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Transition Towns, per un futuro senza petrolio

30 giugno 2011 0 commenti

C’è una parola, anzi due, che stanno lentamente entrando nel vocabolario dei fautori della decrescita, dei gruppi di acquisto solidale, dei nuovi consumatori eticamente responsabili: Transition Towns, città di transizione, ovvero comunità a basso impatto ambientale nate in Inghilterra e Irlanda e che stanno prendendo sempre più piede del nostro Paese.

L’obiettivo? Una drastica riduzione delle emissioni di carbonio e dei consumi energetici, per sostenere il fondamentale cambiamento che accompagnerà il picco del petrolio. Con questo non ci si riferisce all’esaurimento del petrolio, ma all’impossibilità per il futuro di reperirlo in grandi quantità e a basso costo, ovvero all’esaurimento dell’approvvigionamento dell’oro nero a buon mercato.

Le “iniziative di transizione” di queste comunità pionieristiche che si definiscono “resilienti”, ovvero capaci di affrontare e superare le difficoltà della vita, si moltiplicano di mese in mese grazie anche al supporto della Transition Network (Rete di Transizione ), una società senza fini di lucro formata di recente per sviluppare il movimento nato in Inghilterra nel 2006 nella città di Totnes dalle idee di Rob Hopkins, ambientalista ed esperto di permacultura.

Punto di riferimento da cui partire per informarsi sulle iniziative nel nostro Paese, scaricare documenti, acquistare libri sull’argomento o consultare il calendario degli incontri anche nella vostra città (i cosiddetti “transition talk”), c’è il blog http://transitionitalia.wordpress.com/2010/12/12/report-e-limiti-dello-sviluppo/ mentre qui http://transitiontownsit.wordpress.com/articoli/ si può scaricare il “documento introduttivo alle iniziative di transizione”.

Il prossimo transition talk si terrà sabato 2 luglio a Ripe San Ginesio (Macerata) per “Borgo Futuro-Festival della sostenibilità” che radunerà tantissimi Gas delle Marche e oltre www.borgofuturo.net

In questo scenario “post industriale” verrebbe però da chiedersi: che differenza possiamo fare nel nostro piccolo davanti a problemi così giganteschi? In realtà è proprio la dimensione locale a giocare un ruolo chiave, attraverso azioni sia singole che collettive e soprattutto il buon esempio nella pianificazione di una decrescita dell’energia. Tra le “buone pratiche” del modello di transizione per incrementare la propria autonomia a tutti i livelli, la creazione di orti comuni, il riciclaggio di materie di scarto come materia prima per altre filiere produttive, la riparazione, il riuso e il recupero di vecchi oggetti. Alcune comunità, sull’esempio di Totnes (dove circola il Totnes pound) hanno anche introdotto una propria moneta locale che è spendibile nei negozi e presso le attività commerciali locali