Il paradosso di Epimenide
Uno dei paradossi più famosi è quello espresso dal cretese Epimenide, sinteticamente così: “I cretesi sono tutti bugiardi, io sono cretese, quindi questa affermazione non è vera. Ne deduco che i cretesi dicono sempre la verità, quindi la mia affermazione è vera”
In questo paradosso circolare sembrano in questi giorni impigliati gli analisti energetici, gli economisti e i politici a proposito dell’evoluzione dei prezzi energetici.
Secondo il Rapporto presentato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, la crisi economica ha provocato una forte riduzione della domanda di energia. Come si vede in questo grafico contenuto nel Rapporto consultabile tra gli allegati di questo articolo, i consumi di energia elettrica mondiale hanno subito per la prima volta dal dopoguerra un sensibile calo. Ma il calo della domanda ha determinato una forte riduzione dei prezzi del barile, la cui conseguenza è stata un crollo drammatico degli investimenti in tutti i settori: ricerca ed esplorazione, raffinazione, distribuzione di idrocarburi, ricerca e sviluppo delle tecnologie verdi e dell’energia nucleare. Una sintesi della situazione è contenuta in questo articolo di Federico Rendina sul sito del Sole 24 ore.
L’attuale abbondanza nei mercati di petrolio e metano sarebbe solo illusoria, perché, come afferma Fatih Birol, capo economista dell’Agenzia, con la ripresa economica, la richiesta trainata dai paesi emergenti potrebbe crescere ben oltre la capacità produttiva, determinando un nuovo squilibrio tra domanda e offerta, che farebbe riprendere la crescita esponenziale dei prezzi petroliferi precedente alla crisi finanziaria ed economica in corso.
E allora, per i grandi riuniti a Roma, il Presidente dell’Eni Roberto Poli ha individuato una brillante soluzione al paradosso petrolifero: il prezzo del petrolio dovrà attestarsi tra i 60 e i 70 dollari al barile, così ritornerà conveniente estrarre petrolio dalla sabbie bituminose, e si potrà rilanciare lo sviluppo di fonti rinnovabili e nucleare. Ma ammette che "mantenere il prezzo in questo intervallo non è un compito né semplice né immediato". Il vice direttore generale del Fondo monetario internazionale, John Lipsky, sempre in occasione del G8 energia in corso a Roma, dispensando ottimismo, ha spiegato che “all’inizio del 2009 i prezzi del petrolio si sono stabilizzati. Nelle ultime settimane sono risaliti a quasi 60 dollari al barile, a riflettere un generale miglioramento del 'sentiment' sui segnali che la fase più acuta della discesa dell'economia globale é conclusa, che la crescita in Cina potrebbe rafforzarsi, ma anche che la contrazione della domanda di greggio potrebbe finire presto".
Mi hanno convinto, aveva ragione Epimenide, i cretesi sono bugiardi e sinceri contemporaneamente.
In questo paradosso circolare sembrano in questi giorni impigliati gli analisti energetici, gli economisti e i politici a proposito dell’evoluzione dei prezzi energetici.
Secondo il Rapporto presentato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, la crisi economica ha provocato una forte riduzione della domanda di energia. Come si vede in questo grafico contenuto nel Rapporto consultabile tra gli allegati di questo articolo, i consumi di energia elettrica mondiale hanno subito per la prima volta dal dopoguerra un sensibile calo. Ma il calo della domanda ha determinato una forte riduzione dei prezzi del barile, la cui conseguenza è stata un crollo drammatico degli investimenti in tutti i settori: ricerca ed esplorazione, raffinazione, distribuzione di idrocarburi, ricerca e sviluppo delle tecnologie verdi e dell’energia nucleare. Una sintesi della situazione è contenuta in questo articolo di Federico Rendina sul sito del Sole 24 ore.
L’attuale abbondanza nei mercati di petrolio e metano sarebbe solo illusoria, perché, come afferma Fatih Birol, capo economista dell’Agenzia, con la ripresa economica, la richiesta trainata dai paesi emergenti potrebbe crescere ben oltre la capacità produttiva, determinando un nuovo squilibrio tra domanda e offerta, che farebbe riprendere la crescita esponenziale dei prezzi petroliferi precedente alla crisi finanziaria ed economica in corso.
E allora, per i grandi riuniti a Roma, il Presidente dell’Eni Roberto Poli ha individuato una brillante soluzione al paradosso petrolifero: il prezzo del petrolio dovrà attestarsi tra i 60 e i 70 dollari al barile, così ritornerà conveniente estrarre petrolio dalla sabbie bituminose, e si potrà rilanciare lo sviluppo di fonti rinnovabili e nucleare. Ma ammette che "mantenere il prezzo in questo intervallo non è un compito né semplice né immediato". Il vice direttore generale del Fondo monetario internazionale, John Lipsky, sempre in occasione del G8 energia in corso a Roma, dispensando ottimismo, ha spiegato che “all’inizio del 2009 i prezzi del petrolio si sono stabilizzati. Nelle ultime settimane sono risaliti a quasi 60 dollari al barile, a riflettere un generale miglioramento del 'sentiment' sui segnali che la fase più acuta della discesa dell'economia globale é conclusa, che la crescita in Cina potrebbe rafforzarsi, ma anche che la contrazione della domanda di greggio potrebbe finire presto".
Mi hanno convinto, aveva ragione Epimenide, i cretesi sono bugiardi e sinceri contemporaneamente.