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L’orologio del futuro

23 marzo 2009 0 commenti
Il "cipollone" meccanico che mi sono comprato quest'anno per Natale, riproduzione moderna di un orologio una volta in dotazione al personale delle ferrovie dello stato. L'ho comprato perché mi piaceva, ma in quel momento non avrei saputo dire perché. Ora, qualche mese dopo, l'ho capito. L'orologio meccanico non è il passato: è il futuro.



Io sono della generazione di quelli che da bambini ricevevano in regalo l'orologio per la prima comunione. Mi ricordo ancora di quello che regalarono a me: era un orologio d'oro, non saprei dire se di oro vero o placcato. Molto probabilmente, la seconda cosa.

Mi ricordo che quell'orologio dorato non mi piaceva per niente e non l'ho portato quasi mai. Questo anche perché, mi piacesse portarlo o no, andavo a scuola in una delle zone più malfamate della periferia di Firenze. A quel tempo non si parlava tanto del problema criminalità e non girava ancora droga, ma non era decisamente il caso per un ragazzo di girare in quelle zone con un orologio d'oro al polso. Così quell'orologio se n'è rimasto tranquillamente per tanti anni in un cassetto a prendere polvere. Forse c'è ancora, da qualche parte.

Era ancora un'epoca in cui avere l'orologio - d'oro o non d'oro - ti dava una certa distinzione sociale: non tutti se lo potevano permettere. Ce lo racconta anche Don Milani nel suo "Esperienze Pastorali" quando dice che per le famiglie negli anni '50 dover regalare l'orologio al figlio che fa la comunione era un discreto sforzo economico. E non vale, dice Don Milani, che lo regali lo zio, perché quando farà la comunione il cugino sarà come se se al babbo arrivasse la cambiale dell'orologio. Don Milani aveva una percezione acutissima della situazione sociale e economica dei suoi tempi.

Ma passava rapidamente il tempo in cui avere l'orologio era sufficiente per distinguerti socialmente. La cosa cominciava a dipendere da che orologio avevi. Mio zio ingegnere portava un cronometro che aveva la lancetta dei secondi che si poteva fermare e far partire. Era un oggetto che mi affascinava enormemente, era quasi parte dell'universo fantascientifico in cui leggevo di astronavi e di pistole disintegranti. Chi poteva, aveva orologi con tante lancette e tanti piccoli quadranti.

Mi pare che fosse negli anni '70 che cominciarono a comparire i primi orologi digitali. I miei amici che se li potevano permettere,ostentavano il quadrante a LED che si illuminava soltanto quando si premeva un bottone; altrimenti la batteria non ce la faceva. In poco tempo, l'orologio meccanico con le lancette fu consegnato alla pattumiera della storia. Tutti gli orologi erano elettronici e con il quadrante rigorosamente digitale.

Credo che il "picco dell'orologio" come status symbol sia stato più o meno negli anni '80, dopo di che il ruolo è passato al telefonino; simbolo classico dello yuppy anni '90. C'è sempre uno status symbol predominante: un tempo era il cappello, poi è stata l'automobile, poi - appunto - l'orologio e infine il telefonino. Chissà che nel futuro non possa diventare il fatto di avere i pannelli fotovoltaici sul tetto; ma per arrivarci forse bisognerà trovare il modo di farli dorati come i vecchi orologi per le prime comunioni.

Via via che gli oggetti tecnologici calano di prezzo, perdono il loro ruolo di status symbol. I telefonini, probabilmente, hanno già fatto il loro tempo in questo ruolo. Questo potrebbe far ritornar fuori gli orologi che, nel frattempo, si sono liberati della tirannia dei quadranti digitali e sono tornati alle buone, vecchie lancette; molto più facili da leggere. Curiosamente, la sconfitta dei quadranti digitali è stata veramente totale. Oggi, non si trovano nemmeno più in vendita nei negozi dei cinesi.

C'è chi l'orologio non lo porta proprio e chi è tornato ai pacchiani orologi d'oro come status symbol. Personalmente, ho fatto una strada un po' diversa. Ancora prima della sconfitta dei quadranti digitali, mi ero comprato un orologio a lancette a un mercatino per (mi pare) quattordici euro. Con quello, sono andato avanti per anni, solo cambiando ogni tanto la batteria e il cinturino (in rigorosa plasticaccia nera). Poi, qualche mese fa, camminavo per la strada e mi è capitato sotto gli occhi questo orologio a cipolla; non un pezzo d'antiquariato ma una riproduzione moderna di un orologio degli anni '20. Perché no? Mi sono detto. Me lo sono comprato e ho messo in un cassetto il vecchio e fedele orologio da polso. Da allora, uso l'orologio a cipollone normalmente.

Mi ci è voluto un po' di tempo per capire esattamente perché il vecchio cipollone mi attira tanto. Ha a che vedere - indovinate - con il picco del petrolio e, soprattutto, con il picco dei minerali. Vedete, un orologio digitale moderno è fatto con tanta bella tecnologia, ma è anche vero che per farlo ci vuole molta energia e tanti materiali rari e in via di esaurimento. In più, va con la batteria a litio che non è poi così raro, ma la batteria è comunque una cosa costosa da produrra. Insomma, credo che di fronte a certi aggeggi ci sia da domandarsi se ne abbiamo veramente bisogno via via che entriamo in un'epoca di scarsità di materie prime.

Ora, non mi fate fare l'oscurantista e non mi fate dire cose che non ho detto. Non dico che bisogna tornare in tutto e per tutto alla tecnologia degli anni '20. Non si potrebbe fare a meno della microelettronica per far funzionare un telefono cellulare o un navigatore satellitario. L'orologio meccanico che porto è soltanto l'emblema di un concetto. Lo è perché usa soltanto materiali comuni e poco costosi: acciaio, cromo, vetro e poco più. Un orologio così non fa uso di risorse rare, può durare decenni e ti dice che ore sono con una precisione sufficiente se solo ti ricordi di caricarlo tutti i giorni. Per tante cose, va benissimo. E' esattamente come utilizzare una bicicletta (altro oggetto tipico degli anni '20 e anche prima) al posto di una macchina. Per certe cose, ci vuole un veicolo più robusto e più pesante di una bicicletta e per quello dobbiamo destinare le risorse rimanenti a costruirlo solido e efficiente usando trazione elettrica e batterie. Ma quando non c'è bisogno di trasportare roba pesante o su lunghe distanze, basta una bicicletta. E' una questione di proporzione.

E' andata a finire che quando parlo ai convegni faccio vedere il mio orologio a cipollone e racconto che è un'immagine del futuro. E' un futuro sobrio, nel senso che se sappiamo gestire bene le risorse che ci rimangono, potremo ancora avere quello che ci serve, ovvero sapere che ore sono. Se non ce le sapremo gestire, ci troveremo di fronte a un futuro povero, che è tutta un'altra cosa: avremo orologi molto belli e complessi che, però, segneranno l'ora esatta soltanto due volte al giorno.