autotrazione è quasi una chimera a causa dei problemi industriali connessi all’accumulo sui veicoli, ai costi e all’affidabilità delle tecnologie di utilizzo di tale vettore, la rete di distribuzione sarebbe estremamente costosa e non si sa ancora come superare i problemi di sicurezza.
Spero almeno che durante il suo comizio – spettacolo abbia ammesso, come l’Ispettore Rock di una famosa pubblicità degli anni ’60: "Anch'io ho commesso un errore".