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Francesco Meneguzzo e il paradosso di Jevons

26 luglio 2009 0 commenti

asseverticale

Le turbine ad asse verticale piacciono a molta gente che le considera meno invasive delle mega-turbine a torre che sono il sistema principale per ottenere energia eolica. Può darsi che siano meno invasive, ma è anche vero che, nella maggior parte dei casi, sono estremamente poco efficienti. Piazzarle poi in aree urbane, come si sente spesso proporre, è una sciocchezza per via della scarsità di vento e la sua intermittenza.(immagine da www.rinnovabili.it)

In una recente discussione che c’è stata sulla lista “Baseverde”, Francesco Meneguzzo ha dato un’ottima sintesi del paradosso di Jevons e di come lo si può applicare al dibattito sulla priorità o meno dell’efficienza energetica e il risparmio rispetto all’energia rinnovabile. La discussione era iniziata con qualcuno sulla lista che aveva sostenuto la necessità di opporsi ai grandi impianti eolici, mentre invece bisognava “puntare sul microeolico cittadino” che in un messaggio successivo aveva esplicitato come impianti ad asse verticale. A questo punto, Meneguzzo non ne ha potuto più e ha fatto notare come i sistemi ad asse verticale sono poco efficienti,  che le città non sono abbastanza vento e che hanno grossi problemi di intermittenza, turbolenza e disponibiltà.

Ne è seguita questa risposta:

“…il primo tema su tutti è l’efficienza energetica e il risparmio energetico. dopo di ciò si può parlare delle rinnovabili e delle nuove tecnologie.”

Che ha dato a Meneguzzo il via per la sua spiegazione del paradosso di Jevons.

No, è l’errore più grande di tutti. Cerco di spiegarmi.

A meno che tu non pensi a un governo mondiale delle risorse, se una frazione 1/n della popolazione si mette a risparmiare energia primaria, accade che questa stessa energia primaria cala corrispondentemente di prezzo; a questo punto, la restante frazione (n-1)/n della popolazione aumenta il proprio potere d’acquisto dell’energia primaria e, non avendo limiti, la acquisterà e utilizzerà, col risultato di riprotare in equilibrio il bilancio complessivo.

Il risultato netto sarà che la frazione 1/n vivrà peggio, e il restante uguale o meglio, mentre le risorse energetiche e l’ambiente staranno come prima o peggio. Un bel risultato!

Se invece copri il fabbisogno corrente, o anche in previsione di più, con fonti rinnovabili accade che nel medio (sempre più breve) termine la frazione 1/n pagherà zero la propria energia senza sacrifici, e il resto si arrangerà con le fonti convenzionali, ma con l’esempio del 1/n di gratuità senza sacrifici, che sarà indotto a seguire. E’ quello, per inciso, che sta accadendo, per fortuna, mentre i sacrifici correnti, non voluti ne’ desiderati perchè mancano pure le risorse per mettere i doppi vetri, derivano in (gran) parte dal ritardo sulle energie rinnovabili.

Beh, come vi potete immaginare, nel dibattito che ne è seguito, tutti hanno dato addosso a Meneguzzo. Dal che si deduce che la maggior parte degli ambientalisti italiani (o, perlomeno, quelli che scrivono su “baseverde”) sono del tutto incompetenti sia in campo energetico come nel campo dell’economia. Del resto, ci deve ben’essere una ragione per i continui disastri elettorali subiti dai verdi italiani.