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Arrivano i Gat, con i piedi ben piantati a terra

22 ottobre 2010 0 commenti

Si chiamano Gat (Gruppi di acquisto terreni) e funzionano più o meno come i Gas: un gruppo di persone (individui e famiglie) uniscono le forze per acquistare un terreno agricolo, per poi gestirlo in condivisione e magari adibirlo a produzione biologica. Un’idea semplice e rivoluzionaria, in nome della decrescita felice. Nasce da Mantova circa un anno fa il primo Gat d’Italia grazie all’avvocato Rosanna Montecchi, già gasista, che dice di essersi ispirata ai «comandamenti della decrescita» del francese Serge Latouche.

 

Le adesioni sono arrivate da tutta Italia, pure dalla Sardegna: le ragioni sono in larga parte riconducibili alla crisi economica e alla fiducia sempre più scarsa verso gli istituti di credito: in sostanza piuttosto che in fondi di investimento, di questi tempi è meglio investire in fondi agricoli. Così da una parte si garantisce il mantenimento del proprio capitale, dall’altra si ha la possibilità di dedicarsi ad un’attività economica etica ed ecologica. Chi decide di aderire deve unire i propri risparmi con quelli degli altri associati. A Mantova la quota richiesta era di 20mila euro con l’obiettivo di almeno 50 adesioni. Obiettivo raggiunto visto che alla fine i soci sono 53. Una chance per i piccoli risparmiatori di acquistare un bene reale senza indebitarsi e potendolo gestire di persona. E naturalmente i prodotti della nascente azienda agricola saranno rigorosamente bio, in vendita alle cinquanta famiglie azioniste e, soprattutto, alla rete dei gruppi di acquisto solidale.

 

 Secondo Ecolcity, è però necessario stare attenti alle truffe e alle speculazioni. Tra le buone regole per non farsi truffare: aderire a un’iniziativa dove i proponenti facciano parte di coloro che si associano con annesso progetto concreto di Eco comunità, controllare che i terreni siano produttivi, e che non siano posti vicino a fonti di inquinamento. E ancora richiedere il certificato penale dei promotori e controllare le società se già precedentemente costituite, richiedere che vi sia un progetto di fattibilità, con studi sul terreno e con i piani di rientro dell’investimento.