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Ricordo di Montanelli

1 maggio 2009 0 commenti
Una delle caratteristiche dei tempi poco entusiasmanti che stiamo vivendo è la mediocrità delle classi dirigenti e la scomparsa di figure guida nel campo politico ed intellettuale, capaci di guardare con lungimiranza al futuro della società e di precorrere nei giudizi i tempi. In un articolo precedente, avevo riproposto la figura e il pensiero innovativo di un grande politico di sinistra, Enrico Berlinguer. Ora, in occasione del centenario della sua nascita, avvenuta il 22 aprile 1909, voglio ricordare un altro grande italiano di cultura diametralmente opposta a quella di Berlinguer, quella liberale, capace come pochi di analizzare e stigmatizzare (purtroppo con scarso successo) i vizi di noi italiani. Si tratta di Indro Montanelli. Lo voglio fare rubando una citazione di un suo scritto che non conoscevo, da una lettera del Sig. Mauro Luglio al giornale Il Sole 24 Ore:

“La crisi è generale. Ne soffrono la Germania, l’Inghilterra, la Francia. Ne soffrono gli Stati Uniti. Ma mentre in questi paesi, da quando la crisi è cominciata, tutti ne hanno preso coscienza e vi si sono sentiti coinvolti, noi italiani abbiamo considerato la crisi come un problema altrui e abbiamo seguitato a vivere e a consumare come se la crisi non ci fosse. Diceva il grande Einaudi che la “scienza” economica non esiste: esiste solo il buon senso applicato all’economia. E il buon senso ci dice in questo caso due cose. Primo: che nel tunnel della crisi ci siamo cacciati perché da almeno un paio di decenni viviamo tutti al di sopra dei nostri mezzi. Secondo: che per venirne fuori bisogna fare esattamente il contrario, cioè lavorare di più e guadagnare e spendere di meno. Questa corsa pazza dietro il superfluo conduce non soltanto alla rovina, ma anche all’insoddisfazione perpetua”.
Queste parole di Montanelli di straordinaria attualità risalgono a ben 25 anni fa e ci fanno riflettere su come l’intelligenza non abbia colore politico.