Nessuno più si fida di nessuno
Vi passo qui di seguito un bel "rant" (sfogo) di Michael Tobis, climatologo che gestisce il blog "Only in for the gold". Il titolo si riferisce all'accusa che gli hanno fatto di occuparsi di clima "per i soldi". E' un bel blog ricco di informazioni e di approfondimenti. Se masticate bene l'inglese, vi suggerisco di seguirlo.
Qui vi passo una sezione del testo in cui Michael Tobis centra benissimo il problema di comunicazione che ci troviamo davanti: con l'ingresso di internet, non abbiamo più punti di riferimento e la maggior parte di noi non ha i "filtri" che sarebbero necessari per eliminare il rumore. Se avete tempo, leggetevi tutto il post.
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Verso un giornalismo scientifico sostenibile per un mondo sostenibile.
Di Michael Tobis
Prima dell'internet, chiunque poteva dire qualsiasi cosa, ma nessuno poteva trovare chi lo ascoltava. In Inghilterra, si manteneva la tradizione degli oratori che parlavano stando in piedi su delle scatole di sapone, immagino, ma dubito che chiunque possa oggi ottenere un'udienza in quel modo. L'azione, per almeno un secolo, è stata tutta nelle mani dei mass media. Di conseguenza, per il periodo di vita di quelli che vivono oggi e fino a pochi mesi fa, erano gli interessi monetari a decidere chi poteva parlare e chi doveva stare zitto.
Questo si è interrotto parzialmente nel periodo dal 1966 al 1974, il breve periodo chiamato a volte "gli anni 60" in cui i radicali capivano i media meglio di quelli che li gestivano. Rapidamente, tutto quello che c'era di interessante su quel periodo, è stato sterilizzato, offuscato, e doverosamente dimenticato da tutti quelli che non hanno avuto il privilegio di diventare adulti in quel periodo.
Il controllo dell'input intellettuale è completamente a pezzi, oggi. Non c'è governo dell'internet. E' il dominio della folla, come potrete notare istantaneamente se fate una ricerca con Google di "consenso sul global warming". Le corporazioni controllano una sezione dell'economia più grande di ogni altro periodo - anche i baristi (quelli che fanno il caffé) si commerciano in pubblico. Ma hanno perso il controllo dei media in un modo che fa sembrare la rivoluzione degli anni '60 come una goliardata (che, in un certo senso, è stato se ci pensate un attimo)
Il controllo delle corporazioni sulla "finestra di Overton" (n.d.t. un concetto che descrive che cosa è ammissibile discutere pubblicamente e fornisce metodi per rendere accettabili opinioni prima giudicate troppo estreme) (grazie a Eli per avermi insegnato il concetto) si stava già indebolendo prima che il disastro dell'AIG (n.d.t. La AIG è una compagnia multinazionale di assicurazioni andata in bancarotta nel 2008) provò quello che molti di noi avevano sempre sospettato a proposito dei vari Phil Gramm al mondo (n.d.t. Gramm è un politico americano accusato di aver prodotto una legislazione che ha favorito il crollo del mercato finanziario del 2008). Adesso non c'è più speranza. Abbiamo libertà di parola, ma non ha molta importanza dato che nessuno più si fida di nessuno.
Queste sono notizie altrettanto molto buone che molto cattive. La libertà di espressione è la buona notizia. Se avete qualcosa di interessante da dire, potete trovare un'udienza che la troverà interessante. Oggi, c'è molta roba interessante da leggere.
Sfortunatamente, abbiamo anche cattive notizie. Le bugie costano meno della verità; vaghe allusioni costano meno di un'analisi bilanciata e costa meno inventarsi qualcosa che fare un'analisi basata su interviste e investigazioni. In breve, il rumore domina sul segnale. Così come sono messe le cose, la maggior parte della gente non ha filtri efficaci.
Una funzione importante che una volta era fornita dalle corporazioni, e prima di loro dalla cultura e dalla chiesa, era di dare un senso di cosa era ragionevole e di cosa era folle, che cosa ere degno di una conversazione educata e di cosa si poteva certificare. Via via che perdiamo questa conoscenza imposta di cosa è appropriato, abbiamo un bisogno disperato di filtri, di meccanismi affidabili per connettere quelli che hanno perso la fiducia in tutte le istituzioni e le persone che veramente vogliono fare qualcosa di buono e che sanno di cosa c**** stanno parlando.
Testo originale
Before the internet, anybody could say anything, but nobody could get anybody to listen. The Brits maintained their soapbox tradition in Hyde Park, I imagine, but I doubt anybody gathers much of an audience that way anymore. The action, for almost a century now, has been in the mass media. Consequently, for the lifetime of everybody living and until just a few months ago, it was the moneyed interests who decided who would speak and who would be silent.
This broke down a bit in the period of 1966-1974, often called "the sixties", a brief period when radicals understood media better than the people who owned them. Soon enough everything interesting about that period was sanitized, obfuscated and duly forgotten by everybody who wasn't privileged to come of age exactly at that moment.
Control of intellectual input by the corporate sector is totally shattered now. There is no governance on the internet. It's totally mob rule, as a Google search on "global warming consensus" will instantly reveal. The corporations run a bigger chunk of the economy than ever; even our barristas are publicly traded. But they have lost control of the media in a way that makes the revolution of the sixties look like a fraternity prank. (Which, in a way, it was, come to think of it.)
The corporate control of the Overton window (thanks to Eli for teaching me the concept) was already weakening before the great AIG screwup proved what many of us had always suspected about the Phil Gramms of the world. Now it's hopeless. Speech is uncontrolled but it doesn't matter very much, because nobody trusts anybody anymore.
This is both very good news and very bad news. Freedom is the good news. If you have something interesting to say, you can find the audience to whom it is interesting. There is much more interesting stuff to read nowadays.