Il futuro comincia a fare paura
Mentre scrivo, quasi a metà Ottobre, l'ondata di calore dell'Estate del 2009 non è ancora passata. A Firenze è ancora caldo umido, quasi tropicale. Ci sono ancora le zanzare, cosa che non mi ricordo di aver mai visto in Ottobre a Firenze. Questa coda di caldo che si propaga in Settembre e in Ottobre ricorda l'estate del 2003, quella dell'ondata di calore che aveva causato 40.000 morti in Europa. In effetti, Secondo la NOAA, questo Agosto ha visto le più alte temperature della superficie oceanica mai misurate. Nella media, è stata la terza estate più calda della storia, con la calotta artica che continua a sciogliersi, a dispetto delle varie leggende che girano. Luca Lombroso, ci dice che in Italia le cose non sono andate diversamente con un'estate che è stata fra le più calde che si ricordino da noi.
A questo punto, non è più questione di un Agosto particolarmente caldo: ormai le estati caldissime si susseguono una dopo l'altra. Se l'ondata di calore del 2003 si poteva vedere come un'anomalia, questa del 2009 comincia a essere parte di una regolarità. E questo comincia a fare paura.
Nel 2003, il futuro ci poteva sembrare molto diverso da come lo vediamo oggi. Si, a quel tempo parlavamo già di picco del petrolio, ma lo vedevamo come un evento che si sarebbe potuto verificare ad almeno cinque anni di distanza nel futuro. Cinque anni sono lunghi e la data del picco ci appariva remota. Allo stesso modo, gli scenari dell'IPCC erano fatti in modo da non spaventare nessuno. Nel rapporto del 2001, il più recente disponibile a quell'epoca, si parlava con estrema prudenza di cose che sarebbero potute avvenire a partire dal 2050 e verso la fine del secolo.
A pochi anni di distanza, il futuro ci è letteralmente saltato al collo. Non siamo ancora sicuri che il picco del petrolio sia stato nel 2008, ma sembra molto probabile e, in ogni caso, la stasi produttiva che dura ormai dal 2003 ha avuto gli stessi effetti sull'economia. Ci aspettavamo che il picco sarebbe stato accompagnato da guerre e crisi economiche gravi. Queste si sono puntualmente verificate. Abbiamo avuto ragione su quasi tutto e, anche questo, comincia a fare paura.
Anche gli scenari dei "Limiti dello Sviluppo", tanto vituperati e screditati negli anni, stanno cominciando a rivelarsi accurati. Prevedevano l'inizio del declino della società industriale verso i primi decenni del ventunesimo secolo. Quello che stiamo vedendo sui mercati sembra essere una prima manifestazione di questa previsione. Può darsi che siamo arrivati sulla cima di un ottovolante economico e che ora vediamo davanti a noi una discesa ripida e ininterrotta. Anche questo, non fa stare tranquilli.
Se siamo stati efficaci nel prevedere il picco del petrolio, vuol dire che le nostre capacità predittive sono buone. Nessuno ha la palla di cristallo sulla scrivania ma, nel complesso, diventa sempre più difficile buttarsi alle spalle i problemi screditando sistematicamente chi fa predizioni. Il futuro è già qui e non lo possiamo ignorare.
Nel 2003, ci poteva ancora sembrare che il picco del petrolio, in qualche modo, ci avrebbe salvato dal riscaldamento globale. In realtà, tuttavia, questa era una di quelle idee che hanno senso qualitativamente, ma non ne anno una volta messe a confronto con la realtà quantitativa. Non basta il picco del petrolio per liberarci dal CO2; ne emetteremo di meno, ma quella che abbiamo emesso rimane a lungo nell'atmosfera ed è già troppo. In più, ci sono degli effetti del picco che aumenteranno il problema climatico. In parte, l'attività industriale ci proteggeva un po' per via del pulviscolo atmosferico e delle scie di condensa (*) degli aerei (NON scie chimiche, per carità!). Ma con la contrazione economica dovuta al picco, si emette meno pulviscolo e gli aerei rimangono a terra. Di conseguenza, perdiamo anche questa piccola barriera difensiva.
E il futuro del cambiamento climatico è molto più ingombrante e pericoloso di ogni altro futuro previsto. Il picco del petrolio, in fondo, è soltanto un episodio nella storia umana. Avremo meno petrolio, certo, ma sopravviveremo anche senza. Troveremo qualche altra cosa, non ci mancano le tecnologie sostitutive. Ma sulla questione del riscaldamento globale, adattarsi sarà molto più difficile. L'evidenza si sta accumulando che non siamo di fronte a quel graduale cambiamento che i primi scenari dell'IPCC prevedevano. No, ci stiamo accorgendo sempre di più che siamo di fronte a un cambiamento accellerato. Un cambiamento dovuto all'accavallarsi di fenomeni che si auto-rinforzano: lo scioglimento dei ghiacci polari, il rilascio degli idrati di metano, gli incendi e la desertificazione, per citarne solo alcune. Una serie di problemi immensi che possono fare danni spaventosi.
Se le cause di riscaldamento si rinforzano fra di loro, allora la crescita della temperatura è rapida - addirittura esponenziale. E le crescite esponenziali ti prendono di sprovvista. Qui siamo a ragionare sul mezzo grado-un grado di aumento che abbiamo visto fino ad oggi. Ma se la cosa prende a salire esponenzialmente, di quanti gradi potrà salire nei prossimi anni? Nessuno lo sa con precisione, ma la cosa fa paura.
Per ora, godiamoci l'inverno che finalmente sembra stia per arrivare. Vedremo poi come andrà l'Estate del 2010. Ma, se abbiamo azzeccato le previsioni, come le abbiamo azzeccate finora, non c'è proprio da stare tranquilli.
(*) Piccola nota esplicativa sulle scie di condensa: queste hanno un doppio effetto; di giorno riflettono un po' la luce solare, di notte trattengono un po' il calore emesso dalla terra. Nel complesso il loro effetto medio sulla temperatura è approssimativamente neutro, ma se le scie diminuiranno vedremo temperature estreme più frequenti.