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Ma i sacchetti ecologici, lo sono?

14 giugno 2009 0 commenti

sacchettobio

Un sacchetto “ecologico” appena arrivato dal supermercato. Notate due cose che ci sono scritte sopra: “biodegradabile al 100%” e “adatto per la raccolta dell’umido”. Entrambe le cose sono probabilmente false.

Nota aggiunta posteriormente: le conclusioni di questo post devono essere aggiornate e parzialmente modificate sulla base di nuovi dati forniti dalla Novamont, produttrice del polimero MaterBi. Trovate queste nuove considerazioni a questo link sul blog.

Di Ugo Bardi

La pubblicità ci illude di tante cose; forse l’area dove si prendono i bidoni peggiori è quella della cosiddetta “sostenibilità”. Cosa è sostenibile e cosa no dipende spesso dagli occhi del credente. Senza andare troppo lontano in questo campo, ultimamente abbiamo visto arrivare nei supermercati i sacchetti “ecologici”. Ma lo sono veramente?

Ho cercato un po’ su internet qualche dato su di questa roba. Tipicamente, si tratta di un polimero chiamato “MaterBi” . Guardando bene sui vari siti si trova che il MaterBi è un composto di amido, poliestere, e altri materiali plastificanti. Il poliestere si produce, normalmente, dal petrolio. Non ho trovato in nessun posto quale sia la frazione di poliestere nel MaterBi ma, comunque, chiaramente non è tutto di origine vegetale. Quindi, con tutta la buona volontà non lo si può definire un materiale “ecologico” o “sostenibile”. Che il MaterBi sia fatto, almeno in parte, a partire dal petrolio è confermato in un articolo di Cementero e Zanardi (link).

Cercando su internet, trovate molte lodi a questo materiale per la sua biodegradabilità. Ma si fa subito confusione fra compostabilità e biodegradabilità. Un polimero è biodegradabile se viene completamente trasformato in CO2 e H2O. Compostabile, invece, vuol dire che non lascia residui evidenti quando viene compostato; ovvero si disgrega in particelle minute. Ma questo non vuol dire che venga completamente trasformato in CO2 e H2O.

C’è una norma specifica, la ISO 14855, che definisce la biodegradabilità ma non la trovo applicata al MaterBi in nessun posto. Quindi, non c’è evidenza che lo si possa definire “biodegradabile”, come invece troviamo scritto trionfalmente sui sacchetti e un po’ ovunque su internet. Viceversa, si dice che il MaterBi è in grado di passare un test di compostabilità secondo la norma EN 13432, come si trova scritto sui sacchetti e anche sul sito della Novamont che lo produce (www.novamont.com). Sono andato a cercarmi la norma su internet e - come sempre per queste norme - se la vuoi completa te la fanno pagare, e non poco (minimo 41 Euro). Non si capisce per quale ragione queste norme devono essere tenute nascoste al pubblico come se fossero segreti di stato. Comunque, sono riuscito a trovare una descrizione abbastanza dettagliata della procedura nell’articolo di Centemero e Zanardi che ho citato prima.

In sostanza, il test di compostabilità degli imballaggi si fa in condizioni decisamente “toste”, ovvero a 50 gradi e umidità controllata, in presenza di non oltre l’1% in peso del prodotto da testare. Il resto, il 99%+ è substrato organico. In queste condizioni (alquanto estreme per un processo di compostaggio)  si richiede che venga compostato almeno il 90% (sempre in peso) del prodotto in 3 mesi. La verifica della compostabilità si fa per mezzo di  un setaccio con maglie di 2 mm. Non ho dubbi che i sacchetti di MaterBi del supermercato abbiano superato questa prova. E’ altrettanto ovvio che il MaterBi sta in una classe di compostaggio ben diversa da quella di un torsolo di mela che, in queste condizioni, composterebbe in poche ore. Ma, a questo punto, si pone la domanda: come si comporta il MaterBi al compostaggio pratico? Ovvero, che succede se lo butti in un compostatore domestico o in un impianto comunale di compostaggio?

La risposta a questa domanda non l’ho trovata su internet, a parte che in forma di esortazioni assai ottimiste che invitano a usare le buste come contenitori per la raccolta dell’organico. Allora, mi sono attrezzato per fare qualche prova sperimentale a casa mia. Ho usato il compostatore elettrico della Naturemill, di cui ho parlato altrove. L’arnese composta a 40 gradi e ottiene velocità molto superiori rispetto a quelle che si possono ottenere in un compostatore tradizionale. La frutta sparisce in una notte; materiali fibrosi spariscono al massimo in 48 ore. E’ la Ferrari dei compostatori domestici. Lo vedete qui in tutto il suo fulgore:

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Allora, come si comporta il sacchetto di MaterB al compostatore? Beh, andiamo per gradi. Ecco il sacchetto tagliuzzato messo dentro la camera di compostaggio:

baginsidecomposter

Ed ecco i risultati dopo una settimana di compostaggio accellerato:

moldinsidecomposter

In questa figura, vedete un certo numero di cose: il compost “buono” derivato dai resti di cucina è la massa bruna al centro. Vedete l’agitatore meccanico e - se ci fate caso - notate anche un pezzettino di sacchetto non compostato che spunta dalla massa. La roba biancastra sui bordi è muffa: non l’avevo mai vista formarsi in questo compostatore, ma se ne è formata in grande quantità dopo averci messo i pezzetti di sacchetto di materBi. Inoltre, questo compost puzza; cosa per niente normale con questo compostatore. Attribuisco il puzzo alla presenza del MaterBi non compostato che impedisce la corretta aerazione della massa di compost

Ed ecco i risultati dopo una settimana di trattamento; quando mi sono deciso a estrarre questa robaccia dal compostatore perché mi stava appuzzando tutto e rendendo difficile compostare tutto il resto.

risultatifinalicompostbag

Dopo una settimana, il materiale del sacchetto è rimasto più o meno intatto, anche se ha cambiato colore diventando nettamente più scuro. E’ perfettamente possibile che se ce lo avessi tenuto tre mesi, come da specifiche della prova EN 13432, avrei finito per compostarlo almeno al 90%. Però, è chiaro che questa roba è tutt’altra cosa dei residui organici domestici. Decisamente non è il caso di buttare questi sacchetti dentro un compostatore domestico di quelli comuni, probabilmente ce li ritroverete ancora, più o meno intatti%2