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Rinnovabili intermittenti? Come gestire la domanda di energia

10 ottobre 2009 0 commenti
Di Ugo Bardi

Si continua a parlare in Italia della questione dell’intermittenza delle rinnovabili come se fosse un problema talmente grave da renderle completamente inutili. Per lo stesso motivo, si continua a proclamare la necessità di tecnologie di stoccaggio che al momento non esistono a costi tali da rendere possibile il loro utilizzo per mantenere la struttura energetica esistenti. Ma la necessità di uno stoccaggio, pur esistente, non è così cruciale come potrebbe sembrare a prima vista. In un mondo futuro, dovremo regolare non solo l’offerta di energia (ovvero la produzione) ma anche la domanda che può benissimo adattarsi alle fluttuzioni dell’offerta se questo è programmato in anticipo. Questa è la “gestione della domanda” applicata al mercato dell’energia che è parte del concetto più vasto di “rete intelligente”. Qui, ripropongo un mio post apparso a Gennaio del 2009 sul blog “Risorse Economia e Ambiente”

Mio figlio è venuto al mondo negli Stati Uniti nell’ormai remoto 1982, quando laggiù stava cominciando a passare la moda di allattare i bambini “by the scale and by the bottle” ovvero con “bilancia e biberon”. In Italia, mi risulta che allattare al seno non era mai veramente scomparso ma, in America, paese tecnologico per eccellenza, per un certo periodo il latte artificiale e la bilancia erano state cose quasi obbligatorie fin dai primissimi giorni di vita. Sembra che non si tenesse conto del fatto che i nostri antenati sono stati allattati al seno per milioni di anni e, bene o male, sono sopravvissuti, altrimenti noi non saremmo qui.

Comunque fosse, a quell’epoca erano rimaste alcune regole un po’ rigide che accompagnavano l’allattamento. Secondo quanto ci dissero le ostetriche, dovevano passare almeno tre ore fra una poppata e l’altra. L’allattamento “on demand“, ovvero quando il bambino aveva fame, era considerato una cosa addirittura pericolosa. Mi ricordo che mia moglie fece dei tentativi di adeguarsi a questo orario vagamente prussiano ma, apparentemente, il pargolo si ricordava benissimo che i suoi remoti antenati non avevano orologi. Quindi protestava rumorosamente quando aveva fame e questo avveniva di solito ben prima delle tre ore canoniche. Alla fine, è stato allattato più che altro “on demand” e non sembra averne sofferto dato che alla fine ne è venuto fuori una creatura di dimensioni normali.

Il latte materno è un bell’esempio di quei beni sempre disponibili, come si dice a volte, “on demand”. Peccato che, nella vita adulta, ben poche cose ci arrivano on demand, ovvero immediatamente e ogni volta che ne abbiamo bisogno. Per alcune di queste, abbiamo un attaccamento che si potrebbe definire come infantile; per esempio per l’automobile che teniamo disponibile on demand, sotto casa. E’ parte della nostra abitudine al petrolio abbondante e a buon mercato, cosa dalla quale non siamo stati ancora svezzati (ma prima o poi, ci tocca….)

A parte il latte materno, gestire qualunque bene o servizio in modo tale che sia disponibile in qualsiasi momento implica costi ben lontani dall’ottimizzazione. Se uno è veramente molto ricco, si può permettere anche l’aereo privato che lo aspetta all’aeroporto, pronto a partire. Per le persone normali, però, non è pensabile arrivare all’aeroporto senza prenotazione e partire per New York dopo mezz’ora – a meno che uno non sia disposto a pagare un accidente e abbia anche fortuna. Il servizio aereo è ottimizzato in modo tale che gli aerei siano sempre pieni; si potrebbe pensare anche di ottimizzarlo in modo tale che ci sia sempre posto per chiunque arrivi, ma gli aerei non sono autobus e farli viaggiare parzialmente vuoti aumenterebbe ancora di più i costi di un servizio già molto caro.

Come fanno le compagnie aree a far partire gli aerei sempre pieni? Ci riescono mediante una tecnica che si chiama “gestione della domanda”, definita anche “flessibilizzazione della domanda”. Questo si fa principalmente per mezzo di prezzi variabili. Se uno prenota molto in anticipo, paga prezzi convenienti. Via via che l’aereo si riempie, i prezzi aumentano e così i profitti della compagnia aerea. Se l’aereo non è completamente pieno poco prima della partenza, ci sono offerte speciali, viaggi “just in time” e altre cose.

