Le tre I
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La Tabella allegata contenuta nel rapporto (fonte Ispra) riporta sinteticamente le considerazioni precedenti riferite all’anno 2007.
Non resta che chiederci come mai tante realtà locali non si decidano a intraprendere convintamente la strada virtuosa della raccolta differenziata porta a porta che, per i motivi contenuti in questo mio articolo sul sito di Aspoitalia, consente di avviare a recupero grandi quantità di rifiuti in maniera economicamente conveniente. La mia risposta si può sintetizzare con tre I: Incapacità gestionale, Interessi locali, Inceneritori. La prima discende dall’inefficienza storica dei pubblici servizi in molte parti d’Italia e si può affrontare, a mio parere, costruendo una task force nazionale finalizzata a supportare i livelli locali più arretrati, estendendo ad essi le pratiche gestionali delle esperienze più avanzate d’Italia. La seconda deriva dalla resistenza di alcune categorie economiche locali, come quelle dei commercianti e degli artigiani, che preferiscono ai sistemi domiciliari i grandi cassonetti stradali, che meglio si adattano alle politiche di assimilazione spinta dei loro rifiuti agli urbani e si può superare offrendo a queste categorie specifici servizi dedicati di raccolta differenziata domiciliare a costi accettabili. La terza nasce dal contrasto di interesse con i costruttori degli inceneritori e si risolve in una logica di libero mercato che impedisca la corresponsione di impropri sussidi statali agli inceneritori, come quelli del regime Cip 6 che alterano i principi di una corretta competizione economica tra i vari sistemi di gestione dei rifiuti.