Abbiamo abbastanza posto per il fotovoltaico in Italia?
La nostra centrale nucleare a fusione. Funziona e produce energia gratis.
Continua ad imperversare la leggenda che il fotovoltaico richiede troppo posto per essere una cosa pratica. Dopo che ho pubblicato un post che faceva vedere le aree necessarie per la produzione di energia mondiale, c’è stato chi mi ha scritto dicendomi che, si, va bene, è vero che c’è tanto sole nei deserti africani e asiatici, ma l’Italia è un paese piccolo e sovrappopolato e che piazzare gli impianti rinnovabili in Italia prenderebbe troppo posto e che, pertanto, le rinnovabili non riusciranno mai a soddisfare tutte le nostre necessità. Questa che “le rinnovabili non potranno mai” è una frase favorita da tanta gente, per qualche ragione.
Tuttavia, nel frattempo, Domenico Coiante mi aveva già mandato un un riassunto delle necessità territoriali in Italia. Secondo Coiante, le aree marginali abbandonate dall’agricoltura che si trovano al centro sud e nelle isole ammontano a 22650 kmq. Sono dati Istat dell’ultimo censimento. Se ne volessimooccupare 20000 kmq con impianti PV a pannelli piani fissi dell’attuale tecnologia al silicio cristallino, potremmo produrre 1670 TWh all’anno, pari a 144 Mtep. Il fabbisogno energetico nazionale 2007 è stato di 194 Mtep.
Ancora una volta, si vede che di posto ne abbiamo in grandissima abbondanza. Per ulteriori dati, possiamo consultare l’articolo dettagliato di Domenico Coiante.”Fonti Rinnovabili in Italia e problematiche per l’applicazione“, dove leggiamo, fra le altre cose:
Come è noto, l’Italia è un Paese relativamente piccolo e densamente abitato. La configurazione orografica del territorio è in gran parte abbastanza accidentata, mentre le zone pianeggianti e collinari sono quasi tutte impegnate dalle attività agricole e industriali. Allora, come prima cosa, dobbiamo verificare se esiste uno spazio di manovra per le fonti rinnovabili e quanto esso è esteso. Per rispondere a questo quesito, conviene far riferimento ai dati della penultima colonna, elaborandoli in modo da ricavare l’indice di occupazione territoriale, definito come l’area occupata dagli impianti in grado di produrre annualmente una quantità d’energia equivalente a 1 Mtep di petrolio. Per semplificare, l’indice può essere ottenuto prendendo il valore intermedio di ciascuna forcella ed utilizzando tale dato per calcolare l’estensione territoriale in km2 necessaria in media per produrre 1 Mtep. Si ottiene la seguente situazione:
- solare termico: 32 km2
- fotovoltaico: 44 km2
- solare termodinamico: 55 km2
- eolico:130 km2
- biomasse per elettricità: 850 km2
- biocombustibili liquidi: 8000 km2
(il dato per l’eolico p dato con riferimento all’area occupata dall’intero parco eolico, dove si praticano anche altri usi del terreno) Come si vede, si va dai 32 km2 del solare termico ai 55 del solare termodinamico, per finire con gli 8000 km2 di buon terreno agricolo necessari per 1 Mtep di biocombustibili liquidi. Come si è visto, l’obiettivo del Pacchetto 20-20-20 già di per sé richiede nell’immediato la produzione aggiuntiva di circa 14 Mtep, cosa che implica l’occupazione di qualche centinaio di km2.
Più in generale, inoltre, c’è per il futuro la necessità di contrastare efficacemente la crisi climatica globale mediante la sostituzione dei combustibili fossili con le fonti rinnovabili e ciò richiede la produzione di decine di Mtep con queste fonti. Tutto questo richiede necessariamente l’occupazione di aree di dimensioni complessive dell’ordine del migliaio di km2.
Sorge allora una domanda: Esiste in Italia la disponibilità di aree adatte agli impianti rinnovabili in una tale quantità?
<..>
Si può costatare che le aree marginali (terreni aridi e abbandonati, coperture di edifici industriali e commerciali) ammontano a 22600 km2, pari al 7.5% del territorio nazionale (dati censimento del ’91). Dati ISTAT più recenti, quelli del censimento 2001, mostrano che un raddoppio di tali aree è avvenuto nel decennio ‘91- 2001. Negli anni ’80 una ricerca del CNR aveva già identificato, addirittura a livello catastale, l’ammontare dei terreni aridi e abbandonati, che si trovavano al CentroSud e sulle Isole, in quantità pari a 2 milioni di ettari, cioè 20000 km2.Chiaramente queste aree sono poco adatte per le coltivazioni agricole, ma possono essere “coltivate” proficuamente con il solare, ad esempio con il fotovoltaico.
Tutto questo non va preso come la promessa di una cornucopia di abbondanza. Le rinnovabili sono tecnologie ancora costose e sulle quali bisogna lavorare. Ma la solita frase che “le rinnovabili non riusciranno mai a soddisfare le nostre necessità” per via dell’area necessaria è una delle tante bufale che girano per il web e per i media.