La gestione della domanda è una tecnica economica tipica di servizi e prodotti piuttosto costosi. Per l’automobile, non ce n’era bisogno fino ad oggi e ci siamo potuti permettere di averne una a testa, o quasi, durante il periodo dorato del petrolio abbondante. Ma, via via che le risorse si riducono, è probabile che diventi impensabile tenere un’automobile inutilizzata per la maggior parte del tempo; come è il caso di solito per le auto private. E’ possibile che in un futuro non molto remoto, avere un auto privata sia cosa riservata ai ricchi, più o meno come oggi lo è l’aereo o l’elicottero privato.

C’è un altro tipo di merce (o servizio, se preferite) che è oggi gestito come disponibile “on demand”; l’energia. Per esempio, si suppone che ogni volta che avete bisogno di benzina basta che vi fermiate al primo distributore e ne potete comprare quanta ne volete. Questa è una cosa che ci sembra naturale, ma non è sempre così ovunque. In periodi di crisi, la benzina viene razionata, oppure dovete fare lunghe code ai distributori, oppure proprio non c’è e la dovete comprare al mercato nero. I beni possono esistere “on demand” solo quando sono abbondanti.

Un altro esempio molto importante di bene disponibile on demand è l’energia elettrica, dove si suppone che ci sia energia in ogni momento, semplicemente attaccando la spina. La gestione della domanda di energia elettrica a livello di utenze domestiche è oggi piuttosto primitiva: consiste quasi unicamente nel fatto che la notte l’energia costa meno che di giorno e nei limiti di assorbimento di ogni utenza. Tutti siamo abituati ad avere energia quanto ci serve, senza limiti o quasi, e senza pensarci troppo. E’ energia “on demand” resa possibile dai combustibili fossili a buon mercato che hanno giocato per tanti anni il ruolo del latte materno per la società industriale.

Siamo talmente abituati al fatto che l’energia elettrica sia disponibile on demand che ci sembra improponibile che la si possa ottenere dalle fonti rinnovabili. La critica che si sente spesso in proposito è “ma le rinnovabili sono intermittenti” come se questo mettesse la parola fine a ogni discussione (c’è chi ha scritto un intero libro su questo ovvio concetto; poteva risparmaiarsi la fatica). Ora, è chiaro che un impianto fotovoltaico, per esempio, non genera energia di notte e che un impianto eolico non ne genera quando non c’è vento. Ma la critica è concepita nell’ottica di un mondo che va rapidamente a sparire: quello di un sistema di produzione basato sui combustibili fossili che producono “on demand” a buon mercato.

Oggi, con la liberalizzazione del mercato elettrico, ci stiamo muovendo rapidamente verso un sistema della gestione della domanda di elettricità che va sotto il nome di “flessibilizzazione della domanda”. Già lo si fa per le industrie che possono scegliere se acquistare energia a buon mercato, ma con il rischio di black out, oppure energia garantita, ma a prezzo più alto. Per i privati, questa scelta non esiste ancora, ma è possibile che ci si arrivi nel prossimo futuro. Tutto questo fa parte del concetto di “rete intelligente”, dove sia la produzione come il consumo si adattano alle condizioni ambientali e di mercato. E’ un modo per ottimizzare entrambe le cose in un sistema che può accomodare benissimo fonti intermittenti viste non come un’eresia ma come un ciclo di produzione che la domanda “flessibilizzata” può seguire.

Nel caso delle fonti rinnovabili intermittenti, la flessibilizzazione della domanda è una strategia alternativa a quella dell’immagazzinamento dell’energia. Non che l’energia elettrica non si possa immagazzinare; si può fare con bacini idroelettrici, batterie, aria compressa o altri metodi. Ma è sempre un costo aggiuntivo, per cui una rete veramente intelligente cercherà di ridurlo al minimo.

Così, potremmo trovarci ad avere energia a buon mercato verso mezzogiorno (quando gli impianti solari producono al massimo) e programmare – per esempio – di far partire la lavatrice in quel momento, oppure ricaricare le batterie dei veicoli. Oppure, potrebbe arrivarci la notifica di una perturbazione in arrivo: stasera verso le 9 ci si aspetta di avere il massimo produttivo degli impianti eolici; è un buon momento per accendere la pompa di calore a costi bassi. In un mondo futuro basato sulle rinnovabili, non è che in una notte senza vento uno dovrà restare al buio. Però bisognerà consumare l’energia immagazzinata, per esempio nei bacini idroelettrici, oppure generata dalla biomassa. In entrambi i casi, costerà più cara.

Tutto questo, per il momento, ci può sembrare remoto ma ci stiamo muovendo in questa direzione. Per approfondire, leggetevi l’ottimo articolo Flessibilizzazione della domanda di energia elettrica di Berizzi, Bovo e Chemelli.