De Reditu
A dimostrazione dell'interesse che abbiamo per il tempo della caduta dell'Impero Romano, nel 2003 è uscito un film intitolato "de Reditu", tratto piuttosto liberamente dal testo di Rutilio Namaziano e che ci racconta della condizione dell'Impero nei primi anni del quinto secolo. E' stato ben poco nei cinema e il dvd non si trova in nessun posto. Sono riuscito però a scaricarlo da Internet (ringrazio Fabio Santoni per il link) e ora ve ne passo un breve commento.
Il "De Reditu Suo" è un documento raro che abbiamo dal tempo della dissoluzione dell'Impero. Scritto da un patrizio Romano in fuga dalla città ormai diventata invivibile, ci presenta un quadro impressionante di un mondo che stava scomparendo rapidamente. Nei primi anni del quinto secolo, Namaziano viaggia in nave verso la Gallia e ci parla di strade crollate, città abbandonate, fortezze in rovina, disordini e guerre. Insomma, gli ultimi anni di un impero che poi sarebbe scomparso anche formalmente qualche decennio dopo.
Ho commentato in un post sulla caduta dell'impero romano come Namaziano veda il crollo davanti ai suoi occhi ma non riesca a capirlo. Per lui è solo qualcosa di temporaneo che - prima o poi - dovrà passare con il ritorno di Roma alla gloria del passato. L'interesse del libro è sia nel quadro che ci da del crollo, sia in questa incapacità degli uomini del tempo di capirlo. L'ho chiamata la maledizione del pesce che nuota ma non riesce a percepire l'acqua. In questo problema sta il fascino del "De Reditu" che ci colpisce perché sentiamo di soffrirne anche noi.
Claudio Bondi, regista del film, deve aver sentito anche lui il fascino del libro in questo senso e si è dedicato a ricostruire per immagini il senso e lo spirito del testo di Namaziano. Certo, fare un film storico di un'epoca così remota è difficile e per forza ci si scontra con delle incongruenze. Qui, la casa di Namaziano ha degli infissi che sembrano comprati alla Obi. La barca di Namaziano sembra presa da un acquapark e la scena dei gladiatori è banale, per non dir di peggio, con la storia del "pollice verso" ripresa senza il minimo spirito critico. L'incontro con il miliziano toscano che parla in dialetto pisano moderno, poi, non può non far venire da ridere.
Ma, a parte questi dettagli, il film riesce a essere credibile, forse più per merito di Namaziano che di Bondi. In qualche modo, vediamo veramente il mondo degli ultimi sprazzi di esistenza dell'impero romano, con le sue rovine, le sue campagne desolate e le spiagge deserte. Ci sono i guerrieri Goti, alti e biondi, che bevono vino nelle poche locande rimaste e gli eremiti cristiani, sulla loro isola di Capraia, fanatici così come Namaziano ce li ha descritti. Ci sono anche elementi del medioevo che avanza: gli amici di Namaziano gli raccontano come hanno organizzato i loro contadini in milizie ormai indipendenti dal potere centrale. Sono i "domini", i signori locali che nei secoli si trasformeranno nei feudatari medievali.
In contrasto, c'è l'Impero che ancora non si rassegna alla propria scomparsa; con il prefetto di Roma che ancora lancia condanne a morte e con l'imperatore Onorio, che sta a Ravenna, che manda i suoi cavalieri corazzati a far vendetta contro Namaziano. Quest'ultimo è un po' forzato nel ruolo che il regista gli impone; quello di rivoluzionario/restauratore, partito con l'idea di fomentare una rivolta delle legioni della Gallia e di restaurare l'Impero di una volta. Eppure, è una parte che non stona rispetto a quello che possiamo capire da quello che Namaziano ci ha lasciato scritto.
Atmosferico, lento, didascalico, avventuroso, strano, sognante, curioso. Da vedere.