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Petrolio: a che punto siamo?

2 settembre 2009 0 commenti

La produzione mondiale di "tutti i liquidi" secondo Rembrandt Koppelaar (the oil drum). Gli ultimi mesi hanno mostrato qualche segno di ripresa, ma - nella media - continua il sostanziale stallo nella produzione che dura ormai da cinque anni buoni. E' difficile distinguere un vero e proprio "picco di produzione" in questo lungo altopiano petrolifero che ormai si può vedere come un vero e proprio picco molto slargato. Il picco "formale" potrebbe essere stato nel 2008, ma lo stallo potrebbe durare fino al 2010, con oscilazioni intorno al valore medio attuale che rimane intorno agli 84-85 milioni di barili al giorno. Il picco viaggia al rallentatore, ma non per questo lo si può ignorare.


In politica, ci sono molte persone che hanno fatto carriera con l'essere contro qualche idea o tendenza, definendosi anticomunisti, antifascisti, antinuclearisti, eccetera. Ma c'è al mondo un solo "antiCampbellista", Michael Lynch, che si è costruto una carriera e una notorietà quasi esclusivamente criticando Colin Campbell, presidente onorario e fondatore di ASPO (association for the study of peak oil).

E' difficile capire che gusto ci sia a passare la propria vita criticando un'altra persona, ma evidentemente è una cosa che rende. Recentemente, Lynch è riuscito a farsi pubblicare un articolo sul New York Times intitolato "il picco del petrolio è uno spreco di energia". Ci vuole poco a indovinare di cosa tratta: è tutto dedicato a criticare Campbell (!!).

Non vi sto a ragionare troppo su questa nuova opera di Lynch che, come al solito, è poco più che una sua versione della storia di Pierino e il lupo. Una buona critica fattuale la trovate nell'articolo di Kevin Rietmann su "The Oil Drum" dove si dimostra che Lynch usa sempre lo stesso trucco: confonde ad arte il concetto di "petrolio convenzionale" con quello di "tutti i liquidi".

I due concetti sono diversi: fino a non molti anni fa, quando si parlava di petrolio si intendeva soltanto il "convenzionale"; ovvero quello che viene fuori liquido dai pozzi. Negli ultimi anni, il tentativo disperato di continuare a far vedere curve in crescita, o perlomeno non in calo, ha portato le varie agenzie ad aggiungere al computo qualsiasi cosa sia liquida e bruci; incluso il "gas condensate", i biocombustibili, eccetera. Cambia poco, ma questo ha causato una certa confusione; che alcuni hanno sfruttato per i loro scopi.

Così, nell'articolo del NY times Lynch mostra un grafico che dovrebbe demolire le previsioni di Campbell, facendo vedere che nel 1997 Campbell aveva previsto una produzione di circa 69 milioni di barili/giorno per il 2009. Se guardate il rapporto di Koppelaar che ho citato prima, vedrete che la produzione effettiva di petrolio convenzionale è stata di poco più di 70 Mb/giorno. Un buon risultato quello di Campbell, considerando che era una previsione a oltre 10 anni fa. Invece, Lynch stesso ci fa vedere la sua previsione totalmente sballata di quasi 90 Mb/giorno. Lynch su queste cose ci marcia sopra soltanto perchè riesce a confondere le idee dei lettori mischiando i dati per il petrolio convenzionale e per tutti i liquidi.

A parte Lynch, che è sempre il solito, curiosamente questo 2009 sta vedendo un buon numero di contestazioni al concetto di "picco del petrolio", nonostante l'evidenza che la produzione non aumenta più da anni. Alcuni, semplicemente, non hanno capito il concetto di "picco di produzione" e hanno pensato che in qualche modo il picco era correlato ai prezzi. Avendoli visti abbassarsi, hanno pensato nelle loro testoline piccoline che in qualche modo il picco non c'era più. Altri continuano a dire "che problema c'è? Basta scavare" e alcuni si sono impadroniti del concetto di picco ma, molto ottimisticamente, lo hanno spostato molto avanti nel futuro, come in alcune recenti dichiarazioni di Claudio Bertoli (CNR) che non lo vede prima del 2030.

Insomma, c'è chi crede in una ripresa produttiva. Chissà, magari si riuscirà ancora a tirar fuori qualcosa in più di robaccia nera, liquida e infiammabile da questo povero pianeta. Ma ci si dimentica spesso che si parla di quanto petrolio si può produrre, ma quello che conta è quanto petrolio possiamo utilizzare. E qui, le cose si fanno veramente magre.

Il picco di produzione per persona è stato addirittura negli anni 1970, secondo i dati di Richard Duncan. Questo vuol dire che, anche se da allora la produzione petrolifera ha continuato ad aumentare debolmente (fino al 2004), nella media c'è stato meno petrolio disponibile per ognuno di noi. Certo, vivendo nei paesi "sviluppati", di questo declino non ce ne siamo accorti molto dato che è avvenuto principalmente nei paesi poveri. Ma negli ultimi anni, c'è stato anche il "picco delle esportazioni", ovvero il fatto che i paesi produttori consumano sempre più petrolio e ne esportano di meno. Questo riduce ulteriormente le disponibilità di petrolio per noi, e i risultati si vedono con il calo dei consumi.

In sostanza, è inutile continuare a sognare un'impossibile ritorno dell'abbondanza e nemmeno perdere il nostro tempo a disquisire su se e quanto le previsioni di dieci anni fa erano giuste o sbagliate. I dati sono chiari: la disponibilità di petrolio è ormai in declino da anni e non ha senso impiegare risorse preziose per cercare di strizzare ulteriormente un limone ormai spremuto. Usiamo ancora il petrolio che rimane, dato che non ne possiamo fare a meno, ma cerchiamo di dirigerci il prima possibile verso altre fonti.