Il festival dell’energia di Lecce
Il "diamante" che troneggiava in una piazza di Lecce durante il festival. Costruito dall'ENEL, è una struttura sferoidale dove l'energia prodotta da alcuni pannelli fotovoltaici viene immagazzinata in forma di idrogeno all'interno di serbatoi sferici. Per dirla con Paolo Villaggio: per me, è una boiata pazzesca. (vedi anche la critica di Gianni Comoretto)
Di ritorno dal Festival dell'Energia di Lecce, tenuto dal 14 al 17 Maggio, vi passo qualche impressione, necessariamente limitata, di un convegno organizzato veramente "in grande". Non ho idea di quanto sia costato tutto l'ambaradan, ma siamo certamente su cifre stratosferiche. Lecce era tappezzata da manifesti, c'erano chioschi e stand del convegno a decine, in più c'erano concerti e spettacoli, come pure ragazze in uniforme che pattugliavano le strade distribuendo volantini. Insomma, se stavi a Lecce il convegno non lo potevi proprio ignorare.
La spettacolarizzazione ha dei vantaggi ma, come per tutte le cose, se si esagera si ottiene un risultato controproducente. Così, i vari aggeggi erano indubbiamente spettacolari, ma con quale risultato? Di fronte a un aggeggio come il "diamante energetico", non è che se ne ricavava l'impressione che l'energia rinnovabile è un costoso e inutile giocattolo per bambini?
Prendete un altro esempio: il palco dove si esibivano i vari artisti e che era definito come "alimentato al 100% da energia rinnovabile". Ora, questo palco aveva un totale di 16 pannelli fotovoltaici connessi a dei grossi pacchi-batteria. Sufficienti per alimentare sempre al 100% amplificatori e luci di scena? Non ve lo so dire con esattezza, ma ho dei forti dubbi. In ogni caso, la sistemazione era molto criticabile con due set di otto pannelli ciascuno, orientati in verticale in direzioni opposte su due lati del palco: una sistemazione estremamente inefficiente, specie alle nostre latitudini. Come minimo, un grande spreco di pannelli e batterie per un uso dove nessuna delle due cose è necessaria. Se da tutto questo uno si fa l'idea che l'energia rinnovabile è un inutile spreco di soldi, non gli si possono dare tutti i torti.
Anche sul programma delle presentazioni, avrei qualche critica. Il concetto di "energia" è vastissimo e gli organizzatori hanno cercato di coprire un po' tutto senza però riuscire a trovare un filo conduttore. Forse avrebbe dovuto esserlo la "lectio magistralis" affidata a Piergiorgio Odifreddi, ma anche questo mi ha lasciato perplesso. Odifreddi ha dei grossi meriti in tante cose, ma non lo si può definire un esperto di energia. Immagino che anche la sua presenza sia stata dettata più che altro dalla ricerca della spettacolarizzazione mediante un personaggio noto. Ma i risultati non sono stati entusiasmanti. Non ho sentito la lectio magistralis perchè sono arrivato il giorno dopo, ma ho sentito parlare Odifreddi in un altra presentazione che ha dato Venerdì sera. Francamente, quando ha parlato di energia non è riuscito a far di meglio che inanellare una serie di banalità, una dopo l'altra.
La spettacolarità del convegno si vedeva anche nel modo in cui sono stati gestiti gli interventi. Si parlava, infatti, di "talk show" piuttosto che di conferenze. Da un certo punto di vista, è bene vivacizzare un po' gli interventi. Nella media, le conferenze sull'energia consistono in una parata di esperti che straparlano al minimo per una mezzoretta ciascuno. Non c'è dibattito di nessun tipo e il tutto è solo leggermente meno noioso di una lezione sui Promessi Sposi tenuta all'ultim'ora di un Sabato mattina.
Invece, al festival il dibattito era moderato attivamente. Era anche proibito l'uso di quell'arma di distruzione di massa dei cervelli umani che è il Power Point. I risultati sono stati spesso interessanti. Tuttavia, si può anche esagerare se si trasforma il dibattito in una rissa. Questo è successo più di una volta, per esempio nel caso della presentazione di Odifreddi che ho citato prima. Oltre a trovarsi un po' sperduto in un campo che non è il suo; Odifreddi si è anche trovato di fronte una "moderatrice" estremamente aggressiva che ha trasformato la presentazione in un battibecco a due; cosa decisamente poco interessante per chi stava a sentire.
Altro cattivo esempio è stato il dibattito che ha messo a confronto Sergio Castellari, climatologo serio, e due totali incompetenti di clima dei quali, per carità di patria, taccio il nome. Il talk show era intitolato "Cambiamenti climatici fra psicosi e verità". Già il titolo vi dice qualcosa sull'intenzione degli organizzatori. Considerate poi che il moderatore era fortemente "di parte" (ovvero dalla parte degli incompetenti) e vedete che Castellari si è trovato in minoranza e messo in mezzo in un fuoco di fila di polemiche di basso livello. Fortunatamente, Castellari ha ribattuto colpo su colpo, senza mai lasciarsi intimidire o sommergere. Ciononostante, combattere uno contro tre è sempre difficile e la tattica dei negazionisti non è tanto di portare argomenti seri quanto di creare confusione per confondere le idee al pubblico e ai politici e fermare ogni provvedimento contro il riscaldamento globale. Non si può negare che questa tattica stia avendo un certo successo in Italia.
Per quanto riguarda la mia presentazione al convegno (intitolata "Petrolio, siamo al punto critico?"); avevo il dubbio che qualcuno volesse farmi lo stesso scherzo fatto a Castellari. Perlomeno, il moderatore si è rivelato sfacciatamente di parte, definendo ASPO come una "setta", citando non so più quale petroliere saudita che parlava di 12 mila miliardi di barili di riserve (un buon 10 volte di più del valore comunemente accettato) e in generale riferendosi con evidente supponenza nei riguardi delle "teorie di Hubbert". Nella pratica, tuttavia, il dibattito è stato equilibrato. Insieme a me c'era il prof. Ugo Bilardo, persona molto competente sul petrolio e che mi è parso avere una posizione simile alla mia sulla questione del picco (forse perché si chiama Ugo anche lui?). L'altro partecipante era Carlo Stagnaro, che si definisce a volte "anti-picchista". Ma Stagnaro è persona intelligente e preparata; a un livello anni luce superiore a quello dei due pataccari che hanno assaltato Castellari al dibattito sul clima. Fra me e Stagnaro, se c'è stato un duello è stato un duello di fioretto, dove alla fine ci siamo trovati daccordo su molti punti. Dovremmo rifarlo con più calma, un giorno o l'altro.
Ripensando a tutta la faccenda di Lecce, mi viene da pensare come le cose si siano evolute in pochi anni. C'è stato un periodo, 7-8 anni fa, quando avevamo fondato ASPO-Italia, in cui l'energia non interessava a nessuno. Facevamo dei convegni malinconici davanti a delle platee vuote. Poi, evidentemente, il fatto che l'energia sia un problema ha cominciato a diventare una cosa che sanno tutti. Purtroppo, non sono del tutto sicuro che mega-eventi come quello di Lecce siano la strada giusta per trovare una soluzione. Diciamo che, come cosa positiva, perlomeno rinforzano il concetto che c'è un problema serio. Ma, se lo vogliamo veramente risolvere, non basta inventarsi giocattoli costosi. Vedremo nei prossimi anni se riusciremo a fare qualcosa di più concreto.