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Un desiderio chiamato tram

30 maggio 2009 0 commenti
Lo dico senza ironia, domenica scorsa ho assistito direttamente a quello che secondo me è stato il più importante evento della giornata nazionale dopo le confessioni dell’ex fidanzato di Noemi Letizia, il completamento dei lavori della linea tranviaria Scandicci – Firenze, con l’arrivo del tram nei pressi della Stazione ferroviaria di S.Maria Novella, dopo aver percorso l’intero tracciato utilizzando completamente l’alimentazione aerea. Quando il tram silenziosamente ha fatto ingresso nel piazzale antistante la stazione, è stato accolto da uno sventolio di bandiere, dagli scatti delle macchine fotografiche e dall’applauso liberatorio di una piccola folla raccoltasi lì per l’occasione. Ho avvicinato l’assessore comunale Matulli che, essendo riuscito con grande tenacia a portare in fondo questa opera pubblica strategica, in un paese che non riesce a concludere quasi nulla, andrebbe trattato alla stregua di un eroe nazionale. Mi ha inanellato la solita infinita giaculatoria di problemi non solo tecnici che hanno accompagnato l’andamento dei lavori precisando che, quando a ottobre, dopo la fine del collaudo, partirà ufficialmente il servizio, saranno passati ben cinque anni dalla posa della prima pietra. L’ho consolato dicendogli che la media europea di realizzazione di tali infrastrutture in fondo non è molto più bassa, circa tre anni, tre anni e mezzo e che, aver raggiunto questo primo obiettivo è un passo fondamentale per il prosieguo dell’intero programma tranviario fiorentino, che prevede la realizzazione di altre due linee molto contestate. L’esperienza europea dimostra infatti che, dopo l’entrata in servizio di linee tranviarie moderne, le opposizioni e le contestazioni magicamente svaniscono, con cittadini e operatori economici che si affrettano a chiedere estensioni del servizio e la costruzione di nuove linee.
Come ho spiegato in questo mio precedente articolo, le sorti dell’intero programma tranviario fiorentino e, in particolare della linea che dovrebbe attraversare il cuore del centro storico, sono tuttora in discussione a causa delle imminenti nuove elezioni comunali.
Ennio Flaiano definiva gli italiani “un gruppo di uomini indecisi a tutto” e aveva ragione, però la riconversione della mobilità verso il trasporto collettivo su ferro è a mio parere obbligata, per i motivi contenuti nei miei precedenti articoli 1, 2, 3, e, alla fine con il solito ritardo, anche l’Italia spero si metterà al passo dei paesi europei più evoluti